8 anni di scuola obbligatoria e gratuita può essere il primo passo per una riforma della scuola. Lo dice Marchesi,

intervista a Concetto Marchesi di Vito Pandolfi, Il Politecnico, n. 2, 6 ottobre 1945.

 

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Come potremo far sì che i figli dei nostri operai possano compiere anch'essi gli studi? E i migliori figli dei contadini quando potranno sfuggire al destino dei seminari?

Penso che a poco a poco, si possa e si debba giungere a ottenere, con una serie di provvidenze, che tutti i veramente meritevoli abbiano accesso agli studi.

Tu hai già chiara dinnanzi la strada che si dovrebbe percorrere?

No: ma certo ho le mie opinioni in proposito.
Il primo provvedimento da prendere sarebbe, a mio parere, quello del prolungamento dell'istruzione obbligatoria e gratuita. Penso che oltre ai cinque anni di istruzione elementare sarebbero necessari altri tre anni complementari: almeno otto anni di studio.
Inoltre - continua Marchesi - qualsiasi istruzione, media o universitaria, deve essere gratuita. Lo studente deve venir mantenuto a spese dello Stato. Ma un numero limitato di studenti, per ogni specialità, e molte specialità. Bisogna chiudere buona parte delle scuole, sia medie sia universitarie, e sostituirle con altre di nuovo tipo e di diversi, molteplici generi. Penso che per il rinnovamento della società italiana sia basilare ottenere una severa selezione e un'ampia specializzazione. Dopo otto anni di istruzione obbligatoria è evidente che sarà possibile, nella maggior parte dei casi, dare un giudizio definitivo sulle doti degli allievi e sul loro possibile orientamento futuro. Dovranno compiere studi superiori solo coloro che hanno per lo studio una inclinazione naturale: e saranno certamente sufficienti per ora ai bisogni della società".

Non vedi inoltre la necessità di una riforma radicale dell'insegnamento nelle scuole di ogni genere e grado?

La nostra scuola, sia media sia universitaria ed elementare, è stata finora tradizionalmente impostata secondo i dettami di una cultura accademica ed archeologica. Sono stati ignorati più o meno volutamente il valore educativo delle scienze sperimentali ed applicate, la loro portata sociale.
È stato deviato e travisato il senso dell'educazione stessa perché le si è tolto il necessario substrato scientifico. Nello stesso tempo il fascismo era venuto congelando scienza e cultura, isolandole dalla vita degli uomini. Scienza e cultura erano divenute fine a se stesse e non strumenti per l'elevazione dell'umanità. Così i maestri non ebbero più nulla da dire ai discepoli e la scuola non fu mai un profondo addestramento tecnico e spirituale al lavoro produttivo.
Come vedi, anche nella scuola tutto è da fare: bisogna rimboccarsi le maniche e matter pietra su pietra.

V. P.

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