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Dai processi di Mosca alla caduta di Krusciov
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Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
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Parte quinta
La Rivoluzione cubana
(1956-1960)
NATURA DELLA RIVOLUZIONE CUBANA
La risoluzione Sulla natura di classe della rivoluzione cubana approvata dal Segretariato Internazionale nella prima riunione tenuta dopo le misure prese dal regime rivoluzionario cubano a metà ottobre del 1960. Fu successivamente votata con ritocchi di secondaria importanza dal VI congresso mondiale, svoltasi nel gennaio del 1961.
In quel periodo la natura della rivoluzione cubana era tutt'altro che chiara ai vari settori del movimento operaio internazionale. Basterà ricordare che la conferenza di Mosca degli 81 partiti comunisti riunitasi alla fine del 1960 aveva eluso quasi paradossalmente il problema limitandosi a definire la rivoluzione cubana come «schiettamente popolare». Quanto ai comunisti cubani dell'allora PSP, continuavano anche dopo tale conferenza a ripetere la formula che Blas Roca aveva fatto approvare dal congresso dell'estate 1960, e che respingeva la tesi e la prospettiva di una rivoluzione socialista, parlando invece di una rivoluzione «di liberazione nazionale, agraria, patriottica e democratica, anti-imperialista e antifeudale» (cui, si diceva esplicitamente, anche la borghesia nazionale sarebbe stata «interessata»). Una polemica significativa si era svolta del resto negli Stati Uniti, dove la tesi di Blas Roca era stata ripresa dai comunisti di Politicai Affairs in polemica contro Paul Sweezy, che, per quanto si valesse all'inizio di qualche criterio discutibile, aveva tuttavia saputo cogliere tempestivamente la tendenza anticapitalista della rivoluzione a Cuba. Le stesse esitazioni e reticenze, e le stesse errate interpretazioni apparivano in documenti e pubblicazioni di altri partiti comunisti. Gli stessi dirigenti cubani non arrivavano a una netta caratterizzazione socialista della rivoluzione che con la decisione di proclamare Cuba repubblica socialista in occasione del primo maggio 1961. Neppure questo, tuttavia, era sufficiente per indurre a un riesame autocritico i teorici del PCUS. Il nuovo programma del partito, approvato dal XXII congresso nell'ottobre del '61, benché intendesse essere una summa deìl'analisi marxìsta della nostra epoca, non faceva neppure menzione della riroliisione cubana e ometteva Cuba dall'elenco dei paesi facenti parte del «blocco socialista».
1 Prima della Rivoluzione, Cuba era caratterizzata al massimo dalle contraddizioni tipiche di un paese semicoloniale sotto tutela imperialista: sviluppo industriale assai limitato e condizionato dalle necessità economiche degli imperialisti; produzione agricola basata sulla monocoltura, dominata direttamente dai trusts stranieri; disoccupazione massiccia, con una considerevole percentuale di forza-lavoro non utilizzata; bassissimo livello di vita delle masse; borghesia «nazionale» limitata e incapace del minimo sviluppo autonomo, essenzialmente parassitarla e corrotta; potere politico dittatoriale, basato su una repressione feroce con una totale assenza di garanzie e diritti democratico-borghesi.
Nel contesto della situazione internazionale e latino-americana, queste condizioni oggettive erano assai favorevoli all'iniziativa rivoluzionaria dell'avanguardia fidelista. Malgrado le serie difficoltà a cui questa avanguardia ha dovuto far fronte all'inizio, i suoi legami con i contadini poveri della Sierra Maestra hanno determinato profondi mutamenti nelle prospettive iniziali del movimento. In queste condizioni, Fidel Castro ha cominciato a tratteggiare un programma di riforma agraria e l'avanguardia fidelista è stata capace di legarsi rapidamente a settori delle masse contadine, di allargare progressivamente la sua influenza ottenendo l'appoggio degli altri settori delle masse lavoratrici, di installarsi in una regione del paese e di preparare così, in un periodo relativamente breve, l'insurrezione vittoriosa. Appunto la nascita, lo sviluppo, la maturazione di un movimento di massa così potente, senza precedenti in quella parte del mondo, hanno determinato la disfatta della dittatura di Batista, hanno successivamente reso possibile un'offensiva sempre più ampia contro l'imperialismo e le forze capitaliste indigene e rappresentano ora l'ostacolo principale contro l'aggressione mediante la quale gli imperialisti vorrebbero rovesciare una situazione sempre più catastrofica per i loro interessi.
2 Grosso modo, la Rivoluzione cubana ha sinora attraversato tre fasi: la prima, in cui, dopo aver limitato i suoi fini e i suoi metodi a un programma di «moralizzazione del regime» e di azione armata affidata a un gruppo ristretto che tentava di guadagnare un settore dell'esercito, il movimento fìdelista, sotto la pressione di strati sempre più larghi di contadini poveri, ha sviluppato un programma di lotta contro il regime basato soprattutto su rivendicazioni democratico-borghesi e su rivendicazioni contadine sempre più avanzate; la seconda, caratterizzata dalle prime conquiste rivoluzionarie e soprattutto dalla riforma agraria; la terza, infine, caratterizzata dai colpi mortali contro le proprietà imperialiste nell'estate 1960 e dall'ondata decisiva delle nazionalizzazioni, che colpivano anche proprietà capitalistiche indigene, nell'ottobre dello stesso anno.
Sul piano più propriamente politico, in una prima fase le forze rivoluzionarie popolari avevano stabilito un accordo con i rappresentanti della democrazia borghese e piccolo-borghese (luglio 1958). Una seconda fase era caratterizzata dalla formazione di un governo con la partecipazione di elementi liberal-conservatori sotto la presidenza di Urrutia (gennaio 1959). E infine, avveniva l'inevitabile rottura con questi ultimi, causata soprattutto dalla promulgazione della riforma agraria.
Nelle due prime fasi la Rivoluzione cubana si è quindi sviluppata come rivoluzione democratica anti-imperialista radicale, mentre nella terza ha realizzato la sua trascrescenza in una rivoluzione socialista che ha eliminato non soltanto le basi economiche imperialiste, ma anche le proprietà capitalistiche indigene. Sul piano della dirczione politica, l'evoluzione è stata più formale che sostanziale, il potere reale essendo nelle mani dell'Ejercito rebelde e dell'équipe fidelista anche nel periodo di dualismo di poteri sui generis che va dalla presa del potere alla caduta di Urrutia.
La Rivoluzione cubana rappresenta una nuova, straordinaria conferma del carattere permanente che la rivoluzione non può non avere in un paese coloniale o semicoloniale se vuole realmente schiacciare i suoi nemici, realizzare i suoi obiettivi fondamentali e rispondere alle esigenze economiche, politiche e sociali elementari delle masse.
3 Nella fase eminentemente transitoria attraversata attualmente dalla rivoluzione, Cuba ha cessato di essere uno Stato capitalista ed è divenuta effettivamente uno Stato operaio con l'applicazione delle misure di nazionalizzazione dell'ottobre 1960. Questa caratterizzazione sociologica si basa essenzialmente sui fattori seguenti:
a) Dopo le misure di nazionalizzazione delle imprese e delle proprietà straniere, la borghesia cubana, pur avendo perduto il potere politico, manteneva le sue posizioni economiche ed .anche la nuova struttura post-rivoluzionaria le consentiva di continuare ad accumulare il plusvalore. Ma dopo le decisioni governative del 14 ottobre, anche il potere economico della borghesia indigena è stato eliminato e la proprietà capitalistica, compresa quella delle industrie dello zucchero, scompare così politicamente dall'isola. E' vero che settori di piccola e media proprietà dovrebbero in linea di principio sussistere e persino usufruire di un certo aiuto, ma, soprattutto in un paese come Cuba, tali settori rappresentano un elemento economico e sociale del tutto secondario che, nelle attuali condizioni, non può essere decisivo dal punto di vista della caratterizzazione sociale.
b) La riforma agraria non ha implicato, e non implicherà probabilmente a breve scadenza, una socializzazione vera e propria dei rapporti nelle campagne, ma una tale socializzazione non è stata ancora realizzata neppure nell'URSS e negli altri Stati operai. Tuttavia, si tratta egualmente di una riforma assai avanzata che ha eliminato la proprietà imperialista e i latifondi capitalisti e creato una struttura cooperativistica molto larga in via di rapido sviluppo. Tramite l'INRA, lo Stato ha d'altra parte la possibilità di intervenire e di avere una funzione di controllo, evitando che elementi piccolo-borghesi potenzialmente capitalisti possano sfruttare a loro vantaggio le contraddizioni inevitabili in questa fase nella nuova struttura agricola (differenziazione economica delle cooperative, conflitti di interessi tra i contadini mèmbri delle cooperative e quelli che non lo sono, distacco tra il settore agricolo cooperativo e quello in cui sussiste la proprietà contadina, etc.).
e) Lo stato ha stabilito essenzialmente un monopolio del commercio estero e anche per questa via può esercitare un'influenza decisiva nella vita economica (questa misura è tanto più importante in quanto Cuba è un paese in cui il commercio estero ha avuto ed ha una funzione capitale).
.Di conseguenza, si è formato a Cuba uno Stato operaio di origine particolare e di tipo nuovo.
4 L'apparato del vecchio Stato borghese è stato essenzialmente distrutto dalla rivoluzione. Questa distruzione si è espressa soprattutto sotto forma di distruzione dell'apparato di repressione militare e poliziesco. Il vecchio apparato non è stato tuttavia sostituito da un apparatoorrispondente ai nuovi rapporti di forza, da un apparato democratico basato su Consigli degli operai, dei contadini e dei soldati, e questa carenza costituisce attualmente la principale debolezza Della rivoluzione. Ma da un punto di vista sostanziale, l'Ejercito rebelde la cui funzione è lungi dall'essere semplicemente militare e le milizie hanno assicurato una forma specifica, benché del tutto insufficiente, di rinnovamento dell'apparato su una base di classe contadina, operaia e piccolo-borghese radicale.
D'altra parte, malgrado le importanti limitazioni burocratiche, le masse partecipano sempre più attivamente alla vita politica tramite i sindacati, le cooperative la cui dirczione è elettiva il movimento politico del «26 Luglio» e altri gruppi politici. La partecipazione massiccia ai comizi giganteschi, l'attenzione rivolta ai discorsi teletrasmessi, etc., sono un'altra forma di mobilitazione delle masse, una forma di «democrazia plebiscitaria» che, per quanto essenzialmente paternallstica e gravida di pericoli, ha avuto tuttavia per le masse un significato concreto rispetto a quelle che erano le condizioni politiche prerivoluzionarie.
5 II carattere avanzato della Rivoluzione cubana è confermato da tutta una serie di riforme che hanno preceduto o seguito le riforme strutturali di base. Riforme come quella dell'istruzione, quella degli affitti e degli alloggi, quella riguardante le condizioni di alcune categorie reiette o declassate, ete. hanno una portata sociale veramente rivoluzionaria e rappresentano una rottura completa con un passato barbaro.
6 La Rivoluzione cubana rivela sia caratteristiche comuni ad altre rivoluzioni del nostro tempo sia caratteristiche specifiche del paese (o di una categoria di paesi). Le caratteristiche comuni sono:
a) il peso preponderante dei contadini soprattutto fino alla conquista del potere; b) il fatto che il proletariato urbano, nonostante le sue notevoli tradizioni politiche e sindacali, ha avuto un ruolo meno decisivo di quello dell'intellighentsia rivoluzionario a composizione sociale soprattutto contadina; c) la funzione avuta da quadri provenienti dall'Ejercito rebelde dagli strati piccolo-borghesi.
Per spiegare la vittoria della rivoluzione, bisogna tuttavia tener conto di certi fattori specifici:
a) il ruolo dei contadini ha potuto essere eminentemente rivoluzionario non tanto a causa della loro preponderanza numerica (che a Cuba era inferiore che in altri paesi analoghi), quanto a causa della loro composizione sociale particolare (peso decisivo dei salariati agricoli, povertà estrema dei piccoli proprietari). Bisogna aggiungere che nelle condizioni delle campagne cubane certi fattori ideologici di ritardamento (ad es. l'influenza della Chiesa) non pesavano che in misura molto limitata.
b) la presenza di un numero considerevole eli operai delle industrie dello zucchero che lavorano nelle campagne e hanno molteplici legami con i contadini, ha facilitato l'alleanza di fatto tra questi ultimi e il nucleo proletario di gran lunga più concentrato.
c) La pesante tutela dell'imperialismo yankee ha assicurato ai motivi antl-imperialistici una portata esplosiva tra i più larghi strati popolari, mentre resistenza della feroce dittatura di Batista ha facilitato la mobilitazione della piccola borghesia e anche di certi settori borghesi liberali.
Bisogna infine precisare che se il ruolo del proletariato non è stato decisivo nel rovesciamento di Batista, è stato tuttavia necessario per impedire il controllo piccolo-borghese o borghese liberale sul nuovo regime, e a fortiori per lo sviluppo conseguente anti-imperialista e anticapitalista della rivoluzione.
Tutti questi fattori congiunti hanno reso possibile la vittoria della rivoluzione, data anche la debolezza estrema della burocrazia indigena e la sua completa dipendenza nei confronti dell'imperialismo e dato il contesto mondiale in cui l'imperialismo non è stato in grado di intervenire direttamente per appoggiare le vecchie classi dominanti più che mai incapaci di far fronte da sole al potente movimento delle masse contadine e proletarie.
7 La direzione fidelista è sorta come una équipe giacobina a composizione sociale e con una ideologia non proletaria e piccolo- borghese, ma si è legata sin dal principio alle masse contadine e successivamente, soprattutto dopo la presa del potere, anche alle masse proletarie. In una situazione come quella di Cuba e nel contesto internazionale dato, doveva subire sempre di più l'influenza potente di queste masse, liberarsi dagli elementi piccolo-borghesi e persino borghesi conservatori con cui aveva trovato un accordo temporaneo, adattarsi empiricamente ma audacemente alla logica della rivoluzione permanente, andando ben al di là dei fini che aveva concepito.
Anche nella valutazione della natura e del ruolo della direzione fidelista, non bisogna dimenticare il carattere radicale dei contadini cui si è legata. D'altra parte, sul piano ideologico, malgrado le loro teorizzazioni imbevute di eclettismo e fondamentalmente piccolo-borghesi («l'umanismo»), Fidel Castro e i suoi compagni non hanno mai espresso una ideologia decisamente capitalistica e soprattutto hanno dimostrato assai presto una coscienza politica netta delle forze motrici della rivoluzione. Ciò ha ridotto di molto la portata dei loro procedimenti empirici.
Non bisogna neppure sottovalutare il fatto innegabile che nella direzione fidelista una funzione importante è stata assolta da uomini che hanno conosciuto e compreso le lezioni fondamentali del marxismo.
8 L'importanza della Rivoluzione cubana non può essere limitata alla sua portata interna, per quanto immensa. La rivoluzione del 1959-60 ha assestato un colpo formidabile all'imperialismo americano e ha rappresentato per quest'ultimo una sconfitta politica assai notevole. Essa ha contribuito a un ulteriore deterioramento dei rapporti di forza su scala mondiale a sfavore dell'imperialismo.
La Rivoluzione cubana è destinata ad avere un'enorme influenza sull'evoluzione dei movimenti di massa nei paesi coloniali o semicoloniali, e soprattutto nell'America Latina, dove già esercita una forza d'attrazione. Essa ha permesso inoltre un'ulteriore concretizzazione dell'alleanza di fatto tra gli Stati operai e la rivoluzione coloniale.
9 Dall'esperienza cubana, il movimento marxista rivoluzionario potrà ricavare tutta una serie di lezioni politiche e teoriche di primaria importanza.
La IV Internazionale dovrà rivolgere la sua attenzione a questi problemi, cogliendo un'occasione così preziosa per arricchire il suo patrimonio teorico e dovrà elaborare una strategia che le permetta di prepararsi per intervenire in fenomeni del genere che potranno verificarsi in paesi di analoga struttura e in situazioni analoghe.
Le lezioni da ricavare riguardano in particolare il ruolo degli strati contadini avanzati in certe situazioni specifiche; la portata di una guerriglia di natura soprattutto contadina come una forma di rivoluzione anticapitalista: il ruolo dei quadri provenienti dalla piccola borghesia radicale; la generalizzazione rapida di un'esperienza cooperativa nelle campagne: l'organizzazione delle milizie e il ruolo che l'esercito rivoluzionario può avere in certi periodi eccezionali, anche per l'organizzazione economica. Soprattutto però si pone il problema della genesi, della formazione e della maturazione di una direzione rivoluzionaria nuova in condizioni che sono specifiche senza probabilmente essere uniche: poiché l'elemento più originale di una rivoluzione pur così originale in molti suoi aspetti è che per la prima volta un regime capitalista è stato abbattuto da un movimento la cui direzione non era legata ai partiti operai tradizionali né influenzati dalla burocrazia sovietica.
10 Se i successi della Rivoluzione cubana possono, senza esagerazioni, essere definiti storici, i compiti che restano da risolvere sono giganteschi.
Allo stato attuale Cuba deve far fronte alla minaccia, anche militare, dell'imperialismo. Ma, oltre che da un'eventuale difesa militare, le sorti della rivoluzione dipendono dalle sue capacità di assicurare al paese uno sviluppo economico armonico che sia basato innanzitutto su un'effettiva industrializzazione. Sul piano politico, occorre fin dall'inizio costruire una nuova struttura democratica proletaria.
La rivoluzione gode ora di un appoggio popolare totale. Ciò è dovuto sia ai risultati politici rivoluzionari ottenuti sia ai progressi economici realizzati e al miglioramento del livello di vita delle masse. E' necessario tuttavia consolidare questa situazione, progredire costantemente ed eliminare progressivamente le contraddizioni che sussistono.
E' compito soprattutto dei nostri compagni cubani elaborare un programma di transizione dettagliato da proporre agli operai, ai contadini e agli intellettuali cubani.
Ci limitiamo a sottolineare in generale i punti seguenti:
a) La rivoluzione dovrà rafforzare la solidarietà attiva tra le masse degli altri paesi coloniali e semi-coloniali, specialmente dell'America Latina, e il proletariato dei paesi capitalisti avanzati, compreso il proletariato americano. E' un dovere fondamentale delle sezioni dell'Internazionale quello di stimolare e organizzare in tutti i paesi ogni forma possibile di solidarietà con i rivoluzionari cubani, l'invio di tecnici. La costituzione di comitati di difesa della Rivoluzione cubana e di brigate di volontari.
b) In una situazione che si presenta obiettivamente difficile per un periodo assai lungo, il nuovo regime non può stabilirsi saldamente né rafforzarsi se non organizza una vera democrazia operaia e contadina che garantisca agli operai e ai contadini l'esercizio effettivo e diretto del potere politico e un ruolo dirigente nella gestione economica. Una simile struttura democratica proletaria non avrebbe evidentemente nulla a che vedere con la democrazia borghese tradizionale rimpianta dai capitalisti.
c) La pianificazione economica ai fini dell'industrializzazione diventa una necessità obiettiva sempre più pressante, e non potrà essere realizzata senza la creazione di tutta una serie di organismi democratici di pianificazione, composti di tecnici, operai e contadini.
d) Le masse popolari sosterranno senza debolezze la rivoluzione se essa saprà evitare ogni deformazione burocratica in uno spirito egualitario socialista. Bisognerà evitare che vengano accordati privilegi economici agli amministratori, ai tecnici, ai dirigenti politici, economici e militari in generale.
e) Gli operai hanno il dovere di affrontare quei sacrifici che lo sviluppo economico della rivoluzione impone, ma devono anche avere la garanzia che i loro interessi specifici saranno sufficientemente difesi. Questo significa che dovranno conservare il loro pieno diritto di organizzarsi sindacalmente e che i sindacati debbono restare indipendenti dall'apparato dello Stato, pur assicurando la loro collaborazione all'edificazione del socialismo e alla difesa dello Stato rivoluzionario.
/) Tutti i partiti, gruppi e tendenze politiche proletarie e contadine che accettano la nuova legalità rivoluzionaria dovranno conservare il diritto di organizzarsi e di esprimersi liberamente.
Nelle fasi ulteriori della rivoluzione, nel processo di industrializzazione e di pianificazione economica, la classe operaia è destinata ad avere un ruolo decisivo. Nel medesimo tempo, la necessità di un apparato statale, economico e amministrativo, molto più organico e articolato, si rende obiettivamente sempre più urgente. Anche su questo piano, il ruolo della classe operaia sarà insostituibile.
Così nel medesimo tempo si accentua l'esigenza di una direzione rivoluzionaria marxista conseguente, atta a sormontare l'empirismo, i limiti e le contraddizioni della direzione attuale, e si creano condizioni più favorevoli per la sua formazione.
Il ruolo del partito rivoluzionario sarà fondamentalmente quello di garantire alla rivoluzione, nelle fasi ulteriori, questa direzione cosciente dei fini ultimi della rivoluzione, e capace sia di fissare gli obiettivi transitori sia di scegliere i mezzi adeguati.
Questa direzione dovrà contemporaneamente realizzare la distruzione delle ultime vestigia dell'imperialismo e del capitalismo indigeno e vigilare contro il pericolo di una burocratizzazione che, quantunque limitata oggi dal dinamismo delle masse, esiste potenzialmente dovunque esistano le condizioni obiettive che esistono a Cuba (economia arretrata, basso livello culturale e tecnico, pressioni dall'esterno sulla rivoluzione).
Inoltre il partito rivoluzionario dovrà insistere particolarmente sulla prospettiva di una Federazione Socialista dell'America Latina come la vera soluzione ai problemi economici e sociali di questa parte del mondo, cominciando col porre l'obiettivo strategico della Federazione Socialista per gli Stati dell'America Centrale come elemento potente di mobilitazione delle masse.
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