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Chi siamo? Perché un'Internazionale
Nella storia della lotta di classe, troppe volte abbiamo visto popoli del terzo mondo ribellarsi al dominio imperialista e restare isolati di fronte all'intervento degli Usa o di qualche altra potenza occidentale; oppure abbiamo constatato come giovani rivoluzioni vittoriose venissero piegate o indebolite dal blocco economico determinato da un aiuto troppo scarso da parte del movimento operaio; oppure, ancora, nei grandi paesi capitalistici abbiamo dovuto assistere alla sconfitta di scioperi piegati perché la borghesia ha potuto trovare altrove ciò che i lavoratori rifiutavano nel paese, senza che il movimento sindacale trovasse la volontà e la forza di unificare l'azione su scala internazionale.
In un mondo caratterizzato da una crescente interdipendenza delle economie, degli equilibri ecologici, dei rapporti militari, l'internazionalismo è una risposta al peso della realtà mondiale. La borghesia, nell'epoca della mondializzazione, è ancora più di prima cosciente di questi problemi e ha moltiplicato le consultazioni e le istituzioni che le permettono di agire per stroncare movimenti e lotte rivoluzionarie.
Il movimento operaio nel suo insieme, e quello comunista in particolare, sono nati come forze internazionali: la Lega dei Comunisti per cui Marx scrisse il Manifesto era una organizzazione internazionale, e grande è stato lo sforzo del movimento dei lavoratori nel secolo scorso e nel Novecento per darsi strumenti di lotta capaci di affrontare l'avversario sul terreno complessivo su cui si articola la società capitalistica.
Oggi appare drammatica la distanza che esiste tra le capacità operative delle forze capitalistiche e il loro grado di coscienza dei problemi e i ritardi accumulati dalle forze di classe, sia sul piano obiettivo che su quello soggettivo, nel coordinare le lotte sociali in difesa delle condizioni di vita delle masse.
Queste considerazioni di fondo, ci fanno ritenere l'internazionalismo una necessità fondamentale e un tratto distintivo e peculiare della nostra corrente politica. Le disastrose esperienze della Terza Internazionale nella sua versione staliniana, le imposizioni che giungevano da Mosca (ma, poi, anche da Pechino) ai diversi partiti "fratelli" e che non corrispondevano alle necessità della lotta di classe, ma erano spesso direttamente funzionali a meri interessi politici e diplomatici degli apparati burocratici di Mosca (o di Pechino), gli interventi militari nei paesi dell'Est in nome dell "internazionalismo", tutte queste vicende hanno stravolto la concezione stessa di internazionalismo e reso diffidenti intere generazioni di militanti rispetto all'idea della costruzione di una nuova internazionale di massa. Per non parlare, poi, delle socialdemocrazie che hanno accettato il quadro degli stati nazionali e appoggiato guerre coloniali e mondiali intraprese dalla propria classe dominante.
Per lungo tempo, poi, è prevalsa una concezione "campista" cioè una concezione di rapporto diplomatico con i partiti fratelli più o meno grandi e di identificazione assai poco critica con l'una o l'altra società burocratica.
La battaglia per l'internazionalismo non è quindi facile: si scontra con queste esperienze negative e con il fatto che sincronizzazione e convergenza delle lotte non costituiscono un processo naturale: le situazioni differiscono molto da un paese all'altro, ogni movimento politico, sociale e rivoluzionario ha la propria storia e il proprio percorso di lotte. Ma proprio perché oggi il movimento operaio è ben lontano dall'avere gli strumenti delle multinazionali e degli organismi capitalistici mondiali, occorre moltiplicare gli sforzi per cercare di ridurre una distanza che rischia di essere fatale per la lotta degli sfruttati.
L'internazionalismo è in primo luogo la capacità di mobilitarsi, di sostenere, di solidarizzare con le lotte, con le mobilitazioni democratiche, antimperialiste, rivendicative che si svolgono nel mondo.
Si stanno moltiplicando anche gli incontri internazionali e regionali su temi specifici: ambientalisti, pacifisti, incontri di donne, convegni e iniziative contro il debito del terzo mondo, iniziative contro le istituzioni economiche del capitalismo. Tutto ciò è segno che è in corso un processo di presa di coscienza del livello dello scontro. Le iniziative in Europa delle marce per il lavoro, gli incontri semestrali animate dai gruppi e partiti della sinistra europea ( la Conferenza europea per l'alternativa) e più in generale quelle per rivendicare un'Europa sociale indicano una via che è appunto quella da seguire.
Noi pensiamo dunque l'internazionalismo come un progetto cosciente e concreto per moltiplicare le iniziative comuni e l'unità delle esperienze della lotta di classe su scala internazionale, che si sforzi di collegare movimenti sociali, settori di lavoratori (a partire da quelli di una stessa multinazionale), di individuare rivendicazioni convergenti su cui mobilitarsi, di creare le condizioni di una nuova unità di classe al di sopra delle frontiere.
L'agire globale del capitalismo, la generalizzazione di politiche neoliberiste in tutti i paesi del mondo con lo stesso segno economico e sociale determinano reazioni e resistenze di massa che presentano caratteristiche comuni. Più di ieri è possibile far capire che la lotta dei lavoratori di un altro paese muove dalle stesse premesse di quanto avviene nel nostro.
La Quarta Internazionale
Occorre allora inserire una dimensione più alta dell'internazionalismo, che vada oltre la pur indispensabile solidarietà, e permetta di progettare insieme le resistenze sociali, di costruire organizzazioni politiche e sindacali, di formare quadri e militanti che sappiamo sempre meglio rapportarsi a questa dimensione dello scontro di classe, superando la semplice visione del proprio paese che inevitabilmente porta a concezioni e strategie limitate e anguste se non a distorsioni nazionaliste.
Lo sforzo della Quarta Internazionale è sempre stato quello di mettere in collegamento esperienze concrete di lotta di classe, di assumerle da un punto di vista internazionalista, di individuare i terreni del collegamento, di costruire una rete di quadri capaci di combinare la presenza attiva nei movimenti del proprio paese con l'azione internazionale. Quadri, cioè, capaci di sentirsi parte di una battaglia più complessiva, di avviare una sintesi delle diverse espressioni della lotta di classe. La Quarta Internazionale, dunque, si propone come luogo di incontro di esperienze, di analisi di momenti di lotta, come occasione per non dimenticare le lezioni fondamentali della storia del movimento operaio. Si tratta dunque di tentativi, se pure ancora parziali, di costruire un superiore livello di collegamento delle mobilitazioni sociali.
Per noi, questo significa anche preparare il futuro, gettare una prima pietra per la costruzione di una Internazionale di organizzazioni, di partiti rivoluzionari con un reale radicamento di massa. Vogliamo dare il nostro contributo perché il movimento operaio internazionale possa dotarsi, in un futuro non troppo lontano, di questo strumento.
I compagni che provengono dall'esperienza della sezione italiana della Quarta Internazionale,e che oggi sono militanti in Rifondazione Comunista, hanno sempre evitato di autodefinirsi trotskisti, tranne che per reazione agli attacchi calunniosi. Prima di tutto abbiamo sempre detto che se siamo trotskisti, siamo anche egualmente leninisti, luxemburghiani, guevariani, gramsciani, ecc. Abbiamo sempre cercato di integrare nel nostro patrimonio teorico tutti i grandi apporti del pensiero marxista e rivoluzionario, del marxismo critico e creativo. Tuttavia va detto che se si vuole costruire un progetto di alternativa, deve essere integrato il loro apporto teorico e politico e quello della nostra corrente storica. Chi pensa di espungere l'uno e l'altro, rimane privo di una parte importantissima della riflessione marxista e in definitiva fa una concessione gratuita ai pregiudizi seminati per decenni dalla burocrazia stalinista.
Il cosiddetto "trotskismo" non è altro che una corrente del movimento operaio sorta inizialmente in Urss per combatterne l'involuzione burocratica e difendere le acquisizioni della rivoluzione russa, una corrente rivoluzionaria anticapitalista, fortemente internazionalista, che ha posto al centro della sua politica e delle sue preoccupazioni la mobilitazione delle masse popolari, la loro partecipazione e autorganizzazione, e che difende un'idea democratica del socialismo basata su forme consigliari di democrazia, di autogestione, di controllo sugli eletti, contro qualsiasi forma di verticismo, burocratismo e centralismo autoritario. In altre parole, siamo per la Democrazia socialista come presupposto e condizione per un processo di transizione verso una società realmente comunista.
Le idee forza di una corrente storica...
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