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_perchè
Vogliamo combattere l’ideologia economica neoliberlsta e le politiche che in accordo con questa tutelano gli interessi privati e provocano conflitto e lotta per la sopravvivenza. Prassi attuate da istituzioni economiche o politiche, senza il consenso delle donne e degli uomini che ne sperimenteranno le conseguenze sulla propria pelle.
Vogliamo promuovere e sostenere le iniziative che cercano di aumentare la consapevolezza della necessità di riprendere la parola ed agire per impedire questo procedere dello "sviluppo", e per denunciarne le conseguenze che i suoi responsabili vogliono dimenticare o ignorare.
Nel corso degli anni abbiamo mantenuto e manteniamo un rapporto diretto con il Chiapas, organizzando e collaborando ai progetti di autotutela sociali, promossi in accordo con I'EZLN dal movimento zapatista, da noi e da altre organizzazioni di tutto il mondo.
Vogliamo anche difendere un circuito di comunicazione delle esperienze e di solidarietà dal basso
al basso. Per questa ragione diffondiamo le informazioni sul Chiapas, cercando di allargare la conoscenza della situazione del sud-est messicano
Il circuito funziona nei due sensi e, appresa la lezione, vogliamo sviluppare l’analisi delle conseguenze della programmazione economica internazionale, per opporci alla messa in
discussione del nostro diritto alla sopravvivenza, alla libertà ed alla dignità.
L’invito rivolto dagli zapatisti agli europei a "fare la rivoluzione" nelle centrali europee del sistema internazionale dei mercati e dei capitali ci spinge a riflettere sulle grandi trasformazioni del sistema della produzione dei paesi ad alta concentrazione di capitale; invita all’attenzione sulle nuove categorie produttive, sulle nuove forme di sfruttamento e deperimento di garanzie e diritti di una "vita degna" che queste categorie portano con sé. Questo ci ha portato a partecipare al movimento delle "Tute Bianche".
Essere zapatisti in Europa significa anche lottare al fianco delle molte vittime del mostro neoliberista, che ha uno dei suoi cuori proprio nei nostri territori: vittime come i migranti senza documenti, le vittime civili del confitto nei Balcani, i kurdi, i contadini oppressi dalle multinazionali, i movimenti di liberazione del mondo.
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