IL BUTTIGLIONE PENSIERO: CICLI E PARITA' SCOLASTICA

Alcune questioni fondamentali per la scuola nel pensiero di colui che sembrava dover diventare il ministro della P.I. del governo di centrodestra. Maggio 2001

 

Vai a Buttiglione, riforma dei cicli e altro

Vai a Buttiglione e parità scolastica


Fino a pochi giorni fa sembrava che Rocco Buttiglione dovesse diventare il nuovo ministro della Pubblica Istruzione. E' per questo motivo che abbiamo dedicato un po' di spazio al suo pensiero su alcune questioni chiave che interessano la scuola, quali la riforma dei cicli, i contenuti dell'insegnamento (della storia in primo luogo) e la parità scolastica, intesa come finanziamento pubblico alle scuole private.

Abbiamo quindi riportato una sua intervista alla Stampa di Torino, pochi giorni dopo le elezioni del 13 maggio, in cui dichiara la volontà di bloccare la riforma dei cicli, di sdoganare definitivamente il fascismo rivalutandone la funzione storica di crociata anticomunista e di depurare la storia dalle "incrostazioni marxiste".

Sulla questione della parità scolastica, riproponiamo la relazione introduttiva alla presentazione di un progetto di legge di due anni fa, da parte di un gruppo di deputati del CDU, tra cui Rocco Buttiglione. Poiché in essa si fanno diversi riferimenti al dibattito in sede di Assemblea Costituente per sostenere le tesi della sussidiarietà e del finanziamento pubblico alla scuola privata, riproduciamo come risposta un articolo contemporaneo di quel dibattito dal titolo Scuola pubblica e scuola privata con cui Giulio Preti, sulle pagine del Politecnico nel lontano 1946, criticava i sostenitori della scuola privata. La prospettiva da cui parte è completamente ribaltata: la sussidiarietà deve essere casomai la prerogativa concessa ai privati di intervenire dove il settore pubblico è carente o mancante. Certamente ai nostri nuovi governanti, sia di centrodestra che di centrosinistra, non può che apparire un vecchio e superato concetto statalista! A costoro noi chiediamo: "A chi giova"? A chi giova, in termini anzitutto monetari, affidare l'educazione ai privati?

Suggeriamo sicuramente la lettura integrale dell'articolo di Preti, ma vogliamo presentarne in questa sede un assaggio, in risposta alle argomentazione di Buttiglione:

oggi la scuola privata italiana non ha alcuna funzione sua propria: essa non rappresenta, come vogliono i suoi sostenitori, un'integrazione della scuola statale, non è un'iniziativa privata che sorga a colmare le lacune e le deficienze - immancabili in un'istituzione burocratizzata - dell'ordinamento governativo dell'istruzione: non tenta nuovi metodi di insegnamento, non tenta nuovi orientamenti dell'organizzazione degli studi, non è neppure un tentativo di far sorgere scuole specializzate in settori in cui occorrono dei tecnici specializzati. (...) In sostanza, le scuole dei religiosi sono organizzazioni di propaganda clericale (e questo nel migliore dei casi) oppure ottimi investimenti di capitali degli istituti ecclesiastici: ottimi anche per i privilegi fiscali di cui godono, e per i generosi aiuti di pii patroni e patronesse, i cui figli, naturalmente, frequentano le loro scuole... In realtà, le scuole private sono organizzazioni industriali - la più orribile delle industrie. (...) In generale le scuole private sono forme scandalose di organizzazione commerciale a scopo di lucro. Disciplina, efficienza didattica, moralità, tutto vi lascia a desiderare: e chi scrive lo sa per esperienza diretta. Inoltre esse sono quasi sempre, e lo sono state in particolare in questi ultimi anni, impiantate sulla base di una scandalosa compra-vendita di titoli di studi; al tempo dell'esame di Stato erano il centro che faceva da mediatore interessato di colpevoli e poco puliti accordi fra famiglie ed esaminatori. Scuole corrotte e fonte di corruzione, perciò diseducatrici dei giovani che ci vivono in mezzo e che imparano anche troppo presto come con la corruzione si possa evitare il lavoro e l'impiego. La legge prevedeva un controllo burocratico da parte dei provveditori e di commissari: ma non ha mai funzionato, e si capisce fin troppo bene il perché. Conclusione: bisognerebbe abolire tutte le scuole private. Questo sarebbe un provvedimento necessario per ridare serietà ed efficienza alla scuola tutta quanta, compresa la scuola statale, che risente anch'essa della concorrenza sleale e della pressione corruttrice di quelle ed è costretta ad abbassare il suo tono e a rilassare la sua disciplina.

Infine, una frequentatrice del newsgroup "it.istruzione.scuola" diffonde questa vecchia nota presente alla pagina del 20 maggio 1998 del sito Cronologia, ai tempi del governo Prodi e della Bicamerale: "Ricompaiono i vecchi steccati dell'ideologia. La "parità scolastica" è sempre stata uno dei passaggi più insidiosi della politica italiana: per causa sua molti governi sono caduti dall'Unità d'Italia fino ad oggi. - Il finanziamento dello Stato alla scuola privata è già però inserito nella nuova riforma bicameralista, ma nessuno si è ancora accorto del "trucco". Infatti, nel nuovo articolo 55 della "nuova" Costituzione si legge (si faccia attenzione!): "La Repubblica Italiana è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni, dallo Stato". Quindi lo Stato è un ente come gli altri tre. E prima all'articolo 33 c'è la norma sul divieto: "I privati possono istituire scuole ma senza oneri per lo Stato". In pratica se i soldi provengono dalle Regioni e non dallo Stato il finanziamento pubblico diventa lecito. Tutti i polemisti o sono ipocriti oppure non hanno letto e visto le quattro virgole all'art. 55 e il precedente art. 33. Sarebbe interessante sapere chi ha redatto questo testo con il "trucco". Se Berlusconi affossa questa Bicamerale, sulla scuola fa un clamoroso autogol".


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