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Assemblea europea dei migranti //03
Forum Sociale Europeo, Firenze, Fortezza da Basso, 8-9 novembre
2002
FRANCIA: APPELLO PER LA REGOLARIZZAZIONE DI TUTTI I SANS-PAPIERS IN EUROPA
La situazione dei sans-papiers, problema ricorrente in Francia, non
costituisce una particolarità nazionale. Dappertutto in Europa, le stesse
persone in situazioni di miseria aspettano un destino migliore. E' a
questo livello che si pone la questione ed è l'Europa a dover rispondere.
Ai sans-papiers che, da molte settimane, fanno sentire, ancora una volta,
la loro voce, il governo francese risponde con una istruzione ai prefetti
che chiede di esaminare i dossiers caso per caso tenendo conto del " piano
sociale ed umano ". Il ministro dell'Interno, Nicolas Sarkozy, sostenendo
di proporsi una politica " equilibrata " e " conforme agli interessi della
Francia " in materia di immigrazione, promette una legge che darà al
governo " i mezzi giuridici di bloccare i fenomeni che, a giusto titolo,
esasperano i Francesi ". Si sa che l'espulsione dei sans-papier è
irrealizzabile dal punto di vista materiale, economico e anche
semplicemente umano. Che ne sarà di quelli che non saranno regolarizzati?
Nessuna allusione, in queste dichiarazioni, alla dimensione europea, che
dovrebbe oramai guidare ogni iniziativa degli Stati membri dell'Unione
europea in materia di politica di asilo e di immigrazione.
Nessuna attenzione, durante il Consiglio europeo di Siviglia del giugno
2002, una cui gran parte è stata dedicata alla futura politica di
immigrazione e di asilo, ai diritti dei principali interessati, i
cittadini degli Stati terzi.
Nessuna menzione di coloro che sono residenti di fatto e vengono chiamati
sans-papiers o clandestini.
Ancora una volta, l'essenziale del dibattito si è svolto sulla
sorveglianza delle frontiere, la possibilità di riammissione nei Paesi d'origine, la
cooperazione poliziesca nella lotta all'immigrazione clandestina.
L'Europa, man mano che si costruisce, elabora delle regole che, secondo i
suoi governanti, pretendono di " gestire i flussi migratori ".
Chiudere agli uni l'accesso al territorio europeo, organizzare l'entrata
di altri coloro dei quali le economia europee ed i sistemi pensionistici
avrebbero bisogno questa è la " gestione " che ci viene annunciata.
In attesa della grande armonizzazione annunciata delle politiche
migratorie europee, in ciascuno degli Stati dell'Unione si inaspriscono gli
atteggiamenti. Quanto alla gestione, le regolamentazioni come le pratiche
amministrative sono il più delle volte un cocktail di repressione,
sospetto di frode, diniego di diritto. Talvolta, quando i movimenti dei sans-papier
suscitano importanti manifestazioni di solidarietà, i poteri pubblici
procedono a grandi regolarizzazioni. Poi ricominciano a produrre
situazioni di non diritto per coloro che assomigliano agli schiavi del terzo
millennio. Le istanze politiche dell'Unione europee lavorano ai testi sul diritto al
ricongiungimento familiare o sulle norme minime d'accoglienza per i
richiedenti asilo, per esempio, ma, se evocano la necessità di lottare
contro il razzismo e la xenofobia, danno scarsa importanza ai diritti dei
residenti stranieri, e soprattutto in alcun caso a quelli illegali, che
sono tali per effetto di politiche discriminatorie.
Ora è tempo che si discuta, per l'appunto, a livello europeo, di un vero e
proprio diritto dei migranti.
Poiché loro sono qui. Decine, forse centinaia di migliaia sul complesso
del territorio europeo. Vale a dire una goccia d'acqua rispetto al disordine
che regna sul pianeta. Una goccia d'acqua che viene presentata come una
marea o un flusso insostenibile, alimentando in tal modo la xenofobia e il
razzismo.
Questi cittadini di paesi poveri, instabili o in guerra hanno scelto
l'Europa, per sempre o per qualche anno.
Quasi sempre vi lavorano, talvolta vi allevano i figli, alcuni partecipano
alla vita del loro quartiere, agiscono nell'ambiente prossimo. Molti
svolgono un ruolo importante nell'aiuto allo sviluppo del loro villaggio o
della loro regione, o più semplicemente nella sopravvivenza di numerosi
parenti rimasti in patria. Essi dunque contribuiscono alla ricchezza
economica e culturale dell'Europa e allo sviluppo del resto del mondo.
Risulta intollerabile che tali persone, alcune delle quali vivono da noi
oramai da anni, restino escluse del tutto dal quello che fonda la
cittadinanza, vivano nella costante paura dell'espulsione, si vedano
private di elementari diritti e siano preda di criminali di ogni genere :
datori di lavoro illegali, locatari indegni, prosseneti, ecc.
L'argomento dell' " irrealismo " opposto a coloro che si indignano del
destino che è riservato a queste persone è stato da tempo dimostrato
infondato : i sans-papier europei sono qui perché trovano lavoro e se
avessero veri e propri diritti potrebbero pagare i loro contributi
previdenziali e molti creerebbero attività e posti di lavoro. Non è stato
mai dimostrato il rischio di attirare eccessivamente i migranti e la
libera circolazione verso l'Europa favorirebbe anche movimenti in senso
contrario, con la partenza spontanea di alcuni di coloro che vengono qui a cercare la
loro fortuna.
E' certo, invece, che il rispetto dei valori dello Stato di diritto
implica la lotta contro ogni forma di diseguaglianza e non si può accettare che a
taluni vengano conferiti degli status subalterni.
Per questi motivi riteniamo giusto chiedere
_che tutti i residenti di fatto sul territorio dell'Unione europea
ottengano un permesso di soggiorno là dove essi vivono ;
_che le istanze politiche europee obblighino gli Stati membri a
tutelare queste persone contro coloro che cercano di sfruttarli ed a
garantire loro l'accesso ai diritti che derivano dalla loro presenza e dal
loro lavoro;
_che gli Stati dell'Unione europea decidano misure volte ad
eliminare la situazione degli stranieri senza diritti, istituendo uno
status di residente europeo;
_che l'Europa inserisca fra i suoi principi la libera circolazione
per tutti, cittadini dell'Unione o di Stati terzi;
_che nell'immediato sia risolta la situazione degli attuali
sans-papier, con una direttiva che obblighi gli Stati membri a procedere
alla regolarizzazione di tutti.
_13 settembre 2002
_Primi firmatari
MOZIONE PROPOSTA DAL "WORKSHOP KURDISTAN" PER UNA CAMPAGNA SUI PROFUGHI DI
GUERRA E PER UNA CANDIDATURA KURDA (LA CITTA' DI DIYARBAKIR) PER IL FORUM
SOCIALE MONDIALE DEL 2004, DOPO PORTO ALEGRE 2003
(sottoscritta da molte
associazioni e assunta dalla presidenza dell'assemblea dei/sui migranti
per riproporla nell'assemblea generale dei SF, insieme però alla ferma
richiesta di dimissioni di Valery Giscard d'Estaing dalla Presidenza della
Convenzione europea per le motivazioni vergognosamente razziste della sua
presa di posizione contro l'ingresso nella UE della Turchia e di altri
paesi di religione e cultura islamica).L'Assemblea del Forum Sociale
Europeo, raccogliendo la grande spinta di protagonismo e democrazia e la
proposta di pace e convivenza che viene dalle organizzazioni e dal popolo
kurdo, vittima di un terribile esodo e della guerra passata e imminente, e
raccogliendo in particolare l'invito della Piattaforma per la Democrazia
di Diyarbakir, rappresentativa di decine di municipalità e di 324
organizzazioni della società civile kurda in Turchia, decide: 1) di fare
propria e riproporre a tutte le associazioni e gruppi italiani ed europei
la campagna intitolata a Malli Gullù, giovane donna e militante kurda
morta uccisa dagli stenti sulla nave dell'esodo verso l'Italia, in difesa del
diritto all'asilo, ad un'accoglienza civile e non segregante e al ritorno
in condizioni di sicurezza per i profughi kurdi e tutti i profughi di
guerra; 2) di vincolare rigidamente la candidatura turca all'ingresso
nella UE ad un'amnistia generale che liberi Abdullah Ocalan e tutti i
prigionieri politici kurdi e turchi, all'abrogazione della legislazione d'emergenza e
all'avvio di un reale pluralismo, all'abbandono del progetto devastante
delle dighe sul Tigri e l'Eufrate, al libero ritorno dei profughi interni
ed esterni e alla ricostruzione delle migliaia di villaggi distrutti dalla
guerra; 3) di invitare tutte le organizzazioni europee a una presenza di
massa a Diyarbakir nella Festa del Capodanno di Primavera, il Newroz del
21 marzo 2003, e di accogliere l'invito della Municipalità e della
"Piattaforma per la Democrazia" per organizzare un grande incontro per la
pace e la democrazia nel corso del 2003 e per candidare Diyarbakir ad
ospitare nel 2004 l'assemblea del Forum Sociale Mondiale. Prime adesioni:
ICS, Azad, Uiki, Aassociazione per la pace, Attac CT, Ciss-Cepir PA,
Coordianmento di enti locali CISCASE, Comitati di solidarietà con il
Kurdistan di Firenze, Alessandria e Sardegna, Naga MI, Rete No-Global NA,
Dip.to Immigrazione Prc, Giuristi democratici, SinCobas, Ciac Parma.
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