"Alla lotta per la riforma industriale e la riforma agraria un'altra bisogna unirne: quella per la scuola, che è parte essenziale della lotta per la cultura.
In questo intento invitiamo a incontrarsi qui, per proporre e discutere, per cercare insieme, tutti coloro a cui il problema sta a cuore, per progredire, s'intende, e non per retrocedere. Concetto Marchesi intervistato da Vito Pandolfi ed Elio Vittorini si fanno avanti per primi".Con queste parole si apriva il n. 2 del Politecnico del 6 ottobre 1945, che riportava quella che può considerarsi una polemica classica all'interno della sinistra (o del vecchio PCI) sul significato e il ruolo dell'educazione in un moderno paese industriale. Se dobbiamo prendere posizione in questa polemica, prendiamo senz'altro le parti di Vittorini, che assegna alla scuola una funzione liberazione e di promozione civile e sociale senza dubbio più progressiva della scuola meritocratica di Marchesi. Ci sembra di poter dire che l'impronta culturale di Marchesi non è dissimile da quella che ha animato le politiche riformiste del centrosinistra. Sicuramente le riforme si sono occupate o hanno cercato di occuparsi di coloro cha dalla vita culturale sono esclusi, con l'obiettivo di fornire loro comunque una formazione. Formazione fondata però dichiaratamente non tanto sul sapere quanto sul fare, che in definitiva sancisce una divisione di merito e classista, funzionale agli equilibri sociali esistenti.
8 anni di scuola obbligatoria e gratuita può essere il primo passo per una riforma della scuola. Lo dice Marchesi, intervista a Concetto Marchesi di Vito Pandolfi, Il Politecnico, n. 2, 6 ottobre 1945.
Ma il problema fondamentale della scuola è di fornire i mezzi di conoscenza a tutti gli uomini, di Elio Vittorini, Il Politecnico, n. 2, 6 ottobre 1945, parzialmente riprodotto in "Diario in pubblico. Autobiografia di un militante della cultura", col titolo Scuola e uguaglianza culturale (1957).
Discorso al 5° Congresso del PCI, di Concetto Marchesi, 6 gennaio 1946.