Edizioni Anarchismo

 

 

ALFREDO BONANNO
LA DISTRUZIONE NECESSARIA
pag. 332, euro 15

collana Pensiero e Azione

LEGGI LA PRESENTAZIONE

 

 

 

Di nuovo disponibile il volume delle opere complete di Bakunin con il suo scritto più celebre.

MICHAIL BAKUNIN
Vol. IV – Stato e Anarchia. Programma sezione slava di Zurigo. Dove andare, cosa fare? Appendici.
(pp. 276) € 15

Noi, rivoluzionari-anarchici, fautori dell’istruzione generale del popolo, dell’emancipazione e del piú vasto sviluppo della vita sociale e di conseguenza nemici dello Stato e di ogni statalizzazione, affermiamo, in opposizione a tutti i metafisici, ai positivisti e a tutti gli adoratori scienziati o non della scienza deificata, che la vita naturale precede sempre il pensiero, il quale è solo una delle sue funzioni, ma non sarà mai il risultato del pensiero; che essa si sviluppa a partire dalla sua propria insondabile profondità attraverso una successione di fatti diversi e mai con una serie di riflessi astratti e che a questi ultimi, prodotti sempre dalla vita, che a sua volta non ne è mai prodotta, indicano soltanto come pietre miliari la sua direzione e le varie fasi della sua evoluzione propria e indipendente.
In conformità con questa convinzioni noi non solo non abbiamo l’intenzione né la minima velleità d’imporre al nostro popolo, o a qualunque altro popolo, un qualsiasi ideale di organizzazione sociale tratto dai libri o inventato da noi stessi ma, persuasi che le masse popolari portano in se stesse, negli istinti piú o meno sviluppati dalla loro storia; nelle loro necessità quotidiane e nelle loro aspirazioni coscienti o inconsce, tutti gli elementi della loro futura organizzazione naturale, noi cerchiamo questo ideale nel popolo stesso; e siccome ogni potere di Stato, ogni governo deve, per la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori del popolo o sopra di esso, deve necessariamente mirare a subordinarlo a un’organizzazione e a fini che gli sono estranei noi ci dichiariamo nemici di ogni governo, di ogni potere di Stato, nemici di un’organizzazione di Stato in generale e siamo convinti che il popolo potrà essere felice e libero solo quando, organizzandosi dal basso in alto per mezzo di associazioni indipendenti e assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela ufficiale, ma non fuori delle influenze diverse e ugualmente libere di uomini e di partiti, creerà esso stesso la propria vita.

Queste sono le convinzioni dei socialisti rivoluzionari e per questo ci chiamano anarchici. Noi non protestiamo contro questa definizione perché siamo realmente nemici di ogni autorità, perché sappiamo che il potere corrompe sia coloro che ne sono investiti che coloro i quali devono soggiacervi. Sotto la sua nefasta influenza gli uni si trasformano in despoti ambiziosi e avidi, in sfruttatori della società in favore della propria persona o casta, gli altri in schiavi. [...]
È chiaro allora perché i rivoluzionari dottrinari che si sono assunta la missione di distruggere i poteri e gli ordini esistenti per creare sulle loro rovine la propria dittatura, non sono mai stati e non saranno mai i nemici ma, al contrario sono stati e saranno sempre i difensori piú ardenti dello Stato.
Sono nemici dei poteri attuali solo perché vogliono impadronirsene; nemici delle istituzioni politiche attuali solo perché escludono la possibilità della loro dittatura; ma sono tuttavia i piú ardenti amici del potere di Stato che dev’essere mantenuto, senza di che la rivoluzione, dopo aver liberato sul serio le masse popolari, toglierebbe a questa minoranza pseudorivoluzionaria ogni speranza di riuscire a riaggiogarle a un nuovo carro e di gratificarle dei suoi provvedimenti governativi.
Ciò è tanto vero che oggi, quando in tutta l’Europa trionfa la reazione, quando tutti gli Stati ossessionati dallo spirito piú frenetico di conservazione e di oppressione popolare, armati da capo a piedi di una triplice corazza, militare, politica e finanziaria e si apprestano sotto la direzione del principe Bismarck a una lotta implacabile contro la Rivoluzione Sociale; oggi, quando si sarebbe dovuto pensare che tutti i sinceri rivoluzionari s’unissero per respingere l’attacco disperato della reazione internazionale, noi vediamo al contrario che i rivoluzionari dottrinari sotto la guida del signor Marx prendono dappertutto il partito dello statalismo e degli statalisti contro la rivoluzione del popolo.

 

LUIGI GALLEANI
Contro la guerra, contro la pace, per la rivoluzione sociale
(pp. 138), € 3,00

[1914-15] Lucidità e tempestività caratterizzano questi testi. Non solo nell’analisi a caldo della situazione politica, sociale ed economica, ma anche nel cogliere gli errori e sbandamenti nel campo socialista e libertario nel momento stesso in cui si presentavano, come è magistralmente esemplificato dalle argomentazioni con le quali replica alle dichiarazioni belliciste di Kropotkin.

"Per la guerra, intanto, no.
Per nessuna guerra, dovunque e comunque sia accesa od abbia ad accendersi.
Non concima altra fortuna ed altro avvenire che quello dei pirati della finanza e dell'industria, ilsangue sparso dai miserabili, a fiumi..."

Riflessioni assolutamente attuali, programmaticamente condivisibili da tutti coloro che hanno contestato la guerra in Iraq e contestano tuttora ogni forma di imperialisimo combattendo allo stesso tempo la pacificazione sociale del Nuovo Ordine Mondiale.

 

Il Salto - Spunti di analisi e critica sulla tematica animalista A cura di Antonio Roberto Budini Edizioni Anarchismo, pp 202, euro 7.50

"...In fondo bisogna comprendere che la situazione di sfruttamento degli animali non è poi così lontana dalla situazione oppressiva che è stata (ma non è ancora scomparsa) delle donne rispetto agli uomini, dei negri di fronte ai bianchi, degli schiavi, servi e lavoratori di fronte a imperatori, padroni e "datori di lavoro"..."

LEGGI L'INTRODUZIONE

 

 

MAX STIRNER
L'unico e la sua proprietà

nuova edizione con introduzione di M. Passamani, (pp. 272), € 7,00

Lo Stato ed io, siamo nemici. A me, egoista, non sta a cuore il bene di questa "società umana", non le sacrifico nulla, la sfrutto solamente; ma, per poterla sfruttare completamente, la trasformo in mia proprietà e mia creatura, cioè la anniento e metto al suo posto la "società degli egoisti".

Il dominio si nutre di tutte le nostre passioni soffocate, di tutte le cittadelle dell'illusione costruite sul senso di colpa e sulla messa in scena sociale della personalita'. L'ideologia colonizza sempre lo spazio delle idee e dei desideri che non riusciamo a vivere. Ogni appello alla passivita', ogni pratica che integra la morale della coercizione e' un servizio reso al potere. Se la forza reale e' il possesso di se stessi, qualsiasi forza subordinata all'inferiorita' altrui - e tale e' sempre l'autorita' - non e' che il rovescio dell'estraneazione. Su quel rovescio si trovera' sempre il bisogno di competere, mentre il sentimento - preciso, carnale - dell'unicita' non sa che farsene della competizioine, perche' non accetta misure al di fuori di se'. E' l'uguaglianza nell'appiattimento che crea false rivalita'. Non a quel tipo di uguaglianza, quindi, deve tendere la soppressione delle classi sociali, bensi' all'emergere del solo conflitto autentico perche' non piu' mediato: il gioco dell'unicita'. In tal senso, quello stirneriano e' un discorso di classe che sfugge al messianesimo proletario. Gli sfruttati non sono portatori di alcuna missione storica, cosi' come il lavoro a cui sono obbligati non e' la fonte di alcuna virtu'. Semplicemente, essi sono contro la societa' nella misura in cui realizzano il proprio interesse: quello di negarsi in quanto sfruttati, cioe' di creare relazioni libere dal salario e dalla gerarchia.
L'unico e' stato senz'altro un mito, che di storie ne ha raccolte molte piu' di quanti sono stati i suoi lettori, influendo sui costumi piu' che sulle intelligenze. Eppure tanti compagni che l'hanno letto o 'ascoltato' tra i rumori e le mode di un'epoca, non vi hanno trovato una stupida esaltazione della violenza ne' l'apologia dell'inazione e dell'isolamento, e nemmeno le insidie di quella dialettica hegeliana di cui Stirner non si e' mai del tutto liberato. Vi hanno trovato, questi compagni, una vigoria che ha fatto tremare i re e i capi di Stato del mondo intero armando mani ribelli; che ha spinto faccia a faccia col fascismo, con lo stalinismo e con tutte le repubbliche. E questo mito, questa storia, continua a parlarmi.

Il pensiero nudo e crudo di Stirner è un atto barbarico di rara ferocia, eccessivo, il classico elefante che con la sua pachidermica mole si fa spazio nel negozio dei ninnoli filosofici.
(dalla presentazione di "
Teoria dell’individuo. Stirner e il pensiero selvaggio", collana I libri di Anarchismo)

 

Collana 'Contributi'

Alfredo M. Bonanno, La gioia armata
(pp. 48), euro 2.50

Sbrigati compagno, spara subito sul poliziotto, sul magistrato, sul padrone, prima che una nuova polizia te lo impedisca.
Sbrigati a dire no, prima che una nuova repressione ti convinca che il dire di no è insensato e pazzesco e che è giusto che accetti l'ospitalità dei manicomi.
Sbrigati ad attaccare il capitale prima che una nuova ideologia te lo renda sacro.
Sbrigati a rifiutare il lavoro, prima che qualche nuovo sofista ti dica, ancora una volta, che «il lavoro rende liberi».
Sbrigati a giocare. Sbrigati ad armarti.

Libro a suo tempo (1977) sequestrato e destinato alla distruzione con sentenza definitiva della Corte di Cassazione, sentenza che condannava autore a un anno e mezzo di carcere per averlo scritto.