Pubblicazioni
Dai processi di Mosca alla caduta di Krusciov



Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
Parte prima
Dai processi di Mosca al Programma transitorio
(1936-1938)

I PROCESSI DI MOSCA

Da I crimini di Stalin, opera finora inedita in lingua italiana, riportiamo il capitolo conclusivo. (1)
La demolizione delle tragiche farse dei processi del '37 può essere ormai considerata ovvia. C'è tuttavia appena bisogno di ricordare che per circa vent'anni le «argomentazioni» di Viscinski e dei suoi degni collaboratori furono riprese e imposte in tutto il movimento comunista internazionale. Peraltro, neppure a circa dieci anni di distanza dal XX congresso i dirigenti del PCUS e dei PC hanno compiuto l'atto di riparazione di cui sono debitori, condannando formalmente i processi e rendendo onore alle vittime, molte delle quali, come è noto, ebbero una parte di primo piano nella storia del partito bolscevico e nella rivoluzione d'ottobre.

Quanto a Trotskij, gli era tanto più agevole cogliere la logica che aveva spinto Stalin a organizzare i processi in quanto già molti anni prima, nel 1927, aveva dichiarato dinnanzi alla commissione di controllo del partito che si accingeva a prendere le prime misure nei suoi confronti: «Siamo tutti vecchi rivoluzionari. Ma si tratta di sapere chi si fucila e secondo quale capitolo [della rivoluzione]. Noi, quando abbiamo fucilato, sapevamo pertinentemente secondo quale capitolo lo facessimo. Ma voi, oggi, vi rendete chiaramente conto secondo quale capitolo vi accingete a fucilarci? Credo che vi accingiate a fucilarci secondo il capitolo ustrialovista (2), secondo il capitolo del termidoro» (3).

Su tutti i piani della vita sociale e politica, la burocrazia è divenuta per il paese fonte di indebolimento, di demoralizzazione e di umiliazione. Anzitutto, nell'economia. Le accuse di sabotaggio distribuite con prodigalità in tutte le direzioni hanno disorganizzato le amministrazioni. Ogni difficoltà reale è interpretata come frutto di una colpa personale. Ogni colpa diviene sabotaggio, non appena esista l'interesse di una tale trasformazione. Ogni regione, ogni quartiere ha fucilato il suo Piatakov locale. Gli ingegneri dei servizi del piano, i direttori dei trusts e delle aziende, i capi-operai tremano per la loro vita. Nessuno vuole accettare una responsabilità qualsiasi. Ma si può anche essere fucilati per mancanza di iniziativa. L'ipertensione del dispotismo conduce all'anarchia. L'economia sovietica ha bisogno di democrazia non meno che di buone materie prime o di olio di grassaggio. Il sistema staliniano non è che un sabotaggio universale dell'economia.
Le cose vanno ancor peggio, se possibile, sul piano della cultura. La dittatura dell'ignoranza e della menzogna soffoca la vita spirituale di un popolo di 170 milioni di abitanti. I recenti processi, con le epurazioni disoneste nei fini e nei metodi, hanno definitivamente istaurato il regno della chiacchiera, della delazione, della viltà e dell'infamia. La scuola sovietica non deforma lo spirito dei bambini meno del seminario cattolico, da cui si distingue solo per una minore stabilita, (gli scrittori, i pedagoghi, gli scienziati che abbiano un minimo di capacità e di indipendenza sono intimiditi, perseguitati, arrestati, deportati, se non addirittura fucilati. Gli inetti e i furfanti trionfano su tutta la linea. Stabiliscono l'itinerario alla scienza e impongono alle arti le regole della creazione. La stampa sovietica diffonde un odore opprimente di marciume.
Che cosa ci potrebbe essere di più disonorante dell'indifferenza della burocrazia per il prestigio internazionale del paese? Gli uomini della grande borghesia internazionale e gli stati maggiori di tutte le potenze conoscono molto meglio della maggior parte delle organizzazioni operaie, ingannate dai loro dirigenti, i retroscena delle imposture giudiziarie e delle epurazioni di Mosca. Gli àuguri del capitalismo, come devono considerare un governo « socialista » che si imbarca in così sporche avventure? Comunque, a Berlino e a Tokyo non si può ignorare che le accuse di tradimento lanciate contro i trotskisti e contro i generali rossi sono pure falsificazioni. Naturalmente, non è il caso di farsi alcuna illusione sulla moralità del governo tedesco, di quello giapponese o di altri ancora. Non si tratta di rivaleggiare nell'applicazione dei dieci comandamenti, ma di valutare la stabilità del regime sovietico. Il governo di Mosca esce completamente disonorato dai processi che organizza. I suoi nemici, come pure i suoi possibili alleati, considerano che la sua forza è nettamente inferiore a quella che era prima dell'ultima epurazione.
E la loro valutazione diviene a sua volta un fattore essenziale dei raggruppamenti internazionali. Il governo dell'URSS, però, indietreggia passo a passo di fronte al suo avversario più debole, il Giappone. Gli articoli e i discorsi rumorosi che fanno seguito alle capitolazioni non ingannano nessuno. L'oligarchia moscovita, mentre fa una guerra all'interno, non è in grado di farla all'esterno. L'abbandono delle isole dell'Amur lascia le mani libere al Giappone nei confronti della Cina. E' molto probabile che Litvinov sia stato incaricato di dire ai diplomatici giapponesi: «In Cina fate quello che vi pare, ma lasciateci tranquilli: noi non interverremo». La casta dirigente se ne infischia di tutto quello che non sia la propria conservazione.
Non meno funesta l'azione diplomatica condotta dalle segreterie dell'Internazionale Comunista. Mai l'Inghilterra e la Francia sarebbero riuscite a imporre alla Spagna rivoluzionaria un governo di controrivoluzione borghese come il gabinetto Negrin. I diplomatici di Londra e di Parigi hanno dovuto questa volta mettere a profitto il meccanismo di trasmissione dell'Internazionale cosiddetta comunista. Obiettivo principale di Stalin, che vuole guadagnarsi la fiducia della borghesia francese e di quella inglese, è di impedire che i lavoratori spagnoli imbocchino la via della rivoluzione socialista. L'aiuto fornito da Mosca al governo di fronte popolare della penisola è stato subordinato all'impegno di una più energica repressione contro il movimento rivoluzionario. Come c'era da aspettarsi, la lotta contro gli operai e i contadini nelle retrovie determina inevitabilmente la sconfitta al fronte. Contro Franco la camarilla moscovita è impotente come lo è contro il Mikado. E come nell'URSS Stalin ha bisogno di capri espiatori su cui far ricadere le sue colpe, così le sconfitte provocate in Ispagna da una politica reazionaria nelle retrovie lo hanno costretto a cercare la salvezza nello sterminio dell'avanguardia rivoluzionaria.
I metodi della falsificazione e delle mescolanze arbitrarie, elaborati a Mosca, sono stati trasportati bell'e pronti a Barcellona e a Madrid. I dirigenti del POUM, che potrebbero solo essere accusati di opportunismo e di indecisione nei confronti della reazione staliniana, sono stati improvvisamente dichiarati «trotskisti » e beninteso alleati del fascismo! Gli agenti della Ghepeù in Ispagna hanno «scoperto» lettere scritte con l'inchiostro simpatico che essi stessi avevano fabbricato, e da cui risultava conformemente alle regole dell'impostura moscovita, il collegamento dei rivoluzionari con Franco. Non mancano i miserabili disposti alla bisogna sanguinosa. L'ex-rivoluzionario Antonov-Ovseenko, che nel 1927 si era pentito dei suoi peccati di oppositore e nel 1936 era stato preso da un'angoscia mortale all'idea di finire a sua volta sul banco degli accusati, aveva scritto su la Pravda di essere pronto a fucilare i trotskisti « con le sue stesse mani » (4). Venne dunque inviato a Barcellona, in qualità di console, e gli fu detto con chi avrebbe dovuto prendersela. L'arresto di Nin, sulla base di un'accusa manifestamente falsa, e il suo misterioso assassinio, sono opera di Antonov-Ovseenko (5). Ma l'iniziativa non era certo sua: imprese simili vengono decise solo su ordine del segretario generale del Comitato centrale...
Stalin ha bisogno di mescolanze arbitrarie in Europa per distogliere l'attenzione della sua politica internazionale sostanzialmente reazionaria e per confermare le mescolanze troppo grossolanamente confezionate nell'URSS. Il cadavere sfigurato di Nin deve servire a provare... che Piantakov era andato effettivamente a Oslo (6). Faccende del genere non si limitano alla Spagna. Da tempo se ne stanno preparando di simili in altri paesi. L'emigrato tedesco Anton Grilewicz, vecchio rivoluzionario irreprensibile, è stato arrestato in Cecoslovacchia come sospetto di .... intelligenza con la Gestapo. Il dossier dell'accusa, senza dubbio fabbricato dalla Ghepeù, fu consegnato bell'e pronto alla polizia cecoslovacca disposta a rendere il servigio (7). I trotskisti, veri o pretesi tali, sono perseguitati soprattutto nei paesi che hanno la sventura di cadere sotto l'influenza di Mosca: la Spagna, la Cecoslovacchia. Non è che l'inizio. Con il favore delle complicazioni internazionali, Stalin, valendosi del personale tutto-fare dell'Internazionale comunista e delle risorse di un'accresciuta produzione dell'oro, conta di arrivare a imporre i suoi metodi in altri paesi. Dovunque, la reazione non chiede che di sbarazzarsi dei rivoluzionari, soprattutto se è un governo straniero, in apparenza rivoluzionario, che si incarica di commettere le falsificazioni e gli assassini con il concorso di « amici » stranieri pagati con il suo bilancio.
Lo stalinismo è il flagello dell'URSS e la lebbra del movimento operaio internazionale. Sul piano delle idee, non è nulla. Questa macchina formidabile continua a sfruttare il dinamismo della più grande delle rivoluzioni sociali e la tradizione del suo eroismo vittorioso. Dalla funzione creatrice della violenza rivoluzionaria in certi momenti della storia, Stalin, con la mediocrità che lo caratterizza, ha dedotto l'onnipotenza della violenza in generale. Senza rendersene conto, è passato dalla violenza rivoluzionaria esercitata contro gli sfruttatori alla violenza controrivoluzionaria esercitata contro i lavoratori. Così, dietro le vecchie formule, si realizza la liquidazione della rivoluzione d'ottobre.
Nessuno — non faccio eccezione neppure per Hitler — ha recato al socialismo colpi così mortali. Hitler attaccava le organizzazioni operaie dall'esterno. Stalin le attaccava dall'interno. Hitler distrugge il marxismo. Stalin lo prostituisce. Non c'è principio che rimanga intatto, non c'è idea che non venga insozzata. Le stesse espressioni «socialismo » e « comunismo » sono gravemente compromesse da quando gendarmi assolutamente incontrollati e brevettati come «comunisti » definiscono socialismo il regime che impongono. Scoraggiante profanazione! La caserma della Ghepeù non è l'ideale della classe operaia militante. Socialismo vuoi dire regime perfettamente trasparente in cui i lavoratori si auto-amministrino. Il regime staliniano si basa sul complotto dei governanti contro i governanti. Socialismo vuoi dire costante avvio verso l'eguaglianza. Stalin ha eretto un sistema di scandalosi privilegi. Il socialismo ha come oggetto il completo sviluppo della persona. Dove e quando la persona è stata oltraggiata come nell'URSS? Il socialismo non vale niente senza rapporti tra gli uomini disinteressati, umani, onesti. Il regime staliniano ha fatto penetrare nei rapporti sociali e individuali la menzogna, l'arrivismo e il tradimento. Stalin non determina la marcia della storia: sappiamo le cause oggettive che hanno preparato la reazione nell'URSS. Ma non senza ragione Stalin si è trovato sulla cresta dell'onda termidoriana. Ha saputo dare la più funesta espressione agli appetiti voraci di una nuova casta. Non è responsabile della storia. Ma è responsabile di quello che fa e della sua funzione nella storia.
I codici più severi non hanno pene sufficienti per i dirigenti di Mosca e innanzi tutto per il loro capo. Se tuttavia abbiamo messo in guardia più volte la gioventù sovietica contro il terrorismo individuale che nasce così facilmente sulla terra russa, impastata di arbitrio e di violenza, non lo abbiamo fatto per ragioni ideali, bensì per considerazioni politiche. Gli atti di disperazione non mutano il sistema e non fanno che facilitare le repressioni sanguinose degli usurpatori. Neppure come « vendetta » gli attentati possono dare soddisfazione. Che valore avrebbe la perdita di una decina di alti burocrati in confronto ai crimini della burocrazia? Si tratta di mettere a nudo i criminali dinnanzi alla coscienza dell'umanità e di gettarli poi tra i rifiuti della storia. Solo questo potrebbe soddisfarci.
Come la burocrazia nazista, la burocrazia sovietica conta, è vero, su di una dominazione di mille anni. I regimi soccombono solo se mancano di energia nella repressione: questa è la sua idea. La ricetta è semplice: facendo cadere tempestivamente ogni testa in grado di pensare criticamente, si assicura la perennità del regime. Durante il periodo in cui la burocrazia sovietica assolveva funzioni relativamente progressiste — in larga misura analoghe a quelle assolte in passato in Occidente dalla burocrazia capitalista —, Stalin ha conseguito successi vertiginosi. Questo periodo è stato breve. Nel momento stesso in cui Stalin si convinceva della infallibilità del suo «metodo», la burocrazia sovietica terminava la sua missione e cominciava a marcire, sin dalla prima generazione. Di qui i nuovi processi, le nuove accuse contro gli avversari, e tutto quello che al filisteo medio sembra cadere da un cielo senza nubi.
La sanguinosa epurazione ha consolidato o indebolito il potere di Stalin? La stampa mondiale fornisce in proposito valutazioni equivoche e duplici. Sulle prime le imposture moscovite hanno indotto tutti a pensare che un regime costretto a ricorrere a simili messe in scena non poteva essere di lunga durata. La stampa più conservatrice, le cui simpatie erano sempre andate alla casta dirigente sovietica in lotta contro la rivoluzione, non tardava ad avere un'evoluzione. Stalin aveva liquidato l'opposizione, ringiovanito la Ghepeù, eliminato i generali poco mansueti mentre il popolo taceva: dunque, aveva consolidato il suo potere. A prima vista queste due valutazioni appaiono ragionevoli. Ma solo a prima vista.
Il significato sociale e politico delle epurazioni è evidente: gli strati dirigenti eliminano chiunque ricordi il passato rivoluzionario, i principi del socialismo, la libertà, l'uguaglianza, la fraternità, i compiti attuali della rivoluzione mondiale. La ferocia delle repressioni rivela l'odio della casta privilegiata per i rivoluzionari. In questo senso l'epurazioni accresce l'omogeneità degli strati dirigenti e sembra senz'altro consolidare il potere di Stalin.
Consolidamento apparente. Stalin stesso resta un prodotto della rivoluzione. La sua cerchia più ristretta, l'Ufficio politico, è composto da uomini abbastanza insignificanti, ma per lo più legati per il loro passato al bolscevismo. L'aristocrazia sovietica, che si è servita con successo del gruppo staliniano per sbarazzarsi dei rivoluzionari. Non ha né rispetto né simpatia per gli attuali capi. Intende liberarsi completamente dalle costrizioni del bolscevismo, sia pure deformato, di cui Stalin ha ancora bisogno per disciplinare i suoi. Domani Stalin sarà un peso per la casta dirigente.
La cosa più grave, e di gran lunga, è che l'epurazione della burocrazia dagli elementi eterogenei è pagata al prezzo di una rottura sempre più profonda con il popolo. Non è esagerato dire che l'atmosfera della società sovietica è satura d'odio contro i privilegiati.
Stalin si convincerà sempre di più che non basta semplicemente essere decisi a fucilare chiunque per salvare un regime che sopravvive a se stesso: Il crescente odio che il popolo nutre per la burocrazia e l'odio sordo che la maggioranza della burocrazia stessa nutre per Stalin, scuotono ineluttabilmente l'apparato stesso della repressione, creando le condizioni della caduta del regime.
Il bonapartismo sovietico è sorto dall'antagonismo fondamentale tra la burocrazia e i1 popolo e dall'antagonismo complementare tra i rivoluzionari e i termidoristi in seno alla burocrazia. Stalin si è elevato al potere appoggiandosi alla burocrazia contro il popolo, sui termidoriani contro i rivoluzionari. In momenti critici, è stato tuttavia costretto a cercare l'appoggio dei rivoluzionari e, con il loro concorso, l'appoggio del popolo contro i privilegiati troppo impazienti. Ma non si può appoggiarsi su un antagonismo che porta all'abisso. Di qui il passaggio obbligato al «monolitismo» termidoriano, con l'annientamento delle ultime vestigia di spirito rivoluzionario e con la repressione delle minime iniziative politiche da parte delle masse. Pur salvando momentaneamente il potere di Stalin, la sanguinosa epurazione mina per sempre le basi sociali e politiche del bonapartismo.
Stalin sembra prossimo al termine della sua tragica missione. Quanto più crede di non aver bisogno di nessuno tanto più si avvicina l'ora in cui nessuno avrà bisogno di lui. Se la burocrazia, dopo aver trasformato le forme della proprietà, riesce a far sorgere dal suo seno una nuova classe possidente, questa classe si darà nuovi capi, senza passato rivoluzionario — e più colti. Stalin non sarà probabilmente ringraziato per il compito assolto. La controrivoluzione senza maschera si sbarazzerà di lui accusandolo, per esempio, di....trotskismo. In questo caso Stalin cadrebbe vittima di una mescolanza arbitraria del tipo corrente. Ma l'umanità entra nuovamente in una fase di guerre e di rivoluzioni. I regimi politici e così pure i regimi sociali crolleranno come castelli di carte. E' del tutto possibile che gli sconvolgimenti sismici rivoluzionari d'Europa e d'Asia facilitino il rovesciamento dello stalinismo da parte delle masse lavoratrici, prevenendo il suo abbattimento da parte della controrivoluzione capitalista. In questo caso, Stalin potrebbe contare ancora meno sulla riconoscenza.
La memoria degli uomini è generosa quando le misure draconiane sono al servizio di grandi obiettivi storici. La storia non perdonerà, invece, una sola goccia del sangue offerto al nuovo Moloch dell'arbitrio e del privilegio. Il nostro senso morale trova il suo soddisfacimento più alto nella convinzione incrollabile che il castigo storico sarà proporzionato al crimine. La rivoluzione aprirà tutti gli archivi segreti, farà la revisione di tutti i processi, riabiliterà i calunniati, innalzerà monumenti alle vittime, riserverà ai carnefici un'eterna maledizione. Stalin scomparirà dalla scena sotto il peso dei suoi crimini, come l'affossatore della rivoluzione e come la più sinistra figura della storia (8).



(1) La traduzione è ricavata dal testo francese: Les crimes de Statine, Paris, Crassei, 1937.
(2) Ustrialov era un nazionalista, membro del governo reazionario di Kolciak; già nel periodo della NEP aveva invitato i suoi seguaci alla collaborazione con il nuovo regime allo scopo di favorirne un'involuzione. Durante la seconda guerra mondiale, egli collaborò a giornali di Mosca.
(3) Da La révolution défigurèe, Paris, Rieder 1929, pp. 126-127. La traduzione italiana è stata pubblicata nel 1956, a cura dell'editore milanese Schwarz.
(4) Antonov-Ovseenko venne successivamente eliminato da Stalin. (n.d.t.)
(5) Andres Nin, al momento dell'assassinio, era uno dei principali dirigenti del POUM (Partido Obrero de Unificacion Marxista), (n.d.t.)
(6) Un inesistente viaggio di Piatakov a Oslo era uno dei principali punti d'accusa di uno dei processi di Mosca, (n.d.t.)
(7) La supposizione è stata poi confermata da Ignazio Reiss, membro dei servizi sovietici all'estero, dopo il suo passaggio all'opposizione nel 1937. (n.d.t.)
(8) Alla fine del XXII congresso, nell'ottobre del 1961, veniva annunciata l'erezione di un monumento alle vittime di Stalin. Tale decisione non è stata poi tradotta nella realtà (n.d.t.)