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Riorganizzazione gruppo Migranti //03

METODOLOGIA PER LA REGOLARIZZAZIONE E MODULISTICA

Il Ministero dell’Interno ha definito con le Poste italiane una procedura che faciliterà la presentazione delle istanze e la loro trasmissione alle Prefetture, attraverso la compilazione di appositi moduli, contenenti tutti gli elementi richiesti dalla legge per la denuncia del rapporto irregolare, che consentiranno anche la necessaria informatizzazione dei dati. Saranno stampati due diversi tipi di modulo:
a) per la presentazione delle dichiarazioni di emersione riguardanti il personale addetto al lavoro domestico o all’assistenza di componenti della famiglia affetti da patologie o handicap che ne limitano l’autosufficienza;
b) per la presentazione delle dichiarazioni di legalizzazione, riguardanti altre categorie di extracomunitari che prestano lavoro subordinato, previste nel preannunciato decreto legge.

I plichi contenenti i moduli per la presentazione delle dichiarazioni saranno disponibili, presso tutti gli uffici postali, al momento dell’entrata in vigore della legge e del decreto legge, prevista per i primi giorni di settembre.
Tali plichi sono costituiti da:
- una busta prestampata, su cui specificare la provincia della Prefettura-UTG cui è diretta la dichiarazione,
- un modulo per la dichiarazione,
- un bollettino di conto corrente, necessario per effettuare il pagamento del contributo forfettario,
- una cedola-ricevuta, che dovrà essere conservata a dimostrazione della presentazione della dichiarazione,
- dalle relative istruzioni.
Una volta compilato il modulo e il bollettino, l’interessato si recherà allo sportello postale e, dopo aver pagato il prescritto contributo previdenziale, inserirà nella busta il relativo attestato di pagamento, insieme all’eventuale certificato medico del familiare assistito. Consegnerà, quindi, la busta chiusa all’impiegato postale, che, riscosse le spese per la presentazione dell’istanza, restituirà all’interessato, debitamente timbrata, l’apposita cedola-ricevuta.
Le dichiarazioni che perverranno alle Prefetture-UTG attraverso le Poste italiane, saranno esaminate dalle stesse Prefetture-UTG per la verifica dell’ammissibilità e della ricevibilità; le Questure accerteranno la sussistenza di eventuali motivi ostativi alla concessione del permesso di soggiorno, che verrà rilasciato allo straniero, contestualmente alla stipula del contratto di soggiorno per motivi di lavoro, al termine della procedura. A seguito della comunicazione da parte della Questura della mancanza dei predetti motivi ostativi, la Prefettura-UTG provvederà ad invitare le parti a presentarsi presso un apposito sportello polifunzionale che consentirà al datore di lavoro e al lavoratore di svolgere, in un’unica sede, tutte le pratiche relative alla regolarizzazione: dall’attribuzione del codice fiscale, alla sistemazione della posizione contributiva, alla firma del contratto di lavoro e al rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore straniero.

Le poste come vettore di pratiche ma non solo:
Per la distribuzione dei plichi potranno essere coinvolti, dai prefetti, anche patronati, sindacati e associazioni di volontariato attive nei consigli territoriali. Tali enti potranno dare assistenza agli utenti ai fini della compilazione della dichiarazione.
Anche su questo punto va fatta un’attenta riflessione. Uno degli aspetti più drammatici dell’ultima sanatoria sono state le immagini trasmesse dai tg che vedevano code interminabili di cittadini stranieri davanti alle questure e agli uffici provinciali del lavoro. Questo governo non vuole ripetere questo “errore” è tentano di decentralizzare il lavoro burocratico della compilazione e raccolta dei dati, dando la possibilità ad ente o associazioni, previa convenzione, di espletare questo lavoro. In parole povere, significa in un certo senso, sostituirsi alle questure, non come orientamento risolutivo delle problematiche dei migranti ma come semplici “burocrati” che aiutino gli immigrati a compilare i modulo per una regolarizzazione che si vuole combattere e fermare.

A tutto questo analisi bisogna aggiungere che da alcuni anni abbiamo una popolazione stanziale di migranti lavoratori che vivono nel centro è che una degna sistemazione li va data, fino a quando potranno avere un altro alloggio.
Rispetto a questo, sarebbe da riprendere il progetto studiato con Emilio per la strutturazione di una zona accoglienza a bassa soglia, con rispettive docce e bagni. Anche in questo caso pensare minimamente di poter vedere il lavoro compiuto senza una pianificazione di gruppo, ovvero cosa c’è, cosa c’è da fare, come e in quanto tempo, e fondamentalmente quanto costa è usare la solita logica di “armiamoci e partite”, che almeno per quanto riguarda la tematica migranti, quest’anno non può ripetersi.

Inoltre, e rischiando di essere recidivo, vorrei richiamare l’attenzione alle compagne e ai compagni sulla situazione di estrema emarginazione che presenta il territorio che ci circonda.
A ridosso delle ferrovie, da entrambe le parte del cimitero, ci sono insediamenti di baracche e case di lamiere, vere e propri “villas miseria” che contano con un numero imprecisato di uomini , donne e bambini (un soppraluogo fatto in agosto ha avuto informazioni di 120 persona nella sola bidonville dei sudamericani, ma nell’altra ci sono albanesi, ucraini, polacchi, rumeni ecc.).
Costeggiando la via sterrata che parte da Via Luccini, si trovano due fabbriche abbandonate, una delle quale nota già alla cronaca per i morti trovati dentro, che sono il luogo di ritrovo di tutto il meglio delle disperazione. Dai migranti di tutti i tipi a tossicodipendenti ecc. Se a questo sommiamo le ultime vicende vissute in questo agosto nel parco delle rose con i rumeni, con annessa denuncia di presunto stupro, e la conseguente entrata della polizia (8) in borghese, ritrovamento di materiale rubato (documenti, cellulare, ecc.) e di alcune siringhe con relativa fiala all’interno della baracca di lamiera, la situazione si presenta abbastanza difficile di gestire. Al meno non potendola affidare solo ad un sistema di controllo del territorio.
Un’idea potrebbe essere quella di cominciare a fare un censimento della popolazione che in questi posti abita, non solo anagrafico ma anche lavorativo, e successivamente attivare le risorse del territorio per cercare di dare risposte ai bisogni più immediati (salute, scuole, casa ecc.) ovviamente senza tralasciare l’aspetto della possibile regolarizzazione.

Cari compagni e compagne, ho cercato di fare un quadro abbastanza preciso e concreto sulla tematica migranti a Milano, in una ottica della sfida che ci attende e soprattutto in funzione della “jam Session” imperiese ché ha determinato questo argomento come uno dei tre più importanti da discutere. Teniamo presente che l’8 settembre ci sarà a Firenze una Nazionale Migranti che inizierà a concretizzare una serie di campagne disobbedienti contro la Bossi Fini.
Arriviamoci un po’ preparati.
Riprendiamoci la metodologia e lo spirito che ci ha fatto chiudere Corelli.

Ogni cosa è perfettibile e trasformabile, ma iniziamo a parlarci.

Con affetto Bruno.
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