Pubblicazioni
Dai processi di Mosca alla caduta di Krusciov



Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
Parte prima
Dai processi di Mosca al Programma transitorio
(1936-1938)

L'ANALISI DI TROTSKIJ NEL 1930

L'interpretazione trotskiana dei fenomeni che hanno caratterizzato l'Unione Sovietica nel periodo staliniano, dopo le analisi di Nuovo corso, della piattaforma dell'Opposizione di sinistra e de La III Internazionale dopo Lenin, è stata precisata soprattutto ne La rivoluzione tradita, terminata nel 1936, poco prima che si iniziasse la tragica serie dei processi di Mosca. A quest'opera ci permettiamo quindi di rimandare come a un necessario punto di partenza, limitandoci qui a riprodurre una delle pagine conclusive in cui è rapidamente sintetizzata una caratterizzazione sociologica dell'URSS. (1)


Qualificare transitorio o intermediario il regime sovietico significa lasciare da parte le categorie sociali compiute come capitalismo (compreso il capitalismo di Stato) e socialismo. Ma questa definizione è in se stessa del tutto insufficiente e suscettibile di suggerire l'idea falsa che la sola transizione possibile per il regime sovietico attuale conduca al socialismo. Un regresso verso il capitalismo resta, tuttavia, perfettamente possibile. Una definizione più completa sarà necessariamente più lunga e più pesante.

«L'URSS è una società intermediaria tra il capitalismo e il socialismo, nella quale: a) le forze produttive sono ancora insufficienti a conferire alla proprietà statale un carattere socialista; b) la tendenza all'accumulazione primitiva, nata dal bisogno, si manifesta attraverso tutti i pori dell'economia pianificata; c) le norme di distribuzione di natura borghese sono alla base della differenziazione sociale; d) lo sviluppo economico, pur migliorando lentamente la condizione dei lavoratori, contribuisce a formare rapidamente uno strato privilegiato; e) la burocrazia, sfruttando gli antagonismi sociali, è divenuta una casta incontrollata, estranea al socialismo; f) la rivoluzione sociale, tradita dal partito al governo, vive ancora nei rapporti di proprietà e nella coscienza dei lavoratori; g) l'evoluzione delle contraddizioni accumulatesi può portare al socialismo o rigettare la società verso il capitalismo; h) la controrivoluzione in marcia verso il capitalismo dovrà spezzare la resistenza degli operai; i) gli operai in marcia verso il socialismo dovranno rovesciare la burocrazia. La questione sarà risolta in definitiva dalla lotta delle due forze vive, sul terreno nazionale e internazionale.
I dottrinari non saranno soddisfatti di una definizione così facoltativa. Essi vorrebbero formule categoriche: si, si, no, no. Le questioni di sociologia sarebbero ben più semplici se i fenomeni sociali avessero sempre contorni netti. Ma niente è più pericoloso che eliminare, seguendo la precisione logica, gli elementi che contrastano sin da ora con i nostri schemi e possono domani confutarli. Temiamo soprattutto, nella nostra analisi, di fare violenza al dinamismo di una formazione sociale che non ha precedenti e non conosce analogie. Lo scopo scientifico e politico che perseguiamo non è di dare una definizione compiuta di un processo incompiuto, ma di osservare tutte le fasi di un fenomeno, di farne risaltare le tendenze progressiste e reazionarie, di rivelare la loro interdipendenza, di prevedere le diverse varianti dello sviluppo ulteriore e di trovare in questa previsione un punto d'appoggio per l'azione.