Pubblicazioni
Dai processi di Mosca alla caduta di Krusciov



Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
Parte seconda
L'URSS del dopoguerra
(1945-1953)

LO STALINISMO FUORI DALL'URSS

Natura dei paesi dell'Europa Orientale

17. - Il carattere contraddittorio della burocrazia sovietica si esprime nel modo più netto proprio nei paesi che la burocrazia ha incorporato nel suo spazio strategico. E proprio in questi paesi si manifesta più chiaramente come l'accentuazione dei caratteri reazionari del regime staliniano entri in collisione permanente con le necessità dell'economia pianificata e della difesa effettiva delle conquiste dell'Ottobre. L'economia sovietica per un nuovo salto in avanti esige con più urgenza che mai, dopo le terribili distruzioni provocate dalla guerra, una pacifica integrazione in un'economia europea socialista pianificata. L'accerchiamento dell'URSS da parte di un unico blocco imperialista esige con più urgenza che mai la mobilitazione rivoluzionaria delle masse europee e mondiali per il rovesciamento dell'imperialismo internazionale. I suoi interessi particolari hanno obbligato la burocrazia ad agire in direzione opposta a quella di questi interessi fondamentali dell'URSS.
Invece di permettere una larga espansione dell'economia dell'Europa orientale e centrale, la burocrazia prima ha rovinato questi paesi con prelevamenti sotto diverse forme, poi ha imposto loro un sistema di sfruttamento, nel quale ogni serio sviluppo delle forze produttive è destinato al soffocamento (tariffe preferenziali, movimenti commerciali a senso unico, riparazioni, separazioni dai mercati tradizionali, impossibilità di consegna di attrezzature industriali, ecc.).
Invece di favorire una larga mobilitazione rivoluzionaria delle masse, che avrebbe potuto spazzar via senza grandi sforzi la cadente borghesia nella maggior parte di questi paesi, il Kremlino si è alleato alla peggiore reazione e ha spezzato mediante la politica dei suoi partiti, combinata con l'azione del suo esercito e della sua diplomazia, l'ondata rivoluzionaria che in questa o quella forma si sviluppò in quasi tutti questi paesi.
Ma come in Russia la burocrazia sovietica si regge sulla base della proprietà collettiva dei mezzi di produzione, nonostante che i suoi privilegi e la sua politica reazionaria minino sempre più questa proprietà, così la sua azione nei paesi dell'Europa Orientale, nonostante il carattere reazionario della sua politica, mostra egualmente il marchio della sua natura sociale.
Dopo essersi sforzata al principio di mantenere lo sfruttamento di questi paesi e il controllo graduale del loro apparato statale nel quadro della collaborazione con i resti della borghesia nazionale la burocrazia ha urtato sempre di più contro il persistere di settori privati nell'economia e di partiti borghesi o piccolo-borghesi nelle coalizioni governative come ostacoli alla realizzazione dei suoi fini economici, politici e militari. La lotta contro questi ostacoli, che assume il carattere di una eliminazione sempre più completa delle organizzazioni borghesi e piccolo-borghesi dalla vita politica e insieme di una limitazione sempre più pronunciata dei settori privati dell'industria, presenta la caratteristica che rimangono in piedi la struttura borghese dello Stato e la natura borghese della proprietà. In questo carattere contraddittorio dell'azione staliniana si trova dunque completamente sviluppata la contraddizione inerente alla natura stessa della burocrazia sovietica, che, pur essendo incapace di condurre avanti l'URSS sulla via del socialismo, è nello stesso tempo incapace di trasformarsi in classe capitalistica nel senso storico della parola. Le forme ibride del suo potere e del suo saccheggio nel campo sovietico non sono altro che il parallelo corrispondente, in circostanze obiettive differenti, alle forme ibride del suo potere e del suo saccheggio nell'URSS.

18. - La borghesia dei paesi dell'Europa Orientale ha cercato ed accettato dappertutto con avidità il compromesso con la burocrazia sovietica, che le era imposto dai rapporti di forza internazionali, come un «male minore» rispetto a una vittoria rivoluzionaria. In Finlandia, in Romania e in Ungheria, essa riuscì ad operare un rovesciamento di alleanze che assicurò una trasmissione dei poteri, accettabile per la burocrazia, da una équipe borghese ad un'altra. Il prezzo pagato per il mantenimento dei suoi privilegi sociali essenziali fu:
a) i termini dei trattati di armistizio e di pace, che permettevano la confisca da parte della burocrazia della proprietà tedesca in questi paesi ed il pagamento di riparazioni onerose dilazionato in un lungo periodo di tempo;
b) la costituzione di società miste per lo sfruttamento delle fonti di materie prime di importanza vitale, ecc;
e) l'epurazione dall'apparato statale di tutti gli elementi ostili all'URSS e la consegna nelle mani di agenti staliniani locali della burocrazia di tutta una serie di posizioni chiave nell'esercito, nell'apparato di repressione, nell'amministrazione, ecc.

19. - La borghesia della Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria e Jugoslavia— o, piuttosto, quanto di essa rimaneva al momento dell'occupazione russa — dovette inchinarsi davanti alla pressione combinata dell'ondata rivoluzionaria e dell'occupazione sovietica ed accettò senza resistenza una serie di riforme economiche, di cui una parte corrispondeva ai bisogni propri dell'economia capitalistica (necessità di ovviare alla povertà di capitali, di rimpiazzare i proprietari tedeschi, ecc.) ed un'altra parte alla pressione della burocrazia sovietica. Tale accettazione prese l'aspetto di un compromesso cosciente (Cecoslovacchia) o di una imposizione pura e semplice (Jugoslavia), in funzione della forza relativa che rimaneva alla borghesia in quel momento. In funzione dello stesso fattore ed anche del grado di indipendenza del movimento delle masse, gli staliniani poterono occupare più o meno rapidamente tutte le posizioni-chiave dell'apparato dello Stato borghese.

20. - Durante questa prima fase, la nota dominante della politica staliniana fu il suo carattere controrivoluzionario. Tale carattere si manifestò essenzialmente:
a) nella politica nazionalista e di «unione nazionale» dei partiti staliniani, i quali si sforzarono di impedire, di frenare o di arrestare ogni azione indipendente delle masse e conclusero alleanze con le forze più reazionarie (corte romena, alta borghesia finlandese, parafascisti bulgari dello Zveno, nazionaldemocratici di Grabski in Polonia), frantumarono tutti i nuclei di dualismo di potere costituiti dagli operai e si sforzarono sempre più di reprimere ogni manifestazione di opposizione operaia, di indipendenza organizzativa, ecc.;
b) nel regime di terrore o di dittatura militare, grazie al quale lo stesso esercito russo ha stroncato iniziative rivoluzionarie, soprattutto in Germania, Austria, Ungheria;
e) nel saccheggio costituito dalla politica economica della burocrazia sovietica verso molti di questi paesi (riparazioni, società miste, trattati commerciali, ecc.) e nella oppressione nazionale e poliziesca da essa instaurata in gradi differenti nella maggior parte di questi paesi.
Tutta questa fase può essere definita come uno sforzo per lo sfruttamento delle risorse del campo sovietico e per l'instaurazione del suo controllo strategico, pur nel mantenimento dei rapporti capitalistici di produzione e di una struttura borghese dello Stato sotto l'aspetto tradizionale.

21. - La resistenza della borghesia e degli strati agiati della piccola borghesia di questi paesi di fronte alla politica della burocrazia sovietica si accentuò con il riflusso del movimento delle masse provocato dalla demoralizzazione del proletariato in conseguenza della politica staliniana e del ruolo reazionario dell'occupazione russa e con l'aggravarsi dei contrasti USA-URSS. La borghesia dell'Europa orientale sa bene che, senza l'aiuto diretto dell'imperialismo americano, non riuscirà mai a liberarsi dalla tutela russa. Ma la burocrazia sovietica non può in alcun modo legare a sé economicamente questa borghesia — come la borghesia imperialistica riesce a legare a se la borghesia coloniale. Non può fornire ai paesi dell'Europa Orientale né i capitali né le attrezzature industriali, di cui questi paesi hanno bisogno per realizzare la ricostruzione economica. Quanto più i bisogni della ricostruzione si fecero sentire in modo più pressante, un carattere tanto più odioso assunsero ai loro occhi le esazioni russe. La resistenza alle esazioni si accentuò anche sul piano politico. Nello stesso tempo, le crescenti difficoltà dell'industria «nazionalizzata », l'inflazione e il disordine finanziario, la rapida concentrazione della produzione agricola nelle mani dei kulak, a vantaggio dei quali si è risolta la riforma agraria, lo sviluppo della speculazione, l'accumulazione delle divise straniere da parte della borghesia commerciale, la carestia ecc., hanno moltiplicato per la burocrazia sovietica e per i suoi agenti staliniani locali le difficoltà di raggiungere nel quadro dei rapporti capitalistici di produzione gli obiettivi economici che essi perseguono (consegna delle riparazioni nei termini fissati, aumento degli scambi commerciali, aumento della produzione nelle società miste, ecc.).

22. - Di fronte a queste difficoltà, la burocrazia è stata costretta ad intervenire sempre più energicamente contro i centri borghesi di resistenza economica e politica. Gli interventi si sono potuti limitare ad una azione poliziesca o ad un'azione puramente esterna solo là dove la borghesia era indebolita al punto di essere incapace di opporre una vera resistenza organizzata. Dove non era così, la burocrazia è stata costretta ad appoggiare l'azione poliziesca con una mobilitazione limitata delle masse (Cecoslovacchia), pur sforzandosi di mantenerle sotto uno stretto controllo e pur rivolgendosi immediatamente contro ogni «eccesso » da parte di esse.
Il risultato di questi interventi è stato i1 seguente:
a) la progressiva eliminazione dalla vita politica di tutti i centri di opposizione borghesi o piccolo-borghesi;
b) l'instaurazione di un controllo graduale della burocrazia staliniana e dei suoi agenti «nazionali» sull'economia di questi paesi, con l'utilizzazione di metodi differenti in differenti settori:
— distacco delle «S.A.G.» e società miste dall'economia nazionale di questi paesi e tentativo di agganciarle direttamente alla pianificazione sovietica;
— controllo dei settori nazionalizzati da parte degli staliniani «nazionali»;
— controllo indiretto dei settori privati mediante la distribuzione delle materie prime, la fissazione ed il controllo dei prezzi, la determinazione dei crediti bancari, ecc.

23. - Per la sua natura sociale, la burocrazia sovietica è incapace di integrare definitivamente i paesi satelliti nell'economia sovietica senza una distruzione completa del capitalismo in questi paesi.
Questa distruzione ha avuto effettivamente luogo nei Paesi baltici, nella Polonia Orientale, in Bessarabia, in Carelia. Ciò è stato reso possibile in questi paesi dalla situazione oggettiva dei rapporti di forza tra la borghesia (estremamente indebolita) e la pressione dell'imperialismo mondiale da un lato, e la burocrazia dall'altro, come anche per i rapporti di forza all'interno del movimento operaio, ed il grado di controllo degli staliniani sul movimento delle masse.
Su una scala grande quanto metà dell'Europa era impossibile una assimilazione strutturale dei paesi dell'Europa Orientale a causa sia dei rapporti di forza internazionali, che di quelli tra la burocrazia sovietica e il proletariato di questi paesi. La burocrazia, nella misura in cui è stata costretta ad una limitazione sempre più pronunciata dei settori privati dell'industria, lo ha fatto in modo puramente empirico, a seconda delle condizioni esistenti in ciascun paese in un dato momento e senza distruggere fondamentalmente i rapporti capitalistici di produzione. E questo trova la sua espressione ideologica nella teoria della «nuova democrazia» e nell'insieme delle posizioni prese dai partiti staliniani dell'Europa Orientale, che confermano la sostanza del capitalismo in questi paesi. Non si può escludere a priori che una determinata evoluzione dei rapporti di forza imponga una vera e propria assimilazione strutturale di questo o quel paese dell'Europa orientale. Ma è necessario indicare chiaramente che la politica di limitazione progressiva dei settori privati finora non si è orientata in questa direzione e che le forme specifiche di sfruttamento che la burocrazia sovietica ha introdotte costituiscono ostacoli potenti e interamente nuovi sulla via verso tale assimilazione.
Il carattere capitalistico dell'economia dei paesi dell'Europa Orientale risulta dai seguenti fattori:
a) in nessun luogo la borghesia è stata distrutta come classe né espropriata come tale (con l'eccezione di alcuni settori classificati «collaborazionisti»);
b) in tutti questi paesi, la burocrazia ha introdotto forme di sfruttamento particolare (società miste, società sovietiche per azioni, trattati di commercio a tariffe preferenziali, ecc.), le quali, pur assumendo particolari forme in relazione alla natura sociale della burocrazia, si rivelano nel quadro dell'economia di questi paesi come forme di sfruttamento capitalistico;
c) larghi settori borghesi permangono nel settore dell'industria leggera ausiliaria o nel settore della distribuzione, ed impiegano in generale circa metà della mano d'opera del paese. Il settore privato continua a partecipare alla divisione del plusvalore estorto alla mano d'opera del settore nazionalizzato attraverso i rapporti commerciali multipli, i crediti bancari, ecc.;
d) lo stesso settore nazionalizzato continua ad avere una struttura capitalistica (bilancio dei profitti, ruolo della moneta, contabilità, mantenimento della struttura individuale, ecc.);
e) l'anarchia della produzione è ancora più accentuata dal fatto che le proprietà tedesche confiscate dall'URSS sono poste fuori del controllo degli stessi agenti staliniani «nazionali» e funzionano indipendentemente dagli altri settori dell'economia. Ne risulta che il mantenimento delle ristrette e superate frontiere nazionali dei paesi dell'Europa Orientale rende impossibile ogni pianificazione, anche a prescindere dalla natura della proprietà;
/) in nessun Paese sono stati annullati i debiti stranieri. Il capitale straniero non è stato espropriato, e accordi di indennizzo sono stati già conclusi o sono sul punto di esserlo dovunque la proprietà straniera è stata nazionalizzata;
g) la terra non è stata nazionalizzata; l'insieme dell'agricoltura, che ha un peso determinante nell'economia della maggior parte di questi paesi, conserva la struttura capitalistica.
La particolarità dei paesi dell'Europa Orientale risiede dunque nel fatto che la burocrazia sovietica è riuscita per ora a dare all'economia capitalistica un orientamento che corrisponde in primo luogo ai suoi interessi. Questa situazione può essere però solo transitoria. Essa si concluderà o con un arretramento delle posizioni della burocrazia sotto la pressione imperialistica, o con una vera distruzione del capitalismo, che è possibile soltanto attraverso la mobilitazione rivoluzionaria delle masse e l'eliminazione delle forme particolari di sfruttamento che la burocrazia ha introdotto in questi paesi.

24. - Lo Stato dei paesi dell'Europa orientale rimane uno Stato borghese:
a) perché la sua struttura rimane borghese. In nessun Paese è stata distrutta la vecchia macchina burocratica dello Stato borghese. Gli staliniani si sono limitati ad occupare il posto di settori determinati dell'apparato statale borghese;
b) perché la sua funzione rimane borghese. Mentre lo Stato operaio difende la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, nata da una rivoluzione socialista vittoriosa, lo Stato dei paesi dell'Europa Orientale difende una proprietà che, malgrado le forme diverse ed ibride, rimane fondamentalmente di natura borghese.
La burocrazia sovietica è stata ed è costretta a conservare la struttura e la funzione dello Stato borghese, non solo perché la loro distruzione è possibile solo attraverso la mobilitazione rivoluzionaria delle masse, ma anche per difendere il suo particolare sfruttamento dei lavoratori di questi paesi. Laddove è costretta a passare ad una mobilitazione limitata delle masse in organismi potenziali di dualismo di potere (comitati d'azione in Cecoslovacchia), insiste sia con l'azione che con la propaganda sul fatto che tali organismi hanno la funzione non di sostituirsi agli organi dello Stato, ma di appoggiarli.
Pur conservando così struttura e funzione borghesi, lo Stato dei paesi dell'Europa Orientale presenta nello stesso tempo una forma estrema di bonapartismo, non solo per il fatto che l'apparato statale stalinizzato ha acquistato una larga indipendenza sia rispetto alla borghesia che al proletariato, in conseguenza dell'equilibrio e della prostrazione crescente di queste due classi, ma anche e soprattutto per il legame intimo con l'apparato statale sovietico e per il peso dominante che questo possiede attualmente nell'Europa Orientale, dati i rapporti di forza internazionali. Dal carattere borghese dello Stato deriva la necessità della distruzione violenta della sua macchina burocratica come condizione essenziale per la vittoria della rivoluzione socialista in questi paesi.

La strategia rivoluzionaria nei paesi dell'Europa Orientale

La situazione politica nei paesi dell'Europa Orientale di fronte alla quale la IV Internazionale deve elaborare la sua strategia rivoluzionaria, è determinata da questi tre fattori:
a) resistenza, a gradi diversi, in questi paesi, di una dittatura poliziesca staliniana (fatta eccezione per la Finlandia);
b) il notevole indebolimento del capitalismo dopo la fine della guerra, che ha provocato dappertutto un ripiegamento dei settori conservatori verso formazioni intermedie (partiti contadini);
c) la demoralizzazione del proletariato, conseguenza della politica reazionaria staliniana, che ha provocato un riflusso delle masse operaie dalla scena politica, ha profondamente sconvolto i rapporti di forza sociali, ha restituito la fiducia nel loro «compito storico» agli strati borghesi demoralizzati nel 1944 ed ha spinto la piccola borghesia verso le organizzazioni di estrema destra.
Ne consegue quindi che il quadro reale dei rapporti di forza è profondamente falsato sul piano parlamentare o su quello dei partiti legali. L'appoggio principale delle attuali coalizioni governative rimane la potenza e il prestigio della burocrazia sovietica. Solo in Finlandia, in Cecoslovacchia, e fino a un certo punto in Ungheria, frazioni collaborazioniste della borghesia hanno potuto mantenersi al potere in condizioni più favorevoli. Negli altri paesi queste frazioni — rappresentate nella maggior parte dei casi dai partiti contadini — sono rimaste schiacciate tra il martello del terrore staliniano e l'incudine delle forze conservatrici che lottano direttamente per ristabilire il regime anteguerra.

26. - Lo stato d'animo delle masse è dominato da due preoccupazioni in certo senso contraddittorie:
a) la massa degli operai e dei contadini poveri è profondamente ostile ad ogni ritorno alla situazione d'anteguerra. Questa massa, in generale, ha accettato con entusiasmo le riforme del 1945 ed ha nutrito grandi illusioni sulla possibilità di ricostruire il paese su basi «socialiste» grazie a queste riforme.
Proprio questa paura delle masse, che una vittoria dell'opposizione antistaliniana significhi un ritorno alla situazione antecedente, paralizza notevolmente i loro sforzi e ne accentua la passività. La miseria e l'assillo di preoccupazioni esclusivamente economiche agiscono nello stesso senso:
b) l'ostilità crescente contro le tendenze dittatoriali dei regimi stalinizzanti e contro la parte reazionaria che la burocrazia sostiene in essi. Particolarmente vive sono le reazioni degli strati operai avanzati (in Polonia, Finlandia, Cecoslovacchia, Bulgaria) contro le misure tendenti a sopprimere le libere manifestazioni della lotta di classe contro i padroni privati e lo Stato-padrone. Ma l'assenza di un partito rivoluzionario, che si sforzi di appoggiare queste giuste aspirazioni delle masse nel quadro di una politica rivoluzionaria, rischia di gettare larghi strati di lavoratori nella demoralizzazione e nella prostrazione, e di spingere gli elementi politicamente più incerti tra gli «attivisti» nel campo conservatore della borghesia nazionale.

27. - l'avanguardie rivoluzionaria deve dunque formulare una linea politica che corrisponda a queste due esigenze fondamentali delle masse.
a) I militanti bolscevico-leninisti debbono guidare risolutamente tutte le azioni delle masse per la difesa del loro livello di vita e delle libertà democratiche. Debbono essere all'avanguardia negli scioperi, nelle manifestazioni, nelle dimostrazioni, per ottenere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli operai, protestare contro ogni limitazione delle libertà di organizzazione, di riunione, di parola, di stampa, ecc. Debbono porre la necessità di una lotta per l'evacuazione dei loro paesi da parte delle truppe russe ed inquadrare questa lotta in un programma rivoluzionario per l'intera Europa, che permetta la ricostruzione di questi paesi grazie alla libera collaborazione tra libere Repubbliche socialiste.
Debbono legare questa lotta allo sforzo costante di rivolgersi ai soldati dell'esercito russo perché fraternizzino con i lavoratori dei paesi occupati, spiegando loro che il libero sviluppo della lotta di classe in questi paesi costituirebbe una barriera infinitamente più possente contro l'imperialismo americano di quel che possa essere l'occupazione militare russa, anche per l'odio che questa occupazione provoca nei confronti dell'URSS.
b) I militanti bolscevico-leninisti debbono nello stesso tempo proclamare la loro più ferma opposizione ad ogni ritorno alla situazione del passato. Debbono mettere costantemente in guardia le masse contro le manifestazioni e lo sviluppo di forze reazionarie e denunziare chiaramente la responsabilità staliniana in questa situazione. Nel caso di colpi di Stato reazionari, diretti da agenti dell'imperialismo, intesi a restaurare l'antico regime, essi debbono mobilitare il proletariato per la ripresa dell'azione e per lo schiacciamento di quelle forze, che possono soltanto instaurare una sanguinosa dittatura fascista nel paese (v. la Grecia). In tal caso, un proletariato vittorioso contro la propria borghesia mediante la mobilitazione rivoluzionaria eliminerebbe facilmente ciò che può restare dell'apparato staliniano.
Solo la passività del proletariato e l'assenza di un partito rivoluzionario potrebbe rafforzare la dittatura staliniana dopo la disfatta delle forze borghesi reazionarie.
Questa politica non ha nulla in comune con quella del « terzo fronte » perché è una politica di intervento attivo. Nella lotta tra operai e contadini poveri da un lato e apparato staliniano dall'altro, questa politica interviene attivamente dalla parte degli operai. In questa lotta, la simpatia e il sostegno della borghesia vanno totalmente al regime. Nell'eventualità di un attacco armato della reazione borghese contro il regime attuale, questa politica mobiliterà la classe operaia contro la borghesia. E questo sarà il mezzo più sicuro per liquidare in un sol colpo il capitalismo e la dittatura staliniana. Questa politica difende gli interessi storici delle masse e tende a trasformare ogni lotta parziale in lotta per la rivoluzione socialista. Essa non è affatto in contraddizione con la nostra analisi dell'URSS. Traduce soltanto in pratica:
a) il fatto che i lati reazionari dell'occupazione russa superano di gran lunga in importanza i lati progressivi;
b) la subordinazione della difesa di ciò che resta delle conquiste dell'Ottobre agli interessi della rivoluzione internazionale.

28. - Tuttavia, questi due compiti politici combinati possono porsi sul piano dell'azione solo in una fase successiva. Nella attuale fase di riflusso e di disorientamento delle masse nei paesi dell'Europa Orientale, i compiti dell'avanguardia sono duplici: con la propaganda e l'educazione preparare i quadri per un intervento efficace nella nuova ondata e legare intimamente questi nuovi quadri agli strati avanzati del proletariato con un intervento attivo in tutte le sue lotte. In questi paesi, la vita politica operaia si concentra oggi nella socialdemocrazia. La differenziazione che vi si è prodotta è stata falsata finora dall'assenza di una tendenza rivoluzionaria. Gli elementi operai antistaliniani più attivi sono stati così canalizzati dai socialdemocratici di destra, che cercano l'alleanza con la «sinistra» borghese e l'imperialismo. Il dovere dei bolscevico-leninisti nei paesi dell'Europa Orientale consiste nel formare all'interno dei partiti socialdemocratici una tendenza rivoluzionaria, contro i capitolardi nei confronti della borghesia e nello stesso tempo contro i capitolardi nei confronti dello stalinismo. Questa tendenza, nella misura in cui conserverà la sua fisionomia diverrà un polo di attrazione per tutti gli operai avanzati disgustati dallo stalinismo.
D'altro lato, le preoccupazioni dei settori avanzati del proletariato vertono oggi intorno alle questioni economiche del settore statale. La linea fondamentale dei bolscevico-leninisti in questi problemi deve consistere nel difendere gli interessi immediati delle masse contro lo Stato-padrone. Ma nello stesso tempo è necessario porre, anche soltanto in forma propagandistica, le questioni storiche legate ad una soluzione definitiva dei problemi posti dalla situazione attuale, e cioè un programma di rivendicazioni transitorie che mobilitino le masse sulla via della rivoluzione proletaria in questi paesi. I bolscevico-leninisti avanzeranno le seguenti rivendicazioni:
— abolizione dei trattati di pace, delle riparazioni, ecc.;
— acquisizione di ogni «proprietà sovietica» da parte degli operai dei paesi occupati;
— controllo operaio sulla produzione;
— espropriazione della grande e media borghesia;
— pianificazione effettiva, con la concentrazione delle industrie e delle banche nei trusts e in una banca di Stato;
— espropriazione del capitale straniero;
— elezione dei direttori di fabbriche da parte degli operai;
— riduzione dei loro salari al livello di quelli di un operaio qualificato, revocabilità dei direttori su decisione dei loro elettori;
— elaborazione di un armonico piano di sviluppo dell'economia cittadina e rurale nell'interesse delle masse, con la partecipazione
— elaborazione di un armonico piano di sviluppo dell'economia cittadina e rurale nell'interesse delle masse, con la partecipazione attiva dei Comitati operai e dei contadini poveri.

29. - La questione della democratizzazione della vita economica e la questione nazionale si pongono nei paesi dell'Europa orientale in un ambiente sociale determinato che non è quello dei «paesi coloniali» né quello di una società burocratizzata. Il fatto che in questi paesi sussista, accanto allo sfruttamento da parte della burocrazia staliniana, il capitalismo, deve determinare fondamentalmente la nostra strategia. Dal carattere capitalistico di questi paesi deriva la necessità del più stretto disfattismo rivoluzionario in tempo di guerra verso il governo. Ne deriva egualmente che noi non attribuiamo nessuna missione «progressiva» alla borghesia reazionaria di questi paesi né alcuna possibilità di azione indipendente alle organizzazioni piccolo-borghesi contadine. Pur sostenendo senza riserve ogni passo concreto delle masse sulla via della lotta contro il regime poliziesco, il saccheggio, la soppressione delle libertà operaie e l'accresciuto sfruttamento dei lavoratori, non interrompiamo nemmeno per un istante la nostra opposizione politica irriducibile a tutte le organizzazioni borghesi o piccolo-borghesi, agenti dell'imperialismo, le quali, lungi dall'essere un'espressione, anche «confusa», di questa volontà di lotta delle masse, costituiscono in realtà strumenti per circoscrivere e spezzare una nuova avanzata operaia.
Egualmente, noi non rivendichiamo l'espropriazione della borghesia, l'instaurazione di un vero monopolio del commercio estero, la lotta efficace contro la speculazione e il mercato nero, da parte delle forze occupanti russe o dei governi stalinizzati, interamente reazionari. Facciamo appello ai soldati proletari russi affinché non si lascino utilizzare come spezzatori di scioperi o come gendarmi antioperai da parte della burocrazia. Puntiamo sull'azione rivoluzionaria delle masse per rovesciare quanto rimane del potere dei capitalisti, rovesciando nello stesso tempo le forme e gli strumenti dello sfruttamento e dell'oppressione installati dalla burocrazia sovietica in questi paesi. Proprio per questo motivo, nel sostenere ogni passo in avanti delle rivendicazioni delle masse lavoratrici sulla via della lotta anticapitalistica, le mettiamo costantemente in guardia sul carattere controrivoluzionario ed antioperaio della politica e delle organizzazioni staliniane, e difendiamo incessantemente la necessità della costruzione di un nuovo partito rivoluzionario. Si deve mettere un particolare accento sul carattere internazionale della rivoluzione socialista. Ai capitalisti ed ai piccolo-borghesi che contano sull'intervento americano, e agli staliniani che puntano sulla potenza russa, noi opponiamo la strategia indipendente di difesa degli interessi delle masse, il cui principale appoggio deve risiedere nelle forze mondiali della rivoluzione socialista. Scopo fondamentale della nostra strategia rimane dunque la creazione di Repubbliche socialiste indipendente della Polonia, della Cecoslovacchia dell'Ungheria, ecc., nel quadro degli Stati Uniti socialisti d'Europa. Ma l'applicazione tattica di questa linea strategica dipenderà dalle circostanze concrete.

30. - La politica staliniana in Germania orientale e in Austria è la dimostrazione più chiara del ruolo reazionario della burocrazia nei paesi dell'Europa orientale, e questo ruolo reazionario è il migliore indice della neutralizzazione progressiva di ciò che resta delle conquiste dell'Ottobre per opera del carattere parassitario della burocrazia. Di tutte le potenze di occupazione, la Russia staliniana si è mostrata la più barbara verso le popolazioni tedesca ed austriaca. La spoliazione implacabile del macchinario industriale e la deportazione della mano d'opera; le violenze, le rapine e gli arresti ai danni della popolazione civile; la cinica subordinazione di tutta la vita sociale tedesca ed austriaca agli interessi della burocrazia; i continui atti di antidemocratico arbitrio in Austria, così come la rapida instaurazione di un regime di vera e propria dittatura in Germania, hanno aperto gli occhi alle masse lavoratrici sull'autentico carattere della burocrazia, provocando così un'ondata di antisovietismo di una violenza senza pari, di cui subisce le conseguenze non soltanto il movimento staliniano, ma l'idea stessa del comunismo. L'opposizione più energica e più insistente a questi delitti verso le masse tedesche ed austriache, una presa di posizione senza equivoci per la fine immediata di ogni smantellamento, l'utilizzazione in Germania e in Austria di tutta la produzione corrente che ora viene portata in URSS, la soppressione di tutti gli accordi per le riparazioni, il trasferimento nelle mani degli operai tedeschi ed austriaci di tutta la «proprietà sovietica», costituiscono le premesse per la costruzione di un partito rivoluzionario, il solo che possa essere capace di impedire che l'imperialismo americano utilizzi fino in fondo l'ondata di antistalinismo delle masse.

Natura dei partiti staliniani

31. - La burocrazia dei partiti staliniani, che si è sviluppata in tutti i paesi come conseguenza della degenerazione del Comintern, della soppressione della libertà di tendenza, del soffocamento dello spirito critico e dell'eliminazione degli elementi più preparati, più coscienti e più indipendenti, ha trasformato completamente il carattere di queste organizzazioni.
Da partiti rivoluzionari che seguivano una linea di politica più o meno errata — «centrista» — che rifletteva le oscillazioni del Partito bolscevico russo a direzione staliniana, sono diventati organizzazioni la cui sola funzione consiste nel servire le manovre diplomatiche della burocrazia sovietica. La direzione staliniana è perciò «controrivoluzionaria» allo stesso titolo della direzione riformista della socialdemocrazia: essa desidera impedire con tutti i mezzi lo scoppio e lo sviluppo vittorioso di movimenti rivoluzionari di massa. Tuttavia i partiti staliniani, allo stesso titolo dei partiti socialdemocratici, rimangono partiti operai — profondamente degenerati — dal momento in cui si applicano i seguenti criteri:
a) gli operai che aderiscono a questi partiti li considerano organizzazioni operaie e vi aderiscono perché sono coscienti della necessità di una organizzazione proletaria di classe;
b) la borghesia considera questi partiti come partiti del «nemico di classe», benché essa sia cosciente della loro subordinazione al Kremlino;
c) la burocrazia dei partiti staliniani è cosciente che per recitare la sua parte in modo efficace deve appoggiarsi sulle masse operaie e conservarne la fiducia.

32. - Non si può comprendere l'ascesa straordinaria conosciuta dai partiti staliniani alla fine della guerra se non si considera il fenomeno nel quadro del flusso del movimento operaio. Per la grande maggioranza dei proletari e dei contadini poveri della maggior parte dei paesi del mondo, il passaggio dalla socialdemocrazia, da organizzazioni piccolo-borghesi o dalla passività politica ai partiti staliniani era l'espressione della prima fase della loro radicalizzazione:
a) agli occhi di questi settori i partiti staliniani appaiono tuttora come rappresentanti di una tradizione rivoluzionaria:
b) le masse per due decenni avevano fatto esperienza della devozione e del coraggio dei quadri di base staliniani, con i quali erano in costante contatto nel corso di tutte le battaglie di classe;
e) le masse non avevano ancora fatto diretta esperienza del tradimento di classe dei dirigenti staliniani (prolungata esperienza governativa);
d) il ruolo predominante dei militanti Staliniani nei movimenti di resistenza delle masse - espressione, innanzi tutto, della solidità, della potenza e del maggiore dinamismo del loro apparato - così come la resistenza vittoriosa dell'URSS all'aggressione imperialista avevano dato alle masse nuove illusioni sulla possibilità di sconvolgimenti sociali sotto la direzione dei Partiti comunisti.

33. - Tuttavia, lo scoppio della guerra russo-tedesca ha rappresentato per tutti i partiti staliniani del mondo una svolta fondamentale e definitiva della loro politica. Da quel momento, questi partiti sono divenuti i partigiani più accaniti della «union sacrée» e dello «sforzo di guerra». La loro propaganda perse ogni carattere, anche solo esteriore, di linguaggio di classe. Lo sciovinismo più abietto diventava «la linea». Nelle colonie (India, ecc.) i partiti comunisti diventavano gli agenti più efficaci dell'imperialismo. Nei paesi dell'Europa orientale, diventavano organi governativi completamente conservatori, la cui funzione consisteva nel soffocare ogni velleità di azione indipendente del proletariato e nello stesso tempo nel mantenere la borghesia nel quadro di un «modus vivendi» con la burocrazia.
Nei paesi dell'Europa occidentale e in molti paesi dell'America latina, i partiti comunisti diventavano i principali affossatori della rivoluzione proletaria in ascesa e ripetevano su scala mondiale la parte di super-Noske che avevano sostenuta nella rivoluzione spagnola. Da parte della borghesia, la partecipazione al governo dei partiti comunisti esprimeva la coscienza limpida che lo stalinismo era diventato il fattore controrivoluzionario più efficace nel movimento operaio. Da parte staliniana, questo era il riflesso dei bisogni fondamentali della burocrazia sovietica, e cioè:
a) impedire lo scoppio della rivoluzione proletaria;
b) utilizzare il ruolo di «salvatore del capitalismo» per strappare alla borghesia concessioni economiche e soprattutto diplomatiche favorevoli al Kremlino;
e) penetrare nell'apparato statale borghese e preparare così le posizioni «strategiche» idonee a neutralizzarlo in caso di guerra imperialistica antisovietica.
Questa svolta è la conclusione logica dell'evoluzione politica dello stalinismo. A partire da essa, lo scopo perseguito dai partiti comunisti consiste sempre più esclusivamente in un ricatto verso la borghesia per ottenere da questa un atteggiamento neutrale o favorevole nei confronti del Kremlino e il mantenimento delle posizioni staliniane «conquistate» nell'apparato statale borghese. I partiti staliniani divengono dei partiti neo-riformisti, differenziati dai partiti riformisti classici solo per il loro legame con la burocrazia sovietica. Come i vecchi partiti riformisti si sforzano di conciliare resistenza della burocrazia operaia con quella della borghesia nazionale, i partiti staliniani si sforzano di conciliare resistenza della burocrazia sovietica con resistenza della borghesia mondiale. Attraverso le oscillazioni della congiuntura, si possono effettuare nel quadro di questo orientamento fondamentale svolte congiunturali a destra o a sinistra. Un autentico ritorno ad un orientamento pseudo-rivoluzionario paragonabile a quello del 1939-41, non è più possibile, tranne nel caso dello scoppio di una guerra russo-americana e a condizione di uno schiacciamento preventivo del movimento delle masse. Gli staliniani possono prendere le armi solo nella misura in cui una tale azione non rischi di provocare una insurrezione operaia. Possono di nuovo parlare un linguaggio «rivoluzionario» solo nella misura in cui un tal linguaggio non rischi di scatenare effettivamente la rivoluzione proletaria.

34. - Questa trasformazione di fondo dei partiti staliniani in funzione della nuova politica estera della burocrazia sovietica, si spiega anche con il cambiamento della composizione sociale e del reclutamento dei partiti staliniani e trova espressione nella base ideologica interamente nuova di questi partiti:
a) a cominciare dal 1944, i partiti staliniani penetrano per la prima volta nell'apparato statale borghese; nello stesso tempo, l'ideologia borghese penetra per la prima volta organicamente nelle loro file. Quanto più la burocrazia staliniana comincia ad avere in ciascun Paese capitalista interessi «particolari» da difendere, tanto più deve fatalmente accentuare il carattere riformistico della sua politica. Mentre l'apparato staliniano rimase pressoché interamente fedele al Kremlino nel 1930-40, perché l'insieme dei suoi interessi lo legava alla burocrazia sovietica, il suo grado di indipendenza è certamente più alto ora che in quel periodo. Così, date le contraddizioni sempre più acute tra la burocrazia staliniana e l'imperialismo americano, diventa necessario un controllo più diretto del Kremlino sulle direzioni dei vari partiti staliniani «nazionali». Tuttavia, non bisogna aspettarsi grosse fratture nell'apparato al momento di un'eventuale guerra, perché i settori dirigenti dei partiti comunisti nel loro insieme sono perfettamente consci del fatto che soltanto il legame con l'URSS permette loro un ruolo politico «indipendente» dalle altre correnti riformiste in seno al movimento operaio;
b) a cominciare dal 1941 e fino al 1945, i partiti comunisti hanno reclutato un buon numero di elementi piccolo-borghesi, intellettuali, contadini, ecc. Si sono sforzati, dal momento in cui avevano conquistato la maggioranza della classe operaia, di concentrare i loro sforzi di reclutamento su questi strati (politica a favore dei kulaki nei Paesi satelliti, «difesa della proprietà contro i trusts» in Francia, ecc.). Inevitabilmente, un mutamento nei rapporti di forza, provocando un riflusso della piccola borghesia verso la destra, indebolirà i partiti comunisti nella loro ala piccolo-borghese e provocherà la tendenza tipicamente riformista a «riagganciare» questi strati perduti accentuando la propaganda di destra (sciovinismo, difesa della sovranità nazionale, difesa delle classi medie, ecc.);
c) l'insieme di queste trasformazioni nella composizione e nella politica dei partiti comunisti trova la sua espressione nel rinnovamento della loro base ideologica. I partiti comunisti partono ora dalla concezione che la lotta di classe si trasferisce sul piano della lotta delle potenze internazionali, ed essenzialmente su quello della lotta tra l'URSS e le «nuove democrazie» da un lato, e il blocco anglosassone dall'altro. E' sufficiente che un paese sia attratto nella sfera di influenza sovietica perché esso possa passare immediatamente alla via progressiva, pacifica, verso il socialismo. La rivoluzione proletaria è dunque «sorpassata» come via più efficace per distruggere il capitalismo. Nei paesi della zona d'influenza americana, la via rivoluzionaria è resa inoltre «impraticabile» dai rapporti di forza internazionali. In questi paesi, i partiti comunisti debbono sforzarsi di accrescere il movimento di indipendenza verso l'imperialismo americano, movimento che deve coinvolgere tutte le classi e che, logicamente, deve pervenire prima alla neutralizzazione, poi all'inclusione di questi paesi nella sfera d'influenza sovietica. Questa nuova ideologia riformistica dello stalinismo rappresenta l'ammissione più evidente e più cinica dell'abbandono della lotta di classe rivoluzionaria da parte di questi partiti e della loro subordinazione totale alla politica estera del Kremlino.

La lotta contro la stalinismo

35. - Come Trotskij ieri presentava correttamente Hitler e Stalin come « gemelli », così la potenza dello stalinismo e le probabilità di sopravvivenza dell'imperialismo mondiale risiedono precisamente nella loro interazione, nei loro mutui rapporti nella coscienza delle masse. Quanto più l'imperialismo americano accentua la sua ostilità verso la burocrazia sovietica e quanto più le borghesie nazionali accentuano la loro campagna contro i partiti staliniani «nazionali», tanto più le masse inevitabilmente tenderanno a considerare la burocrazia sovietica e i partiti staliniani come forze antimperialistiche e rivoluzionarie, e continueranno a dar loro un appoggio più o meno passivo, anche nel caso in cui abbiano già fatto una prima esperienza della politica traditrice di collaborazione di classe da parte dei dirigenti staliniani.
D'altro canto, quanto più le masse — dovunque lo stalinismo è al potere — considereranno il campo imperialista « democratico » come l'unica reale alternativa alla detestata dittatura staliniana, tanto più esse rifluiranno verso le organizzazioni «democratiche» e socialdemocratiche al servizio dell'imperialismo, e daranno loro una nuova base di massa nei paesi in cui queste organizzazioni alla fine della guerra avevano perduto ogni appoggio popolare.
Ma Hitler e Stalin erano «gemelli» solo perché il periodo storico della loro apparizione era un'epoca di riflusso e di stagnazione del movimento operaio. Il periodo di nuova ascesa ha nella sua stessa logica di sviluppo il meccanismo di distruzione del circolo vizioso nel quale rischiano di perdersi le speranze di sopravvivenza dell'umanità. Nel corso delle lotte, dell'amplificazione e generalizzazione di queste, le masse accumuleranno nello stesso tempo l'esperienza e il dinamismo rivoluzionari necessari per sottrarsi all'influenza staliniana, pur accentuando il loro orientamento antimperialistico e anticapitalistico. Ogni nostra prospettiva si basa sulla considerazione che la lotta di classe in definitiva prevarrà sullo stalinismo. Ma è chiaro, fin da ora, che il fattore soggettivo, la presenza di un partito rivoluzionario, legato masse e da esse stimato, ha una parte decisiva in questo processo d'emancipazione del movimento operaio dalla cancrena staliniana, condizione necessaria per l'emancipazione rivoluzionaria del proletariato dal capitalismo decadente.

36. - Esempi recenti, sia nei paesi coloniali che in Francia, hanno mostrato chiaramente la possibilità di un limitato scavalcamento degli apparati staliniani da parte degli operai in lotta, fin dalla fase attuale. Ma tale scavalcamento rimane ancora necessariamente limitato per l'azione dei seguenti fattori:
a) i partiti staliniani non sono ancora abbastanza «logorati» dall'azione di governo;
b) hanno un campo di manovra più largo per l'accresciuta ostilità della borghesia nei loro confronti;
c) sono stati capaci di «ringiovanire» il riformismo, combinandolo con una serie di parole d'ordine del periodo post-rivoluzionario in Russia;
d) non c'è ancora un partito rivoluzionario considerato dalle masse abbastanza efficace nella sua azione per costituire una autentica alternativa al partito comunista;
e) gli strati avanzati del proletariato avevano coscienza del tradimento staliniano solo nel campo economico (blocco dei salari, «produzione innanzi tutto», spezzatori di scioperi, ecc.).
In tali condizioni, lo scavalcamento più ampio delle organizzazioni staliniane costituirà un processo lungo e faticoso, che essenzialmente si fonderà con quello della costruzione del partito rivoluzionario. Con un intervento costante, intelligente e paziente in tutte le lotte operaie, in tutti i movimenti di malcontento e di rivolta delle masse, i militanti rivoluzionari debbono acquistare progressivamente la fiducia dei settori operai più avanzati per costituire una vera, nuova direzione per la prossima ondata rivoluzionaria. Potranno avere questo ruolo solo nella misura in cui appariranno con la loro vera fisionomia e le masse non potranno in alcun modo confonderli con lo «stalinismo di sinistra».

37. - La lotta contro lo stalinismo, fuori dei paesi dell'Europa orientale, passa dunque per le seguenti fasi:
a) contro lo stalinismo come corrente ideologica di intossicazione della classe operaia: lotta permanente, costituita innanzi tutto dalla distruzione di ogni illusione delle masse sul carattere non capitalistico dei paesi del blocco «sovietico». Nello stesso tempo, una riaffermazione paziente, non dottrinaria ma educatrice, atta ad esser compresa dalle masse, delle basi fondamentali del marxismo (lotta di classe, carattere di classe dello Stato, necessità della rivoluzione proletaria, principi della democrazia operaia, internazionalismo, ecc.) è uno dei mezzi di lotta fondamentali contro lo stalinismo;
b) contro lo stalinismo come organizzazione più forte della classe operaia; penetrazione progressiva del partito rivoluzionario in tutte le organizzazioni di massa e innanzi tutto nelle fabbriche e nei sindacati. La lotta contro lo stalinismo è essenzialmente la lotta per strappare agli staliniani la loro influenza predominante sulle masse operaie;
c) contro Io stalinismo come partito politico che si richiama alla classe operaia: denuncia costante, non dottrinaria, ma educatrice, comprensibile per le masse, della politica antioperaia dei dirigenti staliniani; propaganda rivoluzionaria che permetta alle masse di fare la loro esperienza del carattere proditorio della direzione staliniana; agitazione instancabile per l'unità d'azione proletaria in tutti gli obiettivi di classe; propaganda per il fronte unico nelle circostanze opportune e a condizione che sussistano determinati rapporti di forza.
d) Contro la Ghepeù, strumento staliniano di assassinio, la IV Internazionale deve condurre una lotta costante con tutti i mezzi di cui dispone. Gli staliniani hanno profittato di ogni crisi sociale per tentar di assassinare numerosi militanti trotskisti o antistaliniani del movimento operaio, allo scopo di eliminare fisicamente tutti i quadri che potessero dare una direzione rivoluzionaria al proletariato (Spagna, Grecia, Vietnam). Deve essere costantemente denunciato il bilancio dei delitti della Ghepeù. Con la più attenta vigilanza, occorre scoprire e mettere in luce i preparativi staliniani di nuovi delitti. Contro questi delitti debbono essere mobilitati i settori più ampi dell'opinione pubblica. Occorre che la IV Internazionale impari a prendere anch'essa le misure necessarie di auto-difesa in modo accurato e completo. Contro i metodi di assassinio freddamente perpetrati dalla Ghepeù debbono essere utilizzati tutti i mezzi a nostra disposizione.

38. - Storicamente, la sorte del proletariato mondiale dipende dalla sua capacità di respingere a tempo la tutela staliniana per evitare che l'imperialismo schiacci la classe operaia insieme con l'Unione Sovietica.

La coscienza di questa necessità storica ineluttabile si incarna nella IV Internazionale. La sua analisi del mondo attuale si fonda sulla comprensione della decomposizione parallela del mondo capitalistico e della Russia sovietica nell'assenza di una rivoluzione socialista mondiale vittoriosa. Il suo corso, che è un corso verso la rivoluzione mondiale, non può, nella fase attuale, che è una fase di sviluppo delle lotte delle masse, comportare il benché minimo impegno a favore dell'imperialismo anglo-americano o della burocrazia sovietica. Tanto nei paesi al di là che in quelli al di qua della «cortina di ferro», la nostra linea politica, determinata dagli interessi immediati e storici delle masse oppresse, è quella della loro lotta di classe proletaria. Proprio per questo, essenzialmente, la lotta tra i partigiani greci e il governo Sofulis-Tsadaris non è per noi una lotta tra «i due blocchi », ma una lotta tra operai e borghesi. Proprio per questo noi siamo dalla parte delle masse operaie dei paesi dell'Europa Orientale contro i regimi staliniani e contro le eventuali cospirazioni reazionarie imperialistiche. Dappertutto occorre avere come base della nostra azione il concetto della lotta di classe come fattore determinante dell'evoluzione politica.