Nel periodo 1991/93 si passa ad una fase di riduzione/ precarizzazione retributiva |
Negli anni 80 la struttura contrattuale è rimasta sostanzialmente intatta, mentre la retribuzione ha subito colpi pesanti (scala mobile). Nel suo insieme il sistema di garanzie retributive, pur se olto logorato, non è compromesso. Per questo la borghesia deve procedere ancora più violentemente nei suoi tentativi di disgregazione/liberalizzazione. Nel giugno 1991, la Confindustria disdetta la scala mobile. Il governo la proroga fino al 31-12-91. Seguono sei mesi di totale confusione.
Alla fine l'accordo Amato/Trentin (trentun luglio 1992) sancisce l'annullamento della scala mobile (difesa automatica del salario reale) e fonda il "mondo neocorporativo" di tutti i governi futuri. Il sistema di garanzie retributive, senza il suo primo fondamentale livello, non regge più.
Il capitale non ne aspetta il crollo spontaneo e dà al governo Ciampi il compito di "far piazza pulita" sostituendolo con la procedura concertativa per la riduzione/precarizzazione di salario diretto.
L'esecutivo esegue realizzando, con
l'accordo del 23 luglio 1993, la "Riforma" della struttura
contrattuale basata su tre livelli di regolazione della riduzione
del salario diretto: (vedi
SCHEDA 11)
La forza della procedura concertativa per la riduzione/precarizzazione del salario diretto e della relativa "Riforma" della struttura contrattuale deriva dai seguenti fatti:
Il primo livello concerta un quadro procedurale che riduca il salario diretto e permetta al capitale di raggiungere i suoi obiettivi fondamentali:
Il secondo livello applica le procedure concertate, cioè:
Così mentre il capitale realizza maggior profitto riducendo salario reale e salario relativo, il lavoro può solo attenuare la riduzione del salario reale (sia gli aumenti di produttività che la differenza tra inflazione ISTAT e inflazione reale non sono contrattabili);
Il terzo livello applica le procedure concertate, cioè:
Nel periodo 1994/96 si svolge la riduzione/precarizzazione retributiva |
Lo scontro di classe si svolge sull'applicazione e sulla verifica dell'accordo del 23 luglio.
La classe borghese, desiderosa di stabilizzare la concertazione e di realizzare il più presto possibile il cambiamento della composizione retributiva, in primo luogo:
in secondo luogo:
La vicenda contrattuale dei meccanici è un preciso indicatore della trasformazione delle condizioni retributive. Dopo oltre 40 ore di sciopero i padroni di Federmeccanica non hanno stravinto, ma hanno comunque ottenuto risultati significativi:
Nei fatti il primo CCNL metalmeccanico concertato sviluppa in pieno la fase di riduzione/precarizzazione retributiva del neocorporativismo.
La nuova composizione retributiva, prevista dal CCNL, lo mette bene in evidenza:
CONOSCERE LE LINEE DELL'OFFENSIVA BORGHESE:
Legislazione del lavoro
(occupazione-orario) e della contrattazione
1998, Dalla disoccupazione assistita alla flessibilità di occupazione e orario |
Come abbiamo già detto i pa- droni hanno, per il momento, sospeso l'aggressione al salario differito (pensioni) e indiretto (sanità, scuola, ecc.) e hanno riaperto lo scontro sul salario diretto per imporre la linea della flessibilità:
Naturalmente a fine anno, con la finanziaria 1999, attaccheranno di nuovo il salario differito (pensioni) e indiretto (sanità, scuola, ecc.).
Per difendere il salario diretto dobbiamo conoscere in modo approfondito le linee di attacco borghese.
Consideriamo in primo luogo come lo schieramento borghese voglia imporre la flessibilità di occupazione e orario, progettando di:
Già nel 1995
Dini aveva creato le premesse per attuare il secondo punto del progetto. Infatti, con la sua controriforma previdenziale, à istituito il fondo INPS per l'"occupazione parasubordinata o in collaborazione coordinata e continuativa" e ha prodotto la prima manomissione del lavoro subordinato stabile.
In teoria, tale nuova forma di occupazione avrebbe dovuto, recuperare risorse per l'INPS. In pratica, essa ha scontato una parte di evasione contributiva, vanificandone il recupero ed ha inventato una condizione lavorativa, priva di statuto giuridico ed esterna alla definizione/distinzione tra lavoro subordinato e lavoro autonomo, che dà ai padroni una nuova possibilità di assumere al di fuori del rapporto di lavoro subordinato stabile.
A fine 96
mentre il secondo punto del progetto borghese si sviluppa, viene avviato anche il primo.
Ci pensa la "commissione Onofri
per la controriforma dello stato sociale" (vedi
SCHEDA 7 ), proponendo rispettivamente
fine del monopolio pubblico del collocamento ed eliminazione
degli ammortizzatori sociali
Il 4 febbraio 1997
lo sviluppo del secondo punto prosegue
grazie a un disegno di legge "ulivista" che prevede
di eliminare la giusta causa e liberalizzare/monetizzare i licenziamenti.
(vedi SCHEDA 12 )
Intanto l'operazione Dini aveva creato la necessità di formalizzare giuridicamente il rapporto di lavoro parasubordinato o di collaborazione coordinata e continuativa e di ridurre lo spazio del lavoro subordinato stabile: una necessità borghese che alcuni lacchè "ulivisti" cercano puntigliosamente di soddisfare.
Da gennaio a luglio 1997
Questi lacchè presentano tre
ipotesi legislative (vedi
SCHEDA 12 ) che definiscono il
lavoro parasubordinato e la collaborazione coordinata e continuativa
in modo ogni volta più ampio e, di conseguenza, limitano
la consistenza e la centralità del rapporto di lavoro subordinato
stabile.
Il 26 giugno 1997
Il lavoro subordinato stabile riceve
un altro pesante colpo. Governo dell'Ulivo e Parlamen to, votando
il famoso "pacchet to Treu" (vedi
SCHEDA 13 ), ampliano
la precarizzazione del lavoro e ne approvano le forme fluttuanti
ed intermittenti tipiche del rapporto lavorativo interinale.
Va osservato che il pacchetto contiene anche la procedura per lanciare il terzo punto del progetto borghese, là dove prevede che il governo, in applicazione della direttiva CEE n. 104 del 1993, concerterà per legge le 40 ore settimanali flessibili sulla base di un preventivo "avviso comune" di Confindustria e Confederazioni CGIL-CISL-UIL.
Ad agosto 97
Le diverse linee legislative di liquidazione della consistenza e della centralità del rapporto di lavoro subordinato stabile sono integrate in un organico progetto: la proposta Giugni per uno "statuto dei lavori" Essa prevede di:
Ma a settembre 97
il "socialcomunismo francese" e il comunismo italiano hanno messo in campo la legge per le 35 ore, proprio mentre la triade neocorporativa, Governo, Confindustria, CGIL-CISL-UIL, stava calendarizzando il percorso per la legge d'orario flessibile del pacchetto Treu.
Le Confederazioni si sono trovate in gravi difficoltà. Esse infatti, avendo definitivamente eliminato al proprio interno, con la concertazione nazionale del 96, le residue velleità rivendicative dei metalmeccanici sulla riduzione dell'orario a 35 ore stavano promuovendo nei chimici incontri tecnico/contrattuali, finalizzati a introdurre la flessibilità d'orario e di prestazione in tutti i Contratti Nazionali di lavoro.
Il 12 novembre 1997
CGIL-CISL-UIL e Confindustria, hanno
allora tentato di bloccare le 35 ore per legge, concordando in
tempo record l'"avviso comune" al governo per una legge
che istituzionalizzi la massima flessibilità dell'orario
e permetta di contrattare l'allungamento della giornata lavorativa
anche oltre le 13 ore. (vedi SCHEDE 14 e 15 )