Pubblicazioni
Dai processi di Mosca alla caduta di Krusciov
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Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
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Parte seconda
L'URSS del dopoguerra
(1945-1953)
PROSPETTIVE MONDIALI
E LA IV INTERNAZIONALE NEL 1951
Le Tesi sulle prospettive internazionali e l'orientamento della IV Internazionale, approvate dal III congresso mondiale nell'agosto 1951, mentre era in corso la guerra di Corea e la tensione internazionale cresceva di continuo, contengono un riesame critico di alcune interpretazioni e prospettive del II congresso. La rettifica fondamentale riguarda la valutazione dei rapporti di forza su scala mondiale, la cui evoluzione, in linea generale, viene ora giudicata sfavorevole all'imperialismo. L'elemento che più aveva influito su questa valutazione era stato evidentemente l'esito vittorioso della rivoluzione cinese. Una rettifica importante era introdotta anche a proposito dello sviluppo dell'economia sovietica, rivelatasi in grado di ritmi di incremento considerevoli, nonostante l'ostacolo delle strutture burocratiche e di tutta una serie di orientamenti imposti dalla direzione staliniana.
Alla questione della tendenza verso una terza guerra mondiale e dei ritmi di questa tendenza già si è accennato nella prefazione.
1) Essendo fallito nei molteplici tentativi fatti dopo l'ultima guerra per arrestare il disgregamento del proprio sistema mondiale e restaurare il proprio equilibrio, e trovandosi minacciato da una nuova crisi di sovrapproduzione, l'imperialismo si lancia di nuovo nella preparazione accelerata, militare e politica, di una nuova guerra.
2) Questa tendenza alla guerra, inerente al sistema imperialista nella sua fase di decadenza e di decomposizione, esisteva naturalmente sin dalla fine della guerra mondiale e l'inizio della «guerra fredda». Ciononostante, quel che caratterizza essenzialmente il corso recentemente adottato dalla politica degli imperialisti, è il passaggio da una preparazione essenzialmente ideologica di una nuova guerra (per mezzo di una crociata antisovietica e anticomunista in generale) a una più precisa preparazione politica e militare della guerra. Questa svolta si concretizza nell'orientamento fondamentale dell'economia dei principali paesi capitalisti verso un'economia di armamenti e di guerra, nella subordinazione di tutti i loro «piani» e idee (Piano Schuman, Piano Marshall, Unificazione Europea) ad un carattere militare.
3) A questa evoluzione della politica imperialista la burocrazia sovietica oppone l'accelerazione dei propri armamenti e piani militari, la più totale integrazione dei paesi satelliti nella sua orbita economica e politica, gli sforzi per impedire uno sviluppo autonomo della rivoluzione cinese per utilizzarla ai propri fini e, da parte dei partiti comunisti, una politica di ostruzionismo ai piani antisovietici della borghesia, una politica di disturbo e di pressione sulla borghesia stessa al fine di obbligarla a un compromesso, che allontanerebbe lo scoppio della guerra.
4) Per ragioni fondamentali che derivano dalla sua stessa natura, la burocrazia sovietica, malgrado le apparenze, teme la brusca rottura di ogni equilibrio, teme il risveglio e il trionfo nel mondo delle forze rivoluzionarie, anche se queste sono guidate durante la prima tappa dai partiti comunisti e persegue una politica essenzialmente conservatrice e difensiva, basata soprattutto sul rafforzamento economico, diplomatico e militare del proprio bastione, l'URSS. Da questo punto di vista il tentativo di mettere sullo stesso piano il carattere aggressivo ed espansionista, per la sua stessa natura, della politica imperialista, di cui la guerra non è che il necessario sviluppo, e la politica della burocrazia sovietica, e parlare di eguali aspirazioni sia degli USA sia dell'URSS alla dominazione mondiale, è affogare nella confusione teorica, da cui deriva tutta una serie di conclusioni politiche errate nella loro stessa base.
5) Malgrado l'orientamento, oggi rafforzato, dell'imperialismo verso la guerra, le prospettive di compromesso temporaneo tra l'URSS e gli USA restano sempre aperte. L'imperialismo è cosciente dei rapporti di forza attualmente sfavorevoli, che gli impedirebbero di vincere una guerra scatenata contro l'URSS, i suoi satelliti europei e la Cina, guerra, che, per forza di cose, si trasformerebbe subito in guerra civile internazionale. Benché questo non significhi che in tutti i paesi simultaneamente o sin dall'inizio la guerra prenderebbe necessariamente l'aspetto di guerra civile, la sua tendenza generale dominante sarà quella di una guerra civile internazionale. L'imperialismo non può contare su una resistenza di una qualche efficacia di nessun paese dell'Europa Occidentale che rischierebbe in caso di guerra, di passare rapidamente nella sua totalità sotto il controllo delle armate sovietiche, dei partiti comunisti o delle masse rivoluzionarie. E l'intera Asia può anche subire in breve tempo la stessa sorte.
Per conseguenza, in caso di una guerra provocata nel momento attuale dall'imperialismo, questo dovrebbe affrontare una situazione, in cui, in pratica, l'imperialismo americano, assecondato in parte dall'imperialismo inglese, dovrebbe affrontare la coalizione dell'Europa intera e dell'Asia, passate sotto il controllo delle forze avverse. D'altronde gli avvenimenti di Corea hanno già in parte dimostrato che una guerra generale nel suo sviluppo darà un impulso potente alla radicalizzazione delle stesse masse americane, distruggendo la loro fiducia nei partiti e nello stato borghese e aprendo la strada a sviluppi rivoluzionari su scala gigantesca. Con tale rapporto di forze la vittoria dell'imperialismo diverrebbe problematica in presenza di un caos universale.
6) Per questa ragione è molto più probabile che l'imperialismo prolunghi il periodo della sua preparazione sinché non avrà raggiunto il limite della propria capacità ad ammortizzare la crisi economica e a mantenere il suo controllo sulle masse americane. Tanto più, d'altra parte, gli sarà possibile proseguire su questa linea, in quanto la burocrazia sovietica, preoccupata anch'essa, per ragioni sue, di evitare lo scoppio di una guerra generale, si presterà a concludere limitati compromessi parziali od anche più estesi, e alla politica di divisione in zone di influenza e di vantaggi reciproci.
7) Sono i progressi realizzati nella stabilizzazione dell'economia e dei rapporti di classe in Europa Occidentale, di alcune posizioni chiave in Asia e nel programma di armamenti in corso di esecuzione, che decideranno in parte, nei prossimi anni, del grado di preparazione dell'imperialismo per scatenare e vincere una guerra generale. Se l'imperialismo riuscisse nei prossimi anni a stabilizzare e a riarmare seriamente la «comunità atlantica» (integrandovi la Germania Occidentale) e certe basi asiatiche importanti (Giappone, Filippine, Corea, Formosa, Vietnam, Indonesia, Medio Oriente), e a mantenere il suo controllo sulle masse americane, si potrebbe allora concludere che esisterebbe un rapporto di forze tale da permettere all'imperialismo di considerare come molto probabile la propria vittoria in una guerra mondiale.
8) Tuttavia questi preparativi dell'imperialismo saranno inevitabilmente ostacolati dalla resistenza che le masse dell'Europa Occidentale opporranno, assieme a quella dei paesi asiatici e degli stessi Stati Uniti, ad un nuovo abbassamento del livello di vita e alla distruzione delle loro libertà, destinati a permettere alla borghesia l'esecuzione del suo programma di riarmo e di guerra.
9) L'orientamento dell'economia capitalistica verso l'economia degli armamenti potrà, per un certo periodo, evitare un approfondimento della crisi di sovrapproduzione che già dilagava ovunque, mantenere l'attività economica al livello del 1950 e superarlo in certi casi. Ma nello stesso tempo essa provocherà una nuova spinta inflazionistica e l'abbassamento del livello di vita delle masse, dovendo necessariamente una parte del loro potere d'acquisto finanziare il programma di armamenti della borghesia. Tuttavia il margine di equilibrio instabile, cui la borghesia è a stento pervenuta nei paesi capitalisti, è talmente ristretto che rischia, nella nuova congiuntura, di sparire di nuovo rapidamente. Lo stesso imperialismo americano rischia questa volta di raggiungere i limiti della sua capacità a combinare, come ha fatto sinora, una politica interna di welfare state, i suoi preparativi militari e il sostegno degli altri paesi capitalisti.
10) In effetti, se la borghesia persiste nel proseguire il suo colossale programma di armamenti, necessario per evitare temporaneamente l'approfondimento della crisi economica e per affrontare con fiducia l'eventualità di una guerra generale, sarà costretta ad abbandonare qualsiasi tentativo di unire una politica di «giustizia sociale» alla preparazione intensa della guerra e sarà costretta ad abbassare notevolmente, ovunque, anche negli USA, il livello di vita delle masse. Essa riuscirà in questo compito solo spezzando l'inevitabile resistenza delle masse, attraverso una serie di lotte molto ampie che decideranno in definitiva delle possibilità della borghesia di fare la guerra.
Malgrado la direzione staliniana e riformista del movimento operaio nei paesi dell'Europa Occidentale e malgrado il ruolo proditorio della burocrazia sindacale negli Stati Uniti, in nessun luogo ancora la borghesia può contare di riuscire ad infliggere nei prossimi anni una serie di disfatte decisive al proletariato e ad instaurare dei regimi «forti», dittatoriali o fascisti, capaci di condurre la guerra. Questo è in particolare il caso della Germania Occidentale, dell'Italia, della Francia, dell'Inghilterra. Le reazioni delle masse americane avranno naturalmente un'importanza particolare e potranno determinare profonde modifiche nell'evoluzione della situazione internazionale e nel ritmo dei preparativi di guerra.
11) Affinché il movimento della IV Internazionale possa corrispondere, come per il passato, ad un'esigenza storica, possa inserirsi con successo nel movimento operaio e adottare un atteggiamento corretto per quanto riguarda le prospettive di guerra, è necessario riaffermare e precisare le posizioni programmatiche in una serie di problemi tra i quali quelli dell'URSS e dello stalinismo.
Le posizioni assunte dalle correnti antistaliniste non trotzkiste nel movimento operaio e l'evoluzione della politica del governo e del Partito Comunista Iugoslavo riguardo la guerra coreana, hanno dimostrato ancora una volta che è impossibile adottare di fronte all'evoluzione della situazione internazionale e alle prospettive di guerra un corretto atteggiamento di classe senza una giusta valutazione dell'URSS e dello stalinismo, della loro natura e delle prospettive della loro evoluzione.
12) Malgrado l'estrema degenerazione della burocrazia staliniana, l'URSS non è ridiventata un paese capitalista e la struttura della sua economia, realizzata grazie alla Rivoluzione d'Ottobre e all'espropriazione della borghesia, non è sottoposta alle leggi del capitale finanziario, definito dalla teoria leninista dell'imperialismo. Essa si distingue fondamentalmente, qualitativamente dal capitalismo, anche dal più avanzato, in cui esistono tendenze alla statizzazione e alla pianificazione economica, ma non vengono mai integralmente realizzate e restano subordinate agli interessi e agli antagonismi dei gruppi monopolistici privati. Esse d'altronde sono costantemente minate dalla moltitudine dei liberi produttori, piccoli e medi, che riproducono quotidianamente il capitalismo privato ed impediscono qualsiasi pianificazione vera.
La statizzazione di tutti i mezzi di produzione e la pianificazione dell'economia, che distinguono l'URSS, e, in minor misura, il processo iniziatosi nelle «democrazie popolari», non sono il risultato di una organica evoluzione del regime capitalista verso un capitalismo di stato, ma il prodotto di una precisa lotta di classe (sia pure deformata nel caso delle «democrazie popolari» dall'intervento burocratico-militare dello stalinismo) che è giunta a rovesciare le classi possidenti e l'imperialismo. I cambiamenti di struttura economica e sociale in questi paesi risultano da cambiamenti bruschi, in seguito ad una lotta nel quadro dei rapporti di forza delle classi e non ad una generale evoluzione del capitalismo verso il capitalismo di stato.
Nonostante l'estremo carattere parassitario della burocrazia sovietica, che è divenuta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo economico, non si può affermare che nell'Unione Sovietica le forze produttive stagnino o abbiano cessato di progredire. E' una prova supplementare delle possibilità del sistema di economia statizzata e pianificata, possibilità che la burocrazia non ha potuto ancora distruggere completamente.
13) La burocrazia sovietica non è ridiventata una classe capitalista e non è neppure una classe di tipo nuovo. Essa rimane legata in grandissima parte all'attuale struttura economica dell'URSS, di cui essa comprende i vantaggi e dalla quale attinge i propri privilegi. Essa è sottoposta a pressioni, lotte e differenziazioni nel suo seno, provocate dall'eterogeneità sociale dei suoi strati, dalla pressione delle masse sovietiche e da quella del proletariato internazionale e dell'imperialismo. Essa continua a racchiudere e ad esprimere nella sua politica gli elementi, duplici e contradditori nella loro unità dialettica, della sua posizione attuale di casta privilegiata giunta al potere in uno stato di origine operaia e di struttura anticapitalistica. La burocrazia non può arrendersi all'imperialismo senza scomparire come tale nell'URSS; non può d'altra parte appoggiarsi sul proletariato e sull'estensione della rivoluzione mondiale, in quanto ciò stimolerebbe la lotta delle masse sovietiche per rovesciarla. Questa estensione eliminerebbe d'altra parte, con l'organizzazione e il rapido sviluppo delle forze produttive nel mondo, le ragioni oggettive dell'esistenza e soprattutto dell'onnipotenza di qualsiasi burocrazia. La burocrazia persegue una politica di equilibrio tra l'imperialismo e il proletariato, utilizzando l'uno contro l'altro al fine di preservare prima di tutto le sue posizioni nell'Unione Sovietica.
14) Il controllo della burocrazia sovietica sulle direzioni dei partiti comunisti si è prodotto attraverso la degenerazione della III Internazionale, la cui base è rimasta profondamente legata alla rivoluzione d'Ottobre e all'URSS. Manipolando a proprio piacimento queste direzioni, la burocrazia utilizza i partiti comunisti come strumenti della sua politica internazionale. Le direzioni di questi partiti si prestano a questo giuoco essendo anch'esse composte da elementi burocratizzati, che derivano la loro influenza sulle masse e i loro privilegi specialmente dal fatto di apparire alle masse come i mandatari designati dalla Rivoluzione d'Ottobre e dall'URSS, «patria socialista».
Tuttavia i partiti comunisti, là dove essi sono ancora organizzazioni di massa, che raggruppano, soprattutto dopo l'ultima guerra, in molti paesi dell'Europa e dell'Asia la parte più rivoluzionaria della
classe operaia e dei contadini poveri, non possono lasciarsi ridurre ad essere, in ogni circostanza, delle semplici agenzie di trasmissione e di esecuzione degli ordini della burocrazia sovietica. Non si potrà adottare verso di essi una politica giusta e non si potrà spiegare il caso del Partito Comunista Jugoslavo né altri casi analoghi che si sono presentati e si presenteranno inevitabilmente in avvenire, particolarmente nella prospettiva di una guerra contro l'URSS, se non si comprende completamente la dialettica dei partiti comunisti e i loro rapporti con il movimento delle masse.
15) Per la loro direzione che è subordinata alla burocrazia sovietica, per la loro base, per i loro rapporti con la classe operaia e le masse povere in generale, i partiti comunisti non possono essere esattamente definiti dei partiti riformisti. Essi racchiudono elementi contradditori, che sono stati messi chiaramente in luce sin dall'epoca del patto tedesco-sovietico del 1939. Tra l'imperialismo e la burocrazia sovietica, essi si allineano invariabilmente e senza notevoli diserzioni dalla parte della burocrazia sovietica, persino nelle sue svolte più brusche. D'altra parte nella misura in cui essi si legano ad un reale movimento rivoluzionario di massa, subiscono la sua pressione e possono, in certe condizioni favorevoli, andare al di là degli scopi che la burocrazia sovietica assegna loro ed abbozzare un orientamento rivoluzionario. Ciò significa, più precisamente, la possibilità che questi partiti posti in tali condizioni favorevoli, si vedano obbligati ad intraprendere una lotta per il potere contro le classi possidenti e l'imperialismo. Ciò che sarebbe antimarxista non è il constatare questa possibilità, provata sia dall'esperienza del PC Jugoslavo sia, in parte, da quella del Partito Comunista Cinese, ma raffermare che il peso dell'apparato burocratico è in ogni circostanza più decisivo della pressione del movimento di massa. Le condizioni oggettive determinano a lungo andare il carattere e la dinamica del movimento di massa che, portato ad un certo livello, può aver ragione di tutti gli ostacoli soggettivi sulla via rivoluzionaria. Questa concezione continua ad essere alla base del nostro ottimismo rivoluzionario e chiarisce il nostro atteggiamento verso i partiti comunisti.
Nel caso di sollevamenti rivoluzionari di massa, come quelli prodottisi durante la guerra in Jugoslavia, in Cina e recentemente in Corea e come quelli che si produrranno inevitabilmente nella prospettiva suesposta, non è escluso che certi partiti comunisti possano essere trascinati, col grosso delle loro forze, fuori della ristretta orbita della burocrazia sovietica e possano abbozzare un orientamento rivoluzionario. A partire da quel momento cesseranno di essere esattamente dei partiti staliniani, semplici strumenti della politica della burocrazia sovietica e si presteranno ad una differenziazione e ad una linea politica autonoma.
La IV Internazionale non può permettersi di rinnovare, in caso di nuove sollevazioni rivoluzionarie dirette dai partiti comunisti, gli errori di valutazione commessi m passato per la Jugoslavia o per la Cina. Al contrario, cosciente della lotta gigantesca che sorgerà nella congiuntura di una guerra generale, fintantoché il rapporto di forze in Europa o in Asia non mutasse profondamente in favore della borghesia e dell'imperialismo, e della lotta già impegnata in parecchi paesi coloniali, essa deve rivolgere la massima attenzione all'evoluzione dei partiti comunisti che hanno una base di massa e deve trovare i mezzi per inserirsi nel movimento delle masse ed influenzare la base di questi partiti.
16) Se si comprende correttamente la natura della burocrazia, dei partiti comunisti e dei loro mutui rapporti e dei rapporti col movimento delle masse, non si può pensare ad un qualunque avvenire
teorico dello stalinismo, cioè della burocrazia sovietica. Coloro che parlano della possibilità di un'espansione mondiale dello stalinismo e di una possibile era di dominio del «capitalismo burocratico» o del «collettivismo burocratico» staliniano, partono da considerazioni teoriche fondamentalmente errate sull'URSS e sullo stalinismo. Essi deducono «l'espansionismo sovietico» e la sua sedicente tendenza alla dominazione mondiale, o da una struttura «capitalista, monopolista» dell'URSS che la spingerebbe, come i paesi dominati dal grande capitale finanziario, ad una politica imperialista, o dal carattere «totalitario» di questa politica. Essi considerano, d'altra parte, che le premesse economico-sociali di una burocrazia analoga a quella dell'URSS esistono già nel movimento dei partiti comunisti e permetterebbero di instaurare dappertutto, in caso di vittoria di questi partiti, un potere politico analogo a quello dell'URSS. In realtà la burocrazia sovietica non persegue in alcun modo una politica «di espansione » ed ogni allargamento del potere «stalinista » nel mondo, introduce, al contrario, contemporaneamente al passeggero rafforzamento del prestigio staliniano, degli elementi di disgregazione di questo potere.
17) L'estensione dell'influenza della burocrazia sovietica nell'Europa Orientale non è una prova della politica di «espansione» sistematica, cui la burocrazia sovietica, proprio come l'imperialismo si troverebbe costretta. La burocrazia sovietica ha esteso la propria area di influenza a questi paesi solo in seguito a condizioni particolarmente favorevoli create dalla guerra, grazie all'accordo che essa ha potuto concludere con l'imperialismo «democratico» e grazie all'estrema decomposizione del regime capitalista in questi paesi, dove per abbatterlo non fu necessaria nessuna ampia lotta rivoluzionaria.
Per sino in queste condizioni estremamente favorevoli la burocrazia procedette in questi paesi con prudenza, si mostrò, in principio, ancora pronta a fare delle concessioni all'imperialismo e consolidò per gradi successivi il suo assoluto controllo sulle masse prima di decidersi ad accelerare l'integrazione di questi paesi nella propria orbita economica e politica.
In tutti gli altri paesi capitalisti, che essa considerava come dipendenti dall'influenza imperialista, e persino in paesi come la Jugoslavia, la Grecia e la Cina, dove il movimento delle masse aveva già progressivamente colpito il potere diretto della borghesia, la burocrazia sovietica ha sabotato lo sviluppo rivoluzionario e la presa del potere. Inoltre, l'integrazione alla quale la burocrazia procede attualmente nell'Europa Orientale, richiese in parecchi casi, specialmente dove il partito comunista rappresentava una forza reale legata ad un reale movimento di massa (come in Bulgaria e in Cecoslovacchia e in parte in Polonia), la distruzione degli apparati autonomi dei partiti comunisti e la loro sostituzione con funzionari della Ghepeù, direttamente manovrati dal Kremlino.
18) La burocrazia sovietica si oppone fondamentalmente per sua natura allo sviluppo delle forze rivoluzionarie nel mondo ed è escluso che, anche nel caso di una guerra generale contro 1TJRSS, essa possa spingere i partiti comunisti a prendere il potere in regioni del mondo che essa non potrà controllare, tra l'altro, ad es., negli Stati Uniti, che sono tuttavia la cittadella dell'imperialismo.
Benché il carattere controrivoluzionario della burocrazia resti immutato (sia nel suo tradimento di rivoluzioni operaie, che consegna all'imperialismo, sia nello strangolamento di movimenti operai indipendenti), la possibilità che essa ha di sostenere questo ruolo con successo è determinato non solo dalle sue intenzioni o dai suoi desideri soggettivi, ma da una situazione oggettivamente rivoluzionaria e che, a causa della sua ampiezza e della sua intensità, diviene sempre più difficile distruggere e mantenere in canali burocratici rigidi o sotto un controllo poliziesco. Gli sviluppi in Jugoslavia e in Cina non sono che un'immagine anticipata degli avvenimenti futuri nella congiuntura della guerra civile internazionale.
Solo partendo da tale profonda comprensione della natura della burocrazia sovietica, ci si può sbarazzare dell'incubo della «dominazione» stalinista, si può denunciare il ruolo controrivoluzionario della burocrazia in tutto il mondo, comprendere e sfruttare i concreti rapporti contraddittori che esistono tra questa, i partiti comunisti ed i movimenti di massa, ed appoggiare a fondo ogni movimento rivoluzionario, anticapitalista ed antimperialista, che restringa ancora di più la base dell'imperialismo nel mondo, anche se questo movimento, in una prima fase, è condotto da una direzione ligia agli stalinisti.
E' a questo prezzo e con questa tattica che il proletariato rivoluzionario supererà lo stalinismo.
19) Ai tentativi dell'imperialismo per ritrovare un equilibrio e risolvere sia pure in modo passeggero la propria crisi reintroducendo nella propria orbita i mercati dell'URSS, delle democrazie popolari, della Jugoslavia, della Cina e delle regioni asiatiche in rivolta, la IV Internazionale opporrà la difesa di tutti questi paesi e delle rivoluzioni popolari nelle colonie. Questa concezione della difesa non si applica nel caso della Germania Orientale e della zona d'occupazione sovietica in Austria. In nessun modo il compito di rovesciare la burocrazia sovietica e di spezzare il suo controllo sul movimento operaio potrà essere affidato all'imperialismo,
D'altra parte difendere questi paesi e le rivoluzioni popolari in Asia, che sfuggono attualmente a1 controllo diretto dell'imperialismo, non significa soltanto operare, per mantenere ed aggravare lo squilibrio e la crisi dell'imperialismo e di conseguenza rafforzare il potenziale rivoluzionario oggettivo. Significa anche, alla lunga, minare il potere della burocrazia sovietica dall'interno del campo rivoluzionario, poiché soltanto l'allargamento e il rafforzamento della crisi rivoluzionaria mondiale indeboliranno il potere della burocrazia ed apriranno le prospettive della sua eliminazione in un senso progressivo.
20) Per le masse proletarie e coloniali l'alternativa non è la «democrazia» borghese, così mutilata e sfigurata quale ancora sussiste in qualche paese, o il giogo della burocrazia sovietica. L'imperialismo, che per sopravvivere è obbligato ad abbassare costantemente il livello di vita delle proprie masse metropolitane e a distruggere progressivamente le loro libertà, condanna il proletariato e le masse coloniali dei paesi che esso controlla, a un regime di fame e di dittatura poliziesca aperta alla Franco, alla Tsaldaris, alla Ciang-Kai-Scek, alla Syngman Rhee, alla Bao-Dai. Sotto tali regimi la propaganda staliniana rimarrà sempre viva e in assenza di una forza e di una soluzione veramente proletarie le loro masse si presteranno ancora all'influenza dei partiti comunisti.
21) Per essere efficace e contribuire veramente al1'evoluzione storica, la politica del proletariato rivoluzionario non deve partire da ciò che dovrebbe essere, ma da ciò che è, e deve saper passare da una situazione ad una tappa superiore conservando tutto ciò che si è acquisito nella lotta rivoluzionaria passata. Essa deve saper sfruttare gli elementi contraddittori e transitori dell'evoluzione complessa, non rettilinea che la degenerazione dell'URSS e lo stalinismo hanno resa ancor più difficile. La difesa dell'URSS, delle «democrazie popolari» dell'Europa, della Jugoslavia e della Cina non significa difesa della burocrazia sovietica o della politica delle direzioni staliniane dei partiti comunisti. La difesa dell'URSS costituisce una linea strategica della IV Internazionale e non una parola d'ordine in sé. E le sue applicazioni tattiche rimangono, come per il passato, subordinate al libero sviluppo del movimento di massa, contro ogni tentativo della burocrazia sovietica, della armata rossa e delle direzioni staliniste per soffocarlo e spezzarlo.
In nessun paese dell'orbita sovietica il proletariato governa direttamente e in nessun paese il rovesciamento del regime capitalistico ha aperto la via a una libera evoluzione verso il socialismo e il comunismo. L'espropriazione politica del proletariato da parte della burocrazia costituisce l'ostacolo principale ad una tale evoluzione e mantiene il proletariato in condizioni di crescente diseguaglianza e di oppressione burocratica e politica, accresciuta in rapporto a certe forme «democratiche» del regime borghese.
Tuttavia, per superare questa situazione in cui il rovesciamento del capitalismo e dell'imperialismo fu seguito dall'espropriazione politica del proletariato, è necessario combinare la lotta contro la burocrazia alla conservazione di quanto è stato conquistato: il rovesciamento del regime capitalista, l'espropriazione della borghesia, dei feudatari, dell'imperialismo, la statizzazione e la pianificazione dell'economia. Solo il proletariato rivoluzionano è capace di una tale lotta combinata, imposta dalla dialettica dell'evoluzione, mentre la vittoria dell'imperialismo sull'URSS, le «democrazie popolari», la Cina e le rivoluzioni coloniali significherebbe la disfatta della rivoluzione mondiale, una marcia storica all'indietro di tutto il processo rivoluzionario della nostra epoca.
22) La IV Internazionale non ha cessato e non cesserà di operare per il rovesciamento della burocrazia sovietica e delle sue propaggini nell'Europa Orientale per opera del proletariato rivoluzionario; e così non cesserà di smascherare i miti della burocrazia sovietica e stalinista in generale intorno al «socialismo realizzato in URSS» e al «socialismo in via di realizzazione nelle democrazie popolari». Questi miti deformano mostruosamente la realtà delle condizioni del proletariato in quei paesi.
La IV Internazionale lotta affinché il proletariato possa dirigere la battaglia per il potere e dirigere la rivoluzione e il potere conquistato effettivamente a nome di tutta la classe, mediante i suoi diretti organi di classe: partito, sindacati, soviet, contro ogni burocrazia. Essa dichiara che il libero sviluppo socialista non è possibile che a questa condizione.
D'altra parte il proletariato riuscirà in questo compito e eviterà completamente la deformazione burocratica dei propri organismi e soprattutto del proprio potere solo nella misura in cui il campo rivoluzionario si allargherà nel mondo e la rivoluzione guadagnerà i paesi industrialmente più avanzati. Una rivoluzione proletaria negli Stati Uniti, per esempio, che arrecasse l'aiuto dell'immenso apparato di produzione americano nell'interesse di uno sviluppo socialista mondiale, faciliterebbe considerevolmente il periodo di trasformazione dei paesi arretrati e fornirebbe un correttivo importante alle inevitabili tendenze a deformazioni burocratiche.
Il «socialismo in un paese solo» non è soltanto un'utopia piccolo-borghese, esso implica anche una degenerazione burocratica e opportunistica inevitabile, a lungo andare, del potere proletario.
23) Nelle grandi lotte inevitabili che saranno provocate dalla preparazione dell'imperialismo alla guerra e che comporteranno nuovi sacrifici delle masse e nuovi attentati alle loro libertà, il nostro movimento ha per compito di inserirsi ancora più profondamente nel movimento di massa; ciò al fine dì favorire lo sbocco rivoluzionario e di occupare le migliori posizioni possibili in vista del ruolo che esso dovrà sostenere nella gigantesca crisi rivoluzionaria che sorgerà in caso di guerra generale, a meno che i rapporti di forza in Europa, in Asia non mutino profondamente in favore della borghesia e dell'imperialismo.
In una serie di paesi dove lo stalinismo e il riformismo non costituiscono gli ostacoli maggiori, il nostro movimento cercherà negli anni prossimi di divenire la principale direzione rivoluzionaria.
Nei paesi dove i partiti riformisti sono di gran lunga più forti di tutte le altre formazioni operaie e polarizzano la maggioranza del proletariato (Inghilterra, Belgio, Australia...) il nostro movimento deve sforzarsi di integrarsi in queste organizzazioni, di organizzare e sviluppare nel loro seno una corrente di sinistra cosciente. Nei paesi dove la maggioranza della classe operaia segue ancora i partiti comunisti, le nostre organizzazioni, necessariamente indipendenti, debbono orientarsi verso un lavoro più sistematico verso la base di questi partiti e delle masse che essi influenzano.
Nei paesi di «democrazia popolare» i nostri elementi non conosciuti devono sforzarsi di entrare nei partiti comunisti e di mantenervisi (e così pure in qualsiasi altra organizzazione proletaria di massa) allo scopo di sfruttare le possibilità rivoluzionarie, che si svilupperanno soprattutto nella congiuntura della guerra.
In Cina le nostre forze devono, nella misura in cui sarà possibile, inserirsi nel PCC ed elaborare un programma concreto che possa favorire un orientamento proletario ed anti-burocratico di questo partito, o almeno la formazione di un'ampia tendenza in questo senso all'interno di esso e nella massa che esso influenza. In tutti gli altri paesi asiatici in rivolta, dove i PC dirigono il movimento delle masse, l'orientamento della nostra organizzazione deve essere anche indirizzato verso il lavoro nei PC e nelle organizzazioni che essi influenzano, allo scopo di non tagliarci fuori dal movimento di massa e di poter sfruttare nel miglior modo la congiuntura della guerra.
Forme intermedie saranno naturalmente necessarie qua e là, imposte dalla particolarità del movimento operaio nei diversi paesi. La linea generale resta tuttavia quella di inserirsi dove passa attualmente il movimento generale della classe.
24) L'aspetto inevitabile di guerra civile che, almeno in Europa e in Asia, prenderebbe una guerra scatenata contro l'URSS nelle condizioni descritte, sottolinea l'interesse particolare del nostro lavoro in direzione dei partiti comunisti ed anche della posizione chiara, non equivoca, sulla burocrazia sovietica, sui partiti comunisti e sulla difesa dell'URSS, delle «democrazie popolari», della Cina e delle rivoluzioni coloniali contro l'imperialismo. Soltanto il nostro movimento, grazie alle sue posizioni e a tutta la preparazione, può sperare di realizzare in questa crisi il suo congiungimento con le forze rivoluzionarie che sorgeranno dai partiti comunisti e dalle masse che essi influenzano, per spingerle ad una lotta risoluta per il rovesciamento del capitalismo e al tempo stesso contro la burocrazia sovietica. Soltanto il nostro movimento potrà, per le stesse ragioni, sfruttare sin d'ora la crisi dello stalinismo in senso favorevole alla costruzione di una nuova direzione rivoluzionaria.
25) Tra il II e il III Congresso Mondiale, l'obiettivo fissato dal II Congresso di compiere l'inserimento nel movimento reale delle masse, è stato in gran parte realizzato. Tutta la fisionomia del nostro movimento si è di conseguenza trasformata: maturazione delle direzioni, proletarizzazione delle organizzazioni, conoscenza effettiva e sfruttamento efficace delle particolarità del movimento operaio in ogni paese. Il nuovo corso del trotskismo è una realtà effettiva ed è la migliore garanzia per il suo avvenire di avanguardia del proletariato rivoluzionario e di espressione cosciente del movimento comunista della nostra epoca.
Si tratta ora di completare, di consolidare e di ampliare questo processo in vista di condurre con successo le battaglie decisive che si prospettano, e di aiutare ai massimo, con le nostre forze migliori, il processo rivoluzionario oggettivo in un mondo che crolla. La questione della creazione di una nuova direzione rivoluzionaria destinata a risolvere la crisi attuale del movimento operaio e dell'umanità intera, è stata sempre considerata dal nostro movimento come strettamente legata all'esistenza di condizioni oggettive favorevoli alla propulsione di potenti lotte rivoluzionarie delle masse, in contrasto con il periodo di prostrazione del movimento operaio che abbiamo conosciuto negli anni precedenti l'ultima guerra, queste condizioni esistono ora e generano delle lotte mai eguagliate nel passato per quanto riguarda la loro ampiezza e la loro universalità. E' nel corso di questo periodo e delle sue lotte che una nuova avanguardia rivoluzionaria si formerà; e nel seno di questa avanguardia si selezionerà la nuova direzione rivoluzionaria che farà proprie le idee e il programma della IV Internazionale.
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