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Analisi sullo stalinismo di Leone Trotskji e del movimento trotskista internazionale
(ed. bandiera rossa 1965)
ASCESA E DECLINO DELLO STALINISMO

Ascesa e declino dello stalinismo è stato approvato nella prima versione — sostanzialmente identica a quella definitiva che pubblichiamo — in una riunione del Segretariato Internazionale del luglio 1953 (cfr. Quatrième Internationale - novembre 1953). La versione definitiva è stata approvata dal IV Congresso Mondiale (luglio 1954).
Il documento, che contiene una sintesi rapida dell'interpretazione che il movimento trotkista ha dato degli avvenimenti storici dell'ultimo cinquantennio, è centrato soprattutto sulle tendenze delineatesi nell'URSS dopo la morte di Stalin. Per la IV Internazionale è stato subito chiaro che si trattava di una fase nuova, in cui sarebbe stato sconvolto il vecchio equilibrio dell'epoca staliniana, con implicazioni profonde per tutto il movimento comunista intemazionale. Gli avvenimenti successivi e anzitutto il XX congresso dovevano confermare la correttezza di questa analisi che pure, nel momento in cui fu delineata, — a seconda della collocazione o delle propensioni dei critici — venne giudicata provocatoria o fantasiosa.

L'evoluzione dell'URSS e del movimento operaio internazionale dopo il 1917 è fondamentalmente determinata dalla dinamica dei rapporti di forza tra le classi su scala mondiale. Essa è passata attraverso tre grandi fasi: l'ascesa rivoluzionaria dal 1917 al 1923, il riflusso della rivoluzione mondiale (1923-1943), la nuova ascesa rivoluzionaria a partire dal 1943.
La rivoluzione di ottobre è stata il punto di partenza di una nuova tappa della storia sotto parecchi punti di vista:
— essa ha dato origine al primo stato operaio su un sesto del globo;
— ha dato un impulso ad una parte del movimento operaio sul piano teorico ed ha favorito la sua organizzazione indipendente con la creazione dell'Internazionale Comunista e dei partiti comunisti.
— Ha dato un impulso potente ai popoli coloniali nelle lotte che iniziavano contro l'imperialismo.
Il periodo che va dal 1917 al 1923 è soprattutto un periodo di lotta per resistenza del nuovo stato e per la formazione e il consolidamento dell'avanguardia comunista nel mondo.
L'insuccesso della rivoluzione mondiale dopo la prima guerra mondiale ha portato nell'URSS al soffocamento della democrazia sovietica da parte di una burocrazia che ha stabilito un potere politico dittatoriale sotto cui è continuato durante trenta anni lo sviluppo economico e culturale dell'Unione Sovietica. Mediante l'azione e il peso dello stato russo, la burocrazia sovietica ha esercitato un'influenza considerevole sul movimento delle masse nel mondo, in primo luogo sulle organizzazioni e i movimenti creati sotto l'impulso della Rivoluzione russa. L'Internazionale Comunista ed i partiti comunisti avrebbero dovuto adattare la loro attività alla nuova fase, cioè consolidarsi teoricamente e politicamente, rafforzare i loro legami con le masse e preparare in tal modo una futura ascesa rivoluzionaria. Ma il peso del primo stato operaio e la sua degenerazione influenzarono delle organizzazioni che si erano appena staccate dalla socialdemocrazia, senza quadri preparati, e provocarono egualmente una degenerazione di queste organizzazioni. L'Internazionale Comunista divenne lo strumento principale di trasmissione delle direttive del Kremlino ai partiti comunisti. Questi ultimi — essendo il loro sviluppo teorico e politico snaturato e la selezione dei loro quadri condotta in modo burocratico — si servirono delle masse e dei loro movimenti non ai fini della rivoluzione mondiale bensì nell'interesse della burocrazia. Questo sfruttamento dei partiti comunisti a vantaggio della diplomazia del Kremlino contribuì a provocare una serie di pesanti sconfitte del movimento operaio, culminate nel trionfo del nazismo in Germania e nello scatenamento della seconda guerra mondiale.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, nei principali paesi capitalistici i partiti comunisti erano un'organizzazione minoritaria della classe operaia. Lo stalinismo, cioè il controllo del Kremlino — espressione degli interessi della burocrazia sovietica — si esercitava su un sistema relativamente semplice: uno stato operaio, retto da una dittatura poliziesca e delle deboli organizzazioni operaie dirette dall'Internazionale Comunista, essa pure strettamente controllata.
Gli avvenimenti della seconda guerra mondiale e degli anni che sono seguiti hanno fatto sì che attualmente graviti nell'orbita dello stalinismo questo complesso sistema:
a) l'URSS, che dopo aver mostrato una straordinaria resistenza nel corso della guerra grazie alla potenza dei rapporti di produzione stabiliti dall'0ttobre e alle masse sovietiche che credevano in questi rapporti, ha proseguito nel suo sviluppo economico, divenendo la seconda potenza mondiale;
b) i nuovi Stati operai nell'Europa Orientale, instaurati essenzialmente per mezzo di un'azione burocratica, senza un piano prestabilito del Kremlino;
c) La Cina, dove il PC cinese è giunto al potere sulla base di una formidabile rivolta contadina;
d) Una serie di movimenti coloniali a direzione staliniana;
e) i P.C. del mondo capitalista. Quelli dell'Europa Occidentale hanno registrato, alla fine della seconda guerra mondiale, importanti progressi con la loro partecipazione alla Resistenza. Negli anni seguenti, in tutta una serie di paesi, i PC. hanno perduto il terreno conquistato. Tuttavia, in alcuni casi importanti (Francia, Italia), questi partiti hanno acquistato un'influenza sulla maggioranza della classe operaia e, malgrado certe vicende, l'hanno conservata.
f) Sino al giugno 1948 andava aggiunta la Jugoslavia, dove il P.C. aveva conquistato il potere sotto l'impulso di un'eroica lotta delle masse che il P.C. aveva diretto.

Le condizioni fondamentali in cui si era sviluppata la burocrazia sovietica ed era stato reso possibile il suo controllo sui P:C: (il riflusso della rivoluzione, l'isolamento dell'URSS e l'arretratezza della sua economia), sono scomparse. L'equilibrio che assicurava questo controllo prima della seconda guerra mondiale e che a suo modo rifletteva l'equilibrio internazionale relativo di quel periodo si è spezzato. L'espansione dello stalinismo, lungi dal costituire un fattore di consolidamento di quest'ultimo, conteneva in sé tendenze alla disgregazione, che si manifestarono nel modo seguente: con la rottura con il P.C. jugoslavo, con le numerose epurazioni delle direzioni dei P.C. delle democrazie popolari; con l'accettazione di una specie di condirezione del Kremlino con il P.C. cinese per quello che riguarda i movimenti comunisti asiatici; con l'indebolimento, che rasenta la liquidazione, di certi P.C.; con la fine dell'immobilismo politico dell'URSS e l'inizio dell'ascesa rivoluzionaria nell'Europa Orientale. Una delle manifestazioni più clamorose di questa nuova situazione è l'incapacità del Kremlino a ristabilire, in luogo dell'Internazionale Comunista dissolta nel '43, un centro internazionale di una qualche vitalità.
Infine, malgrado l'espansione dei P.C. di massa e l'attrazione dell'URSS come potenza, si sono formate nel corso di questo periodo del dopoguerra delle correnti di massa in evoluzione verso sinistra al di fuori dell'influenza staliniana (bevanismo, P.S. asiatici).
Diversi fattori agiscono tuttavia per prolungare l'influenza del Kremlino sul movimento operaio internazionale e sui paesi non capitalisti: la minaccia della guerra imperialista, la potenza dello stato sovietico che si esercita sugli alleati materialmente più deboli, il fatto che le masse che si valgono delle organizzazioni a loro disposizione per risolvere i problemi posti da situazioni rivoluzionarie, si riuniscono all'inizio attorno alle direzioni esistenti. C'è inoltre il fatto che certe concezioni e certi metodi acquisiti nel periodo di ascesa dello stalinismo continuano ad esercitare per inerzia e per tradizione, tanto più che sussiste la struttura burocratica di questi partiti e paesi e dei loro rapporti con l'URSS. Dove i P.C. hanno una base di massa, non si sono prodotte, salvo in Jugoslavia, rotture massicce col Kremlino, e non si è neppure prodotta nessuna rottura di massa in questi partiti. La disintegrazione dello stalinismo ha cominciato col prendere la forma della penetrazione in queste organizzazioni di idee opposte agli interessi della burocrazia del Kremlino e di un processo di modificazione dei rapporti burocratici gerarchizzati stabiliti in precedenza. E' soprattutto in questo modo che si svilupperà durante tutta una fase la disintegrazione dello stalinismo: le organizzazioni comuniste che hanno una base di massa si manterranno, ma entro queste forme organizzative si svilupperanno delle tendenze ad un contenuto nuovo, per quanto riguarda le idee che vi esprimeranno e i rapporti di organizzazione esistenti attraverso i quali si affermava il controllo della burocrazia dell'URSS. Ciascuno di questi partiti si svilupperà sempre più in funzione delle sue forze sociali specifiche e il peso del Kremlino — una volta determinante — declinerà relativamente.
Nei paesi in cui i P.C. costituiscono una piccola minoranza del movimento operaio, l'ascesa rivoluzionaria che si sviluppa tramite altre organizzazioni, accentua l'isolamento dei P.C. e vi provoca di conseguenza profonde crisi.
Gli avvenimenti verificatisi nell'URSS all'indomani della morte di Stalin non costituiscono solo la prima tappa di un processo che deve condurre alla rigenerazione socialista dell'URSS. Questi cambiamenti costituiscono anche l'allentamento del freno che agiva nella maniera più conservatrice e persino reazionaria sulle organizzazioni che raccolgono ancora oggi il maggior numero di militanti rivoluzionari anche in numerosi paesi in cui i P.C. sono estremamente deboli. Ne risulta che si apre così una fase nuova non solo nell'URSS ma anche nello sviluppo dei P.C. e dei paesi non capitalisti, fase
destinata ad accelerare la disintegrazione dello stalinismo nel senso indicato sopra.
La IV Internazionale, per assicurare la continuità del programma e dell'organizzazione marxista rivoluzionaria, ha come compito di intervenire in questa disintegrazione per raccogliere attorno alla sua bandiera le forze comuniste sane sin qui influenzate dallo stalinismo.

Ascesa e declino dello stalinismo nell'URSS

1. — L'ascesa rivoluzionaria scatenata dalla prima guerra mondiale scosse soltanto le potenze imperialiste più deboli. Lasciò intatti gli imperi coloniali e consentì in tal modo agli imperialisti coloniali di soffocare sul nascere lo slancio del movimento rivoluzionario, accordando importanti concessioni alle masse (giornata di otto ore, suffragio universale). Nel momento in cui l'ascesa rivoluzionaria si verificò, gli Stati Uniti, che erano passati attraverso mezzo secolo di sviluppo economico febbrile, non avevano ancora conosciuto una crisi sociale sufficientemente grave da far maturare nella massa del proletariato industriale, costantemente rinnovata dalle ondate di immigrazione, una coscienza di classe sindacale o politica. Il campo di azione della ascesa rivoluzionaria si trovò dunque ristretto all'Europa centrale e orientale, essenzialmente alla Russia, alla Germania e all'Italia tra i grandi paesi del mondo. La rivoluzione proletaria trionfò in Russia, ma la Russia era un paese economicamente e culturalmente arretrato, con un proletariato industriale poco numeroso, scarsamente specializzato e con basso livello culturale, schiacciato dal peso di decine di milioni di contadini analfabeti. Solo la fusione della rivoluzione russa con la rivoluzione tedesca e la rivoluzione italiana avrebbe assicurato alla dittatura del proletariato una base materiale e sociale sufficientemente larga da garantire la democrazia sovietica. La disfatta della rivoluzione italiana (1922) e della rivoluzione tedesca (1923) segnò la fine dell'ascesa rivoluzionaria e lasciò la rivoluzione isolata in un paese arretrato. Questo isolamento impose al proletariato russo enormi sacrifici materiali, un esaurimento progressivo del suo potenziale combattivo e del suo entusiasmo, una crescente diminuzione della sua attività e del suo interesse politico. Così si crearono le condizioni oggettive della sua espropriazione politica da parte della burocrazia sovietica.

2. — Tuttavia la fine dell'ascesa rivoluzionaria (1917-1923) non era una disfatta completa e prolungata del movimento operaio internazionale. I settori del proletariato internazionale rimasti relativamente calmi dal 1918 al 1923 cominciarono ad entrare in azione successivamente: Gran Bretagna 1925-26; Cina 1925-27; Spagna 1931-1938; Francia 1936-38; Stati Uniti 1934-37. Nella stessa Germania la crisi economica mondiale del '29 creò condizioni propizie a una nuova ascesa. Se in definitiva, malgrado queste condizioni molteplici, il riflusso della rivoluzione si accentuava sempre di più, ciò non dipendeva dalla dinamica interna del movimento delle masse ma dal ruolo nefasto delle direzioni operaie. E in molti casi è stata soprattutto la direzione staliniana a provocare la sconfitta di questi movimenti.

3. — L'isolamento in un paese arretrato, lo schiacciante peso specifico dei contadini, la debolezza numerica e culturale del proletariato, la mancanza di tradizioni democratiche-proletarie, tutti questi fattori provocarono nell'URSS il soffocamento della democrazia proletaria, la passività crescente delle masse, l'esercizio sempre più esclusivo del potere da parte dei funzionari del partito e dello stato. L'esistenza di un tale corpo di funzionari è inevitabile nell'epoca di transizione tra il capitalismo e il socialismo. Ma esso dovrebbe diminuire di numero e di importanza via via che le forze produttive si sviluppano, che si consolidano la società e l'economia instaurate dalla rivoluzione socialista, e le classi, l'ineguaglianza
sociale, e le contraddizioni sociali deperiscono. Il loro deperimento si identifica largamente con il deperimento dello Stato. Sino a questo deperimento, un controllo stretto esercitato sui funzionari da parte della classe operaia al potere dovrebbe limitare al massimo gli abusi.
Nell'URSS le cose andarono diversamente. Nelle condizioni di penuria e di povertà generale, il potere politico che gestiva o distribuiva tutte le ricchezze del paese divenne presto il padrone della distribuzione, arrogandosi privilegi importanti nel consumo. Gli elementi burocratici si cristallizzarono in uno strato burocratico distinto e conservatore, inteso a difendere in alleanza con elementi sfruttatori o piccolo-borghesi (kulaki, uomini della NEP ecc.) degli interessi materiali opposti a quelli del proletariato, e quindi divennero casta burocratica cosciente di avere interessi sociali particolari e decisa a difenderli contro qualsiasi altro strato della società. La formazione e il consolidamento di questa casta burocratica trovò il suo riflesso principale sul piano politico nella lotta di frazione che sconvolse il partito bolscevico, unico foro di lotta politica nel paese. La frazione staliniana trionfò in questa lotta perché ricevette l'appoggio della burocrazia. Questo trionfo portò alla distruzione della democrazia interna del partito, ultimo bastione della democrazia proletaria nell'URSS, a uno sconvolgimento completo di tutta la superstruttura sociale del paese (ad eccezione dei rapporti di proprietà) e all'instaurazione della dittatura bonapartista-staliniana, basata essenzialmente sugli interessi della burocrazia.

-1. - L'ascesa rivoluzionaria aveva avuto la sua espressione più netta nella vittoria della Rivoluzione di Ottobre. Il riflusso della rivoluzione si espresse essenzialmente nella vittoria della burocrazia sovietica nell'URSS. Ma questo arretramento si manifestò nel quadro di un capitalismo mondiale profondamente segnato dal declino del sistema. Questo declino era già troppo avanzato, gli antagonismi imperialisti sulla base di questo declino erano troppo acuti, il movimento operaio era ancora troppo potente su scala internazionale, i miserabili resti delle vecchie classi dominanti o i nuclei di una nuova borghesia nell'URSS erano troppo deboli perché il riflusso del proletariato potesse ricondurre il capitalismo al potere in Russia. La controrivoluzione si limitò, in generale, al piano della soprastruttura. Il modo di produzione caratterizzato dalla nazionalizzazione dei mezzi di produzione, dal monopolio del commercio estero e dalla pianificazione generale dell'economia, questa infrastruttura prodotta dalla rivoluzione di ottobre e che distingue l'economia sovietica dal sistema mondiale del capitale, fu mantenuta, rafforzata e consolidata nel corso della storia dell'URSS. La lotta tra il capitalismo e il socialismo, che secondo la formula di Lenin caratterizza l'epoca di transizione, si trasferì nell'URSS stessa dal piano della produzione — in cui praticamente tutte le forme capitaliste furono eliminate — a quello della distribuzione. La dittatura bonapartista della burocrazia sovietica è dunque il prodotto di una controrivoluzione politica; ci vorrà una rivoluzione politica per rovesciarla. Ma lo Stato sovietico è il prodotto della rivoluzione sociale di Ottobre, di cui continua a difendere, sia pure in modo particolare e spesso inadeguato, le conquiste economiche e sociali. Esso non potrebbe essere rovesciato che da una controrivoluzione sociale, che ristabilisse, magari a tappe, il dominio del capitale e della proprietà privata dei mezzi di produzione.
La nostra definizione dell'URSS come stato operaio degenerato contiene i due elementi fondamentali della realtà sociale sovietica contemporanea: la sopravvivenza e lo sviluppo delle basi economiche e sociali uscite dalla rivoluzione di Ottobre da un lato; la vittoria di una controrivoluzione politica su queste stesse basi dall'altro. E' alla stessa realtà sovietica contraddittoria che corrisponde la nostra politica di difesa incondizionata dell'URSS: assicurare il progresso dell'URSS con il rovesciamento della dittatura burocratica e l'instaurazione della democrazia socialista; impedire l'arretramento dell'URSS derivante da una restaurazione del capitalismo.

5. — Nel quadro della stessa realtà sovietica appare il carattere contraddittorio, la natura duplice della burocrazia:
a) da una parte essa è una casta parassitaria i cui privilegi derivano dalla struttura sociale particolare dell'URSS. Essa è obbligata per sopravvivere a difendere a suo modo questa struttura contro le forze borghesi e piccolo-borghesi interne e internazionali che cercano di ristabilire, in una forma qualsiasi, l'economia capitalista.
b) d'altra parte essa è una casta parassitaria i cui privilegi hanno potuto estendersi e consolidarsi temporaneamente solo grazie all'espropriazione e alla passività politica del proletariato, alla sua mancanza di prospettive rivoluzionarie. Essa è dunque obbligata a cercare di mantenere contro il proletariato condizioni interne e internazionali che impediscano una nuova ascesa e una nuova attività rivoluzionaria del proletariato sovietico. La natura contraddittoria della burocrazia si riflette ugualmente nel fatto che, nella misura in cui essa difende l'URSS e la sua base sociale contro l'imperialismo e le forze restaurazioniste di ogni genere, essa facilita in definitiva la rinascita della democrazia sovietica nel paese. Allo stesso modo nella misura in cui essa riesce a respingere temporaneamente il proletariato sovietico o l'ascesa del proletariato internazionale, mina e disorganizza in definitiva la base economica e sociale su cui si sviluppano i suoi privilegi.

6. — Questa natura duplice e contraddittoria della burocrazia sovietica si riflette nell'insieme della sua politica interna e internazionale dopo il 1923. Ma il modo concreto in cui si manifesta dipende fondamentalmente da condizioni che sfuggono al controllo della burocrazia sovietica: i rapporti di forza tra le classi su scala mondiale e nella stessa URSS. Da questo punto di vista si distinguono due grandi fasi:
a) dal 1923 al 1943: l'arretramento internazionale della rivoluzione e del movimento operaio, legato all'aggravamento tendenziale della crisi del sistema capitalistico e delle contraddizioni interne dell'imperialismo, permette alla burocrazia di consolidare il suo potere in virtù di un giuoco di equilibrio tra il movimento rivoluzionario internazionale e l'imperialismo, tra le diverse potenze imperialiste, tra le classi nell'URSS stessa. La dittatura bonapartista è la risultante di questi equilibri. Il fine della politica della burocrazia sovietica è il mantenimento della status quo, il mantenimento dell'equilibrio. In questo senso il bilancio globale della politica internazionale della burocrazia è sul piano mondiale un bilancio riformista, perché essa tende non al rovesciamento del capitalismo mondiale ma al puro mantenimento dell'URSS nel quadro dello status quo.

b) A partire dal 1943: la nuova ascesa rivoluzionaria internazionale legata all'aggravamento della crisi del sistema capitalista e allo stabilirsi della supremazia schiacciante dell'imperialismo americano nel mondo capitalista, spezza sia l'equilibrio tra il proletariato internazionale e l'imperialismo sia l'equilibrio tra le diverse potenze imperialiste. Per conseguenza queste potenze debbono accettare, volenti o nolenti, un fronte unico imperialista mondiale contro la rivoluzione e le forze anticapitaliste; e ogni politica di equilibrio e di mantenimento dello status quo diviene sempre più illusoria. La distruzione degli equilibri che erano alla base del bonapartismo staliniano mina i fondamenti stessi della dittatura burocratica dell'URSS. Nello stesso tempo, lo slancio delle forze produttive nell'URSS, il rafforzamento numerico e culturale del proletariato e le ripercussioni della ascesa rivoluzionaria internazionali spezzano l'equilibrio delle forze sociali e preparano la ricomparsa della lotta proletaria per la democrazia sovietica.

7. — Durante la fase 1923-1943 la natura duplice e contraddittoria della burocrazia sovietica si è manifestata sul piano interno come su quello internazionale in una serie di svolte brusche:
a) 1924-1927 : alleanza della burocrazia con i kulak e i «neo-borghesi» della NEP contro l'avanguardia proletaria. Politica di destra sul piano internazionale; alleanza senza principi con Ciang- Kai-Scek, con la burocrazia sindacale britannica, con i partiti contadini balcanici, ecc.
b) 1928-1934 : distruzione dei kulak e dei «neo-borghesi» della NEP, collettivizzazione forzata dell'agricoltura e industrializzazione precipitata. Nello stesso tempo distruzione degli ultimi diritti politici operai, instaurazione dell'onnipotenza del direttore nelle fabbriche, sviluppo accelerato dell'ineguaglianza in seno alla classe operaia. Politica estremista di sinistra sul piano internazionale in un periodo in cui l'imperialismo è indebolito e paralizzato dalla crisi economica.
e) 1935-1939: politica di destra nell'URSS: ristabilimento della proprietà privata contadina su una parte del bestiame e su piccoli lotti di terreno, abolizione della vecchia costituzione sovietica, sterminio della vecchia guardia bolscevica, incoraggiamento alle tendenze neo-borghesi. Nello stesso tempo politica di destra sul piano internazionale: alleanza con le «democrazie» capitaliste, accettazione della difesa nazionale in questi paesi e nelle loro colonie, politica di fronte popolare, soffocamento della rivoluzione spagnola e di quella francese.
d) 1939-1941: preparazione alla guerra, che comporta l'arresto delle epurazioni massicce nell'URSS, consolidamento delle posizioni individuali della burocrazia. Su scala internazionale, il rovesciamento delle alleanze diplomatiche comporta una politica estremistica di sinistra dei partiti comunisti staliniani.
e) 1941-1943: politica di destra durante la guerra. All'interno: «grande guerra patriottica», arricchimento dei contadini, appropriazione privata massiccia delle terre colcosiane, scioglimento dell'Internazionale Comunista, ristabilimento della Chiesa come strumento politico di stato, propaganda panslavista ecc. Politica estera: alleanza stretta con l'imperialismo, politica di fronte nazionale, lotta contro la difesa degli interessi economici degli operai nei paesi alleati.

8. - II periodo 1943-47, durante il quale la burocrazia sembra al culmine della sua potenza, fu un periodo transitorio tra la fase di riflusso e quella di ascesa della rivoluzione internazionale. Per la stessa ragione, fu un periodo tra la fase di ascesa e la fase di declino dello stalinismo. L'ascesa rivoluzionaria internazionale non è ancora sufficientemente vasta da permettere lo scavalcamento dello stalinismo, resta in generale circoscritta entro i limiti in cui la burocrazia e le sue agenzie possono controllarla con dei metodi più o meno tradizionali (Francia, Italia, Indocina, Malesia. in parte Indonesia e Cina), la sola eccezione essendo rappresentata dalla Jugoslavia. Ma questa stessa ascesa è già sufficientemente minacciosa da indurre l'imperialismo alla ricerca di un modus vivendi con la burocrazia sovietica. Quest'ultima si impegna ad arrestare o a respingere la rivoluzione in cambio di concessioni territoriali ed economiche. Tale fu il senso degli accordi di Teheran, Yalta e Postdam, della divisione della Germania e dell'Europa in sfere di influenza, della politica contro-rivoluzionaria dei partiti comunisti dell'Europa Occidentale e dei paesi coloniali dell'Estremo Oriente, del mantenimento dei resti della borghesia nell'Europa Orientale, degli sforzi Marshall-Stalin per arrivare ad un governo di coalizione in Cina. La situazione interna nell'URSS, le distruzioni terribili della guerra, l'estrema penuria di beni di consumo, la crisi economica di riconversione (1945-47), il saccheggio dell'Europa Orientale considerato come mezzo burocratico per migliorare questa situazione, favoriscono questa tendenza.

9. — Ma l'ascesa rivoluzionaria mondiale, prima di tutto la vittoria della rivoluzione cinese, distrusse la possibilità per la burocrazia di arrivare a compromessi generali con l'imperialismo. Soffocato in uno spazio vitale troppo ristretto e minacciato da una terribile scossa economica, l'imperialismo aveva prima cercato di passare all'offensiva, ristabilendo l'economia capitalista nell'Europa Occidentale allo scopo di disgregare il controllo sovietico sull'Europa Orientale (piano Marshall). Poi, travolto dalla rivoluzione coloniale, passò all'azione armata (guerra d'Indocina, di Indonesia, di Malesia, di Corea), e quindi finì col preparare la resa dei conti finale con tutte le forze anticapitaliste (NATO, MSA, patto balcanico, patto del Medio Oriente, patto del Pacifico, rimilitarizzazione giapponese e tedesca, ecc.). Posta tra la minaccia capitalista e la rivoluzione cinese, la burocrazia sovietica si vide obbligata ad allearsi alla repubblica popolare di Cina, uscita da questa rivoluzione, contro l'imperialismo.
Questo ha implicato il riconoscimento de facto dell'autonomia e dell'indipendenza del partito comunista cinese e della repubblica popolare cinese, della condirezione cino-sovietica su tutto il movimento comunista in Asia. Ciò ha segnato l'inizio di una fase nuova della situazione mondiale in cui si trova posta la burocrazia sovietica, situazione caratterizzata dall'esacerbarsi delle contraddizioni di classe internazionali e dall'evoluzione dei rapporti di forza tra le classi in modo sempre più favorevole alla rivoluzione. Questa situazione nuova limita sempre più la possibilità di manovre controrivoluzionarie della burocrazia, che non può più servirsi della rivoluzione coloniale nel suo complesso come moneta di scambio allo scopo di arrivare ad un accordo con l'imperialismo. I suoi sforzi di sfruttare le contraddizioni inter-imperialistiche sussistono, come sussistono gli sforzi per guadagnare l'appoggio di certe borghesie di paesi coloniali e semi-coloniali (India, Argentina, Indonesia) mettendo la sordina alla lotta anti-capitalista delle masse di questi paesi, sforzandoli di mobilitare tutte le classi di questi paesi, compresa la «borghesia nazionale», contro l'imperialismo. Al tempo stesso sussistono gli sforzi della burocrazia per arrivare ad accordi temporanei e parziali con l'imperialismo come sussiste la sua funzione di freno sullo sviluppo della rivoluzione coloniale (aiuto insufficiente nel corso della guerra di Corea). Ma gli effetti pratici di questi sforzi divengono sempre più limitati ed effimeri nella misura in cui si accentuano da una parte l'ascesa delle masse malgrado i tentativi di freno e dall'altra parte la pressione e la marcia dell'imperialismo yankee verso la guerra.

10. — Una evoluzione parallela si è verificata nel frattempo all'interno dell'URSS. Gli importanti successi ottenuti dall'economia sovietica dopo la crisi di riconversione 1945-1947 (crisi confermata dal rapporto Malenkov al XIX Congresso) hanno profondamente modificato la situazione del paese e della sua popolazione. Se la produzione per abitante resta, per i principali prodotti, in ritardo rispetto a quella dei paesi capitalisti più avanzati, essa ha già superato il livello dei paesi capitalisti arretrati e si avvicina al livello dei paesi capitalistici in stagnazione (Francia, Italia). Al contrario la produzione in cifre assolute ha superato di molto il livello di tutti i paesi capitalisti salvo gli Stati Uniti, e per molti prodotti di base ha pure superato la somma della produzione di due o tre tra i più importanti paesi capitalisti (Gran Bretagna, Germania e Giappone). L'U.R.S.S. è divenuta la seconda potenza industriale del mondo e sta accrescendo la sua produttività a un ritmo superiore a quello di tutti i paesi, salvo gli Stati Uniti. Se l'agricoltura non ha potuto progredire che a un ritmo molto inferiore, i suoi progressi hanno tuttavia consentito di eliminare ogni fenomeno di carestia o di sotto-alimentazione cronica. Nei grandi centri industriali l'approvvigionamento della popolazione in beni di consumo industriali, ancora molto insufficienti, si è regolarizzato e supera tutto quello che si è visto in Russia nel passato.

11. — Determinata da questi progressi economici, si è verificata una importante trasformazione, che si esprime in una modificazione della composizione e della dinamica dei principali strati sociali del paese:
a) il proletariato è enormemente aumentato in numero e in specializzazione, il numero degli operai industriali continuando ad aumentare di parecchi milioni per ogni piano quinquennale. Da piccola minoranza che era nella società sovietica nel '17 e nel '27, esso è divenuto la classe sociale più numerosa. L'analfabetismo è scomparso dalle sue file. La meccanizzazione enorme dell'economia nel corso degli ultimi sette anni ha implicato un aumento considerevole del numero e della qualità degli operai specializzati. Il manovale non è più l'operaio tipico sovietico, ma tende a divenire l'eccezione. Per conseguenza la differenziazione di retribuzione in seno al proletariato, se è più larga che mai, non costringe più la grande maggioranza del proletariato a un livello da carestia.
b) I contadini sono la classe sociale che è stata più fortemente sconvolta. Nel suo seno si recluta ogni anno la mano d'opera industriale supplementare e perciò il suo numero e il suo peso hanno la tendenza a diminuire regolarmente. I suoi strati superiori sono costantemente differenziati e trasformati in burocrazia e aristocrazia kolcosiana (direttori, contabili, agronomi, conduttori di trattori). I contadini non hanno potuto ristabilire la situazione relativamente vantaggiosa che avevano ottenuto durante la guerra e nell'immediato dopoguerra. L'introduzione del sistema delle brigate di lavoro e la concentrazione dei colcos sono state tappe importanti nel senso di una industrializzazione progressiva della agricoltura, ma si sono urtate a una resistenza passiva dei contadini e non hanno permesso un aumento notevole della produzione agricola. Il livello di vita è aumentato molto meno che nelle città e lo squilibrio tra l'agricoltura e l'industria si è continuamente accresciuto.
c) La burocrazia è aumentata di numero e di consistenza, ma a un ritmo meno rapido del proletariato. Due importanti modificazioni hanno avuto luogo nella composizione delle sfere superiori della burocrazia. Anzitutto nell'origine sociale: il numero dei vecchi capitalisti o tecnici borghesi e uomini della NEP da una parte e il numero di vecchi militanti rivoluzionari di prima del'17 dall'altra, si riducono sempre più la grande massa della burocrazia si recluta tra elementi privilegiati che hanno raggiunto l'età matura dopo la rivoluzione. In secondo luogo nella mentalità: i vertici della burocrazia, nella loro maggioranza non costituiscono più uno strato giovane e rapace, tendente a conquistare dei privilegi nel consumo in mezzo alla penuria generale, ma costituiscono in maggioranza uno strato di uomini maturi alle soglie della vecchiaia, tendenti a conservare il massimo livello di vita consentito.

12. — Benché lo sviluppo e il consolidamento della dittatura bonapartista dell'URSS siano il prodotto di una contro-rivoluzione politica, la burocrazia ha segnato la società sovietica con la sua impronta particolare in tutte le sfere della vita sociale.
a) Economia: qualsiasi economia dell'epoca di transizione è caratterizzata dalla contraddizione tra il modo di produzione non capitalista e la sopravvivenza di norme borghesi di distribuzione. Ma la burocrazia sovietica ha esacerbato questa contraddizione con lo sviluppo enorme dei suoi privilegi e dell'ineguaglianza sociale. La centralizzazione burocratica della pianificazione, l'abolizione di ogni controllo operaio sulla produzione, l'onnipotenza, l'arbitrio e la sete di privilegi dei burocrati nelle fabbriche provocano nuove contraddizioni e nuovi squilibri sul piano stesso della produzione, contraddizioni e squilibri che si accentuano sempre più con gli importanti progressi realizzati dall'economia.
b) Stato: l'abolizione degli ultimi resti della democrazia sovietica con la scomparsa della democrazia interna nel partito, ha condotto di fatto a un regime autocratico, in cui la maggior parte della burocrazia, compresi i suoi strati superiori, è essa pure esclusa dall'esercizio dei diritti politici. La dittatura bonapartista si appoggia essenzialmente sull'apparato repressivo e sul terrore delle epurazioni periodiche e si avvale inoltre del sistema delle «elezioni» plebiscitarie. Il nazionalismo grande-russo si sviluppa e accusa di «nazionalismo borghese» l'affermazione da parte delle nazionalità minoritarie della loro storia e dei loro diritti particolari.
c) Esercito: Il vecchio Esercito Rosso che giurava fedeltà alla Costituzione sovietica e all'Internazionale Comunista, è stato sostituito da un esercito sovietico «patriottico» strettamente controllato dalla dittatura e in seno al quale si sono verificati gli stessi fenomeni di mostruosa ineguaglianza, di arbitrio e di onnipotenza dell'apparato che esistono nella società.
d) Ideologia: la teoria marxista è trasformata in una ideologia pragmatista tendente a giustificare le esigenze pratiche della politica della burocrazia. La storia del partito, dell'Internazionale e del paese è sistematicamente e periodicamente rifatta e falsificata. La ricerca scientifica e le discussioni teoriche libere sono soppresse in tutti i campi delle scienze sociali e cominciano persino ad essere «orientate» nel campo di certe scienze naturali. Da questa soppressione risulta la necessità di un papa infallibile e onnisciente, che formuli ad ogni svolta i dogmi corrispondenti agli interessi del momento della
burocrazia.
e) Costumi: la liberazione della donna e dei giovani che la rivoluzione di ottobre aveva realizzato è stata annullata. L'eguaglianza della donna è divenuta eguaglianza nello sforzo fisico sovrumano richiesto ai lavoratori, non il diritto di disporre liberamente della propria vita. La legislazione sul divorzio è sempre più rigida, il diritto all'aborto è abolito. Gli statuti dell'organizzazione giovanile consacrano di fatto la proibizione per i giovani di fare della politica.

13. — Ma le masse sovietiche hanno acquisito una grande esperienza nel corso della guerra, in cui si rivelarono contemporaneamente i limiti della capacità repressiva dell'apparato e la realtà del livello di vita dei lavoratori dell'Occidente. Le masse sovietiche, prima di tutto la gioventù operaia avanzata, cominciano a prendere coscienza della società sovietica e della dittatura bonapartista. Sono sensibili soprattutto alle contraddizioni economiche, anche perché hanno trasferito tutto il loro dinamismo e il loro sforzo creatore su questo piano.
I dibattiti preparatori del XIX Congresso del PCUS, quelli che hanno avuto luogo durante e dopo il congresso, hanno dimostrato che:
a) nella coscienza della grande maggioranza del popolo sovietico appare sempre più che la potenza dell'economia sovietica è in crescente contraddizione con il livello ancora molto basso di consumo delle masse. Soprattutto la crisi degli alloggi pare inesplicabile alle masse ed è stata universalmente criticata al XIX Congresso.
b) Nella coscienza degli strati avanzati del proletariato, degli strati inferiori del partito e dei sindacati, la burocrazia appare sempre di più come un freno allo sviluppo delle forze produttive. Gli strati superiori della burocrazia che hanno raggiunto un alto livello di privilegi nel consumo, non hanno più un interesse essenziale all'aumento massimo della produzione. Lo spirito di lucro dei direttori, considerato come forza motrice principale dell'accumulazione, diviene un fattore che in realtà limita e ostacola questa accumulazione. Nella misura in cui la realizzazione degli obiettivi del piano continua a dipendere principalmente dal 1'interesse di questi strati della burocrazia, ciò introduce inoltre una forza disorganizzatrice nella pianificazione (precedenza alla realizzazione del piano finanziario a spese del piano di produzione). L'elaborazione centralistica burocratica del piano entra in conflitto con la crescente complessità dell'economia.

14. — Sul piano ideologico, le contraddizioni della dittatura burocratica hanno condotto a una seria crisi teorica, che si è riflettuta non solo nella discussione sull'economia politica ma anche nelle discussioni sulla «transizione verso il comunismo» e su numerosi altri problemi ideologici.
a) Gli strati dominanti del Kremlino sono stati obbligati a proclamare contemporaneamente la scomparsa delle classi nell'URSS e la sopravvivenza, anzi l'accentuazione, della lotta di classe:
b) sono obbligati ad insistere sull'accentuarsi e non sul deperire dei conflitti sociali via via che si avanza verso il comunismo;
c) sono obbligati insieme ad insistere sul fatto che, lungi dal deperire, lo stato si «rinforzerà» con il passaggio verso il comunismo e a ricordare che lo stato finirà col deperire con «il trionfo del socialismo nei principali paesi del mondo».
d) sono obbligati ad affermare contemporaneamente che la società socialista ha come «legge fondamentale» il soddisfacimento dei bisogni della popolazione e che l'economia di questa società rimane regolata dal «primato della produzione dei mezzi di produzione sulla produzione dei mezzi di consumo».
e) sono obbligati contemporaneamente a presentare la tendenza all'arricchimento personale come il principale «residuo di mentalità borghese» e di conservare questa stessa tendenza come leva principale della pianificazione.

15. — Così il carattere instabile della burocrazia bonapartista appare chiaramente. Con il mutare dei rapporti di forza tra le classi su scala internazionale, con il congiunto mutare di questi rapporti all'interno della stessa URSS, le basi oggettive della dittatura sono sul punto di scomparire rapidamente. Tradizionalmente, il carattere storicamente temporaneo, transitorio, della dittatura bonapartista nell'URSS era analizzato correttamente nel senso che questa dittatura poteva arrivare a due sbocchi opposti di sviluppo sociale: o al rafforzamento delle tendenze restaurazioniste tra i contadini e in seno alla burocrazia, le quali, con l'aiuto dell'imperialismo, ristabilirebbero con una guerra civile il capitalismo, o al rovesciamento della dittatura bonapartista e alla restaurazione della democrazia sovietica in seguito all'estensione internazionale della rivoluzione e grazie all'aiuto apportato dal proletariato internazionale al proletariato sovietico e alla tendenza di sinistra della burocrazia, che si unirebbe al proletariato nella difesa delle basi sociali dell'URSS. Ma e chiaro che questi due termini dell'alternativa implicano una dinamica particolare della lotta di classe su scala mondiale. Il primo termine appare come sbocco dell'arretramento della rivoluzione internazionale, il secondo come il prodotto delle vittorie internazionali della rivoluzione. La dinamica attuale della lotta di classe sul piano mondiale indica molto nettamente quale sia la più probabile di queste due varianti. Nello stesso senso opera tutta l'evoluzione interna dell'URSS, in cui, dinnanzi allo sviluppo delle forze produttive, gli isolotti di piccola produzione mercantile che esistevano e che rinascono ancora constantemente non hanno più che un peso specifico molto ridotto nell'insieme della vita economica. L'esacerbarsi delle contraddizioni sociali, la pressione accresciuta dell'imperialismo, i segni del risveglio proletario, possono provocare in strati molto limitati della burocrazia dei riflessi di capitolazione con tendenza al passaggio al campo borghese. Ma non sarà questo che un prodotto secondario dell'evoluzione, e non la sua caratteristica dominante. Ne deriva che, siccome nell'URSS stessa i rapporti di forza hanno tendenza a mutare a favore del proletariato parallelamente all'analogo mutamento su scala mondiale, la futura battaglia decisiva non si svolgerà tra le forze restaurazioniste all'offensiva per ristabilire la proprietà privata e le forze che difendono le conquiste d'ottobre ma al contrario tra le forze che difenderanno i privilegi e la gestione burocratica e le forze del proletariato che si lanceranno nella lotta per la restaurazione della democrazia sovietica.

16. — La morte di Stalin ha accentuato tutte le tendenze sopraindicate, facendole emergere alla superficie in modo diretto e clamoroso. Tutto ciò dipende dal ruolo particolare di Stalin. Arbitro tra le classi e la burocrazia, tra i diversi strati della burocrazia, rappresentava con la sua persona il legame tra la base socialista dell'URSS e la soprastruttura burocratica Egli rappresentava per la burocrazia e per l'intellighentzia una garanzia sostanziale che esse avrebbero continuato a usufruire dei loro privilegi, e nello stesso tempo per gli strati inferiori della burocrazia (piccoli funzionari del partito e dei sindacati,
stakanovisti, quadri giovani in formazione) una garanzia sostanziale che la proprietà socializzata dei mezzi di produzione non sarebbe stata toccata. La sua improvvisa scomparsa ha eliminato uno dei principali elementi di stabilizzazione del regime, tanto più che l'equilibrio delle forze sociali era già stato progressivamente scosso. Va aggiunto poi l'elemento di incertezza e di ansietà tra i dirigenti bonapartisti della dittatura, abituati a seguire la linea fissata dal «Capo», privi di prestigio personale dinnanzi alle masse e incapaci di prevedere gli effetti della morte di Stalin sull'atteggiamento dei diversi
strati della società sovietica. L'incertezza, e addirittura il panico ai vertici ha senza dubbio accentuato le tendenze a rimettere in causa l'assolutismo della dittatura.

: 17. — La burocrazia non è uno strato sociale omogeneo. Composta di milioni di individui, essa affonda le sue radici nella classe operaia (stakanovisti) e tra i contadini, (funzionari kolkoziani), e si eleva attraverso i numerosi funzionari medi dello stato e dell'economia (contabili) verso gli strati superiori di tecnici e di ingegneri, di artisti e di scrittori celebri, di ufficiali superiori dell'esercito e della polizia, sino a giungere ai vertici dell'economia (direttori delle grandi officine e dei trusts), dell'esercito (generali e marescialli), dello stato e del partito (membri dei C.C. dei partiti, delle repubbliche sovietiche e dell'URSS, ministri delle Repubbliche e dell'URSS, membri delle centrali amministrative dello stato e del partito). La parte più conservatrice e nello stesso tempo più privilegiata è senza dubbio lo strato dei direttori d'industria e delle amministrazioni centrali dell'economia, cui si possono aggiungere gli ingegneri capi, i principali tecnici della pianificazione e i generali e marescialli dell'esercito.

18. — Di fronte agli strati più privilegiati della burocrazia si trovano i vertici bonapartisti della burocrazia, che hanno esercitato il potere politico da più di due decenni, incarnano la dittatura bonapartista e rappresentano l'unione personale tra i vertici del partito e dello Stato. E' questo strato che è stato più colpito dalla morte di Stalin, che è stato preso dal panico dinnanzi alla vastità del malcontento di tutta la popolazione e ha preso l'iniziativa delle clamorose misure di «liberalizzazione» del regime (l'amnistia, l'annuncio di modifiche al codice penale, la liberazione dei medici, l'attacco contro gli arbitrii polizieschi e le discriminazioni nazionali e razziali, l'epurazione della Ghepeù, gli attacchi contro di essa, la tendenza ad accantonare il culto del capo, il nuovo tono introdotto nella stampa sovietica, le modifiche del piano quinquennale tendenti ad aumentare il peso dell'industria dei mezzi di consumo).

Il senso di queste misure è il seguente:
a) assicurare alla dittatura una base più larga, associare più direttamente strati più larghi della burocrazia all'esercizio del potere, garantendoli contro epurazioni arbitrarie.
b) assicurare alla dittatura una base più popolare, prendendo delle misure accolte favorevolmente da tutta la popolazione, promettendo il ritorno a condizioni più tranquille, meno tormentate, sconfessando tacitamente le fasi più sanguinose del terrore dell'era staliniana, dando l'impressione di cedere sui tre motivi principali di malcontento popolare: il basso livello dei consumi, il regime poliziesco e l'oppressione nazionale.
Storicamente il regime Malenkov segna così l'inizio del declino della potenza della dittatura bonapartista. La «liberalizzazione» come l'inasprimento del regime non rappresentano che metodi alterni di autodifesa della burocrazia, che sa che il suo potere e i suoi privilegi sono minacciati e che si sforzerà in ogni caso di utilizzare tutte le risorse a sua disposizione per proteggersi contro l'ascesa delle masse sovietiche. Ma la storia ha dimostrato che le autocrazie destinate a scomparire non si salvano né con l'uno né con l'altro di questi metodi né con la loro combinazione. La dittatura bonapartista nell'URSS è già condannata dalla storia. Le masse la schiacceranno con la loro rivoluzione politica e faranno sparire il potere e i privilegi della burocrazia.

19. — Sinora c'è stato un solo primo segno di passaggio del proletariato ad un'azione organizzata nelle condizioni nuove create dalla morte di Stalin (sciopero di Vorkuta). Ciò non è sorprendente. Durante un quarto di secolo, il proletariato sovietico è stato atomizzato politicamente e schiacciato nei suoi quadri avanzati dal terrore poliziesco. Se i progressi della rivoluzione internazionale dopo la fine della seconda guerra mondiale hanno dovuto risvegliare nel suo seno vecchie speranze, la rigidità della dittatura sino alla morte di Stalin non gli ha consentito di far udire direttamente la sua voce. Tutt'al più la espressione indiretta delle sue preoccupazioni, delle sue rivendicazioni e delle sue speranze ha potuto manifestarsi negli strati inferiori dei funzionari del partito, dei sindacati e della gioventù. Neppure la «liberalizzazione» del regime proclamata da Malenkov non può avere degli effetti immediati in favore di una azione politica del proletariato. Ma forze molecolari entrano d'ora innanzi in azione in seno al proletariato sovietico. Delle prove di forza si preparano nelle industrie e nei sindacati, cominciando probabilmente con questioni tecniche a proposito delle quali la classe operaia può rafforzare la sua coscienza e la fiducia nelle proprie forze senza urtarsi direttamente alla dittatura bonapartista. Per far fronte a questa minaccia, il nuovo regime, che ha indebolito la Ghepeù, deve appoggiarsi naturalmente sull'esercito, che ha probabilmente contribuito alla liquidazione di Beria. Nello stesso tempo, in seno al partito e soprattutto nell'organizzazione giovanile, lo spirito critico progredisce, rimettendo in questione le «conquiste» teoriche dell'era staliniana, arrischiandosi nel campo della elaborazione politica, sostenendo le sue prime battaglie nella lotta ideologica contro i rappresentanti più ossificati dell'era staliniana. Così si annuncia il raggruppamento delle forze oggettive e soggettive del proletariato sovietico.

20. — Sotto l'impressione del panico del momento, il primo riflesso di difesa del nucleo dirigente dei vertici bonapartisti non è stato solo la «liberalizzazione» del regime. Il primo riflesso è consistito pure nella riorganizzazione e nella centralizzazione estrema del nucleo dirigente. Temporaneamente i vertici bonapartisti della burocrazia si sono sforzati di unirsi senza lotte né divisioni sostanziali attorno ai nuovi capi, Malenkov, Beria, Molotov, Krusciov, essendosi sentiti minacciati tutti insieme. Ma questa fase di unità e di raggruppamento non poteva essere che passeggera. le forze centrifughe apparse nella dittatura, e che il regime «liberale» ha accentuato, cominciano ad avere ragione del monolitismo dello stesso gruppo dirigente. E' questo il significato della caduta di Beria, dei colpi sferrati all'apparato della Ghepeù da quello dello stato e dell'esercito. Si supponeva che il «liberalismo» potesse soddisfare tutti gli strati della popolazione : le masse, perché soffrivano maggiormente della dittatura poliziesca, i vertici della burocrazia perché si sentivano liberati dall'incubo di una nuova ondata di epurazioni arbitrarie, gli strati inferiori della burocrazia perché speravano di essere associati più strettamente all'esercizio del potere. Ma se la burocrazia prende queste misure nell'intento di consolidare la propria base e di difendere i suoi privilegi, il proletariato cerca di sfruttarle per mettere in questione questi privilegi. Dopo una prima fase di attesa, di speranza e di euforia, le due tendenze divergenti hanno già cominciato a scontrarsi. Gli strati superiori della burocrazia sono portati ad esigere garanzie giuridiche sempre maggiori via via che la pressione popolare si accresce, e queste rivendicazioni e inquietudini hanno trovato la loro espressione nel seno stesso del nucleo dirigente con l'eliminazione di Beria e il notevole colpo inflitto alla Ghepeù. Nello stesso tempo la pressione crescente delle masse, già accresciuta dalla «liberalizzazione» del regime, troverà egualmente una espressione, sia pure indiretta e deformata, al vertice del regime. Questo processo di differenziazione in seno al partito e ai suoi vertici è stato influenzato dall'inizio dell'ascesa rivoluzionaria nell'Europa Orientale. Lo sarà ancora più profondamente dall'evoluzione della situazione internazionale. Lo scoppio di una guerra a breve scadenza potrebbe ritardare in una prima fase questa differenziazione. Nuove vittorie della rivoluzione internazionale, una differenziazione accentuata nei confronto dei P:C: degli altri paesi l'accelereranno.
D'altra parte, se il nuovo gruppo dirigente cerca di guadagnar tempo su scala internazionale facendo delle concessioni di forma e di tono all'imperialismo esso non può fare delle concessioni sostanziali che possano condurre a un compromesso reale con Wall Street (liquidazione della rivoluzione coloniale, apertura delle democrazie popolari alle merci e ai capitali americani ecc.). In queste condizioni, la corsa al riarmo e i preparativi di guerra dell'imperialismo continueranno sostanzialmente come sono stati prospettati dalla relazione al 12° Plenum del Comitato Esecutivo Internazionale.

21. — Gli avvenimenti sopraggiunti nell'URSS dopo la morte di Stalin modificano considerevolmente la situazione mondiale. Essi segnano la fine della stabilità relativa della dittatura bonapartista dell'URSS. Così una delle principali forze di conservazione sociale del mondo si trova rimessa in questione. Lo sviluppo della rivoluzione internazionale e la lotta per la sua direzione cosciente da parte della Quarta Internazionale si trovano largamente favoriti. Ne derivano una serie di condizioni favorevoli allo sviluppi delle nostre idee e delle nostre organizzazioni da cui bisognerà trarre profitto con una tattica adeguata. .
I compiti più urgenti si pongono per il nostro movimento nell'URSS stessa. La prima scossa alla dittatura bonapartista pone all'ordine del giorno la lotta per la rigenerazione socialista dell'URSS.
Il programma di azione suggerito dal Programma Transitorio e ripreso e precisato dal secondo Congresso Mondiale, diviene di una bruciante attualità. Ma il significato di questa rigenerazione è mutato. Oggi l'URSS. per la sua industria e per il suo proletariato, rappresenta la seconda base oggettiva per il socialismo nel mondo. La rigenerazione socialista dell'URSS, quasi nella stessa misura della rivoluzione socialista negli Stati Uniti, deciderebbero della vittoria mondiale del socialismo. Il fatto che le esitazioni, le incertezze, e i passi indietro del nuovo gruppo dirigente della dittatura favoriscano la lotta per questa rigenerazione, pone il nostro movimento internazionale in condizioni storiche nuove, di cui esso deve essere perfettamente cosciente. Si preparano le condizioni per la ricostituzione e lo sviluppo del partito bolscevico leninista nell'URSS, da cui dipende la vittoria della rivoluzione politica. Non a caso Malenkov, dopo quindici anni di silenzio, ha menzionato al XIX Congresso l'attività di gruppi «deviazionisti», «antileninisti» nel PCUS! Non a caso l'amnistia Malenkov esclude espressamente i condannati politici! L'Internazionale dovrà cercare e trovare il modo di aiutare i nostri fratelli sovietici ad approfittare delle condizioni favorevoli al loro raggruppamento: sarà una tappa decisiva nello sviluppo mondiale del nostro movimento.
Nello stesso tempo le nostre sezioni devono combattere risolutamente ogni tendenza all'apologia o alla giustificazione del regime politico attuale dell'URSS, tendenza che si farà strada negli ambienti piccolo borghesi inclini a fare la pace con il potere di Malenkov. La dittatura bonapartista, pur «liberalizzandosi», resta una dittatura. Il proletariato resta praticamente espropriato. Il nuovo codice penale, un vero e proprio habeas corpus, sembra destinato a difendere soprattutto i privilegi burocratici, difesi sinora dall'arbitrio poliziesco. Il compito di spezzare la dittatura e i privilegi della burocrazia, il compito di una nuova rivoluzione politica nell'URSS resta più attuale che mai. Il senso di tutta l'evoluzione recente è il maturare delle condizioni che preparano e facilitano questa rivoluzione.

22. — La guerra che si prepara coinciderà non con il riflusso ma con un nuovo balzo in avanti della rivoluzione internazionale. Essa non potrà sostanzialmente che accentuare di più i fenomeni di disgregazione della dittatura bonapartista nell'URSS con fenomeni di ascesa rivoluzionaria del proletariato sovietico. L'estensione della rivoluzione ai paesi dell'Europa Occidentale con un proletariato a un livello elevato di cultura, di qualificazione tecnica e di tradizioni democratiche, il contatto tra l'esercito sovietico e popolazioni abituate a un livello di vita elevato in confronto a quello dei lavoratori sovietici, le vittorie sull'imperialismo, le difficoltà di ogni genere come pure il comportamento generale della burocrazia nel corso della guerra, saranno tutti fattori che agiranno nello stesso senso, accentueranno la fiducia delle masse sovietiche nelle loro forze, intaccheranno maggiormente il prestigio di ogni apparato repressivo, rafforzeranno la volontà delle masse di conquistare delle condizioni di vita economiche e politiche più vicine all'ideale socialista, diminuiranno seriamente la capacità di resistenza e di reazione della burocrazia nei confronti delle masse, accentueranno i dissidi e le tendenze centrifughe in seno alla burocrazia. Dalla rapidità con cui si estenderà la rivoluzione, dalla capacità del proletariato dei paesi avanzati di realizzare la rivoluzione sotto la sua direzione, dalla maturità delle condizioni politiche nell'URSS stessa, dalla presenza di una nuova direzione rivoluzionaria, dipenderà la possibilità che le manifestazioni esteriori dell'ascesa si accentuino e precipitino anche a partire dalla prima fase della guerra, o invece incominciando prima con un arretramento dinanzi alla minaccia degli imperialisti, per riapparire in ogni caso più forti che mai a una fase ulteriore quando la minaccia imperialista sembrerà scomparsa. In ogni modo, nel corso della resa dei conti finale con l'imperialismo, il proletariato sovietico con l'aiuto del proletariato internazionale saprà regolare i conti con la burocrazia e rovesciarne la dittatura. Per il periodo tra il 1943 e la fine della terza guerra mondiale considerato nel suo complesso — periodo caratterizzato da una catena di guerre parziali e di armistizi temporanei — si verificherà la previsione di Trotzkij che la burocrazia non resisterà alla prova di una battaglia decisiva
con l'imperialismo e con la rivoluzione internazionale.

23. — Capire che la burocrazia sovietica è d'ora innanzi posta in condizioni nuove, che differiscono sostanzialmente da quelle dell'epoca della sua ascesa e che sono le condizioni del suo declino e del suo futuro crollo, non significa modificare di nulla la valutazione trotskista tradizionale del ruolo oggettivo e soggettivo sostenuto da questa burocrazia nell'URSS e nel mondo. Lo sviluppo delle forze produttive nell'URSS non è stato determinato dalla gestione burocratica, ma si è verificato nonostante questa gestione. La burocrazia ha cominciato col ritardare l'industrializzazione per cinque anni; l'ha poi precipitata in condizioni tali da disorganizzare tutta l'economia nazionale e da causare una tale crisi dell'agricoltura e del consumo popolare che ci sono voluti vent'anni per superarla. Essa impedisce ora la valorizzazione completa e razionale dell'enorme apparato di produzione, di cui la dinamica della pianificazione ha dotato il paese. Allo stesso modo lo slancio della rivoluzione internazionale non si è affatto prodotto grazie alla direzione della burocrazia sovietica, ma nonostante gli interventi di questa nel movimento operaio internazionale. Essa ha cominciato col provocare disfatte storiche terribili del proletariato dal '23 al '43. Ha poi ritardato e parzialmente arrestato l'ascesa rivoluzionaria tra il '43 e il '47. Impedisce ancor oggi la valorizzazione completa e razionale dell'immenso potenziale rivoluzionario delle masse sui cinque continenti. Oggi più che mai è giusto dire che se il dominio dell'imperialismo sussiste sulla meta del globo, ciò è dovuto al ruolo esercitato dalla burocrazia e dalle sue agenzie. Nel paese più importante in cui questo dominio è stato abolito, la Cina, questo è avvenuto grazie all'emancipazione del Partito Comunista Cinese dagli ordini del Kremlino.
L'elemento nuovo della situazione consiste nel fatto che si è raggiunta la fase annunciata dal Programma Transitorio, in cui «le leggi della storia si dimostrano più potenti degli apparati burocratici». Dei due fattori che determinano l'orientamento delle masse, l'agonia del capitalismo che libera forze rivoluzionarie immense su scala mondiale, e la politica di freno svolta dagli apparati burocratici riformisti e staliniani, è il primo fattore che prende sempre di più il sopravvento. L'ascesa rivoluzionaria che la burocrazia sovietica non è più capace di spezzare e di arrestare, è alimentata persino da certe misure di autodifesa di questa burocrazia e prepara il rovesciamento della burocrazia ad opera del proletariato sovietico.

Ascesa e declino dello stalinismo negli altri paesi non capitalisti

24. - Dopo l'inizio dell'ascesa rivoluzionaria (1943), nuovi stati non capitalisti hanno fatto la loro comparsa in Europa e in Asia. Questi stati possono essere classificati in due categorie:
a) Gli stati sorti dalla vittoria della rivoluzione (Jugoslavia e Cina).
b) Gli stati sorti in seguito all'espansione della burocrazia sovietica, all'occupazione di alcuni paesi e alla loro assimilazione strutturale all'URSS con mezzi burocratico-militari (con l'aiuto in certi casi di una limitata mobilitazione delle masse). E' il caso dei paesi dell'Europa Orientale e della Corea del Nord (dove tuttavia la mobilitazione delle masse è stata più vasta).
Bisogna aggiungere inoltre: a) lo stato democratico del Vietnam, prodotto dall'ascesa rivoluzionaria nel Vietnam analoga a quella della Cina; b) l'Albania, dove si è pure avuto un forte movimento rivoluzionario delle masse.
La comparsa di questi stati rappresenta una modifica fondamentale della situazione mondiale. La zona del globo sottratta alla dominazione del capitale è aumentata da un sesto a un terzo dal punto di vista della superficie, e da un dodicesimo a un terzo dal punto di vista della popolazione.

25. - Le vittorie della Rivoluzione in Jugoslavia e in Cina — le prime vittorie rivoluzionarie dopo il 1917 — infliggevano un colpo mortale al controllo diretto della burocrazia sovietica sui partiti comunisti di questi due paesi e inauguravano la crisi mondiale dello stalinismo. Così si conferma la previsione di Leone Trotzky secondo cui «la disgregazione del Komintern (cioè dell'apparato di subordinazione dei partiti comunisti al Kremlino), privo dell'appoggio diretto della Ghepeù, precederà la caduta della cricca bonapartista e di tutta la burocrazia termidoriana in generale.
Il colpo inferto allo stalinismo dalla vittoria della rivoluzione in Jugoslavia e in Cina, benché queste rivoluzioni siano state dirette da partiti di provenienza kominternista, consiste nel fatto che questa vittoria è stata possibile grazie alla «rottura di disciplina» di questi partiti nei confronti del Kremlino. Rischiando di essere scavalcati dall'ascesa rivoluzionaria delle masse e avendo come altra alternativa la loro eliminazione politica e materiale da parte della reazione, il P.C. jugoslavo e più tardi il P.C. cinese andarono oltre le direttive del Kremlino e marciarono alla conquista del potere. Essi ottennero perciò una indipendenza materiale e reale nei confronti della burocrazia sovietica, il che costituiva la base oggettiva per una differenziazione politica e ideologica. Il sistema di subordinazione stretta dei partiti comunisti alle direttive politiche del Kremlino e di ripetizione servile ed automatica di ogni nuova manifestazione di revisionismo staliniano della teoria marxista leninista è stato così battuto in breccia.

26. - Tuttavia, né nel caso della Jugoslavia né in quello della Cina il partito comunista vittorioso si è deciso volontariamente a una rottura politica pubblica con la politica staliniana. Questo è dipeso:
a) Dalle origini e dalla tradizione staliniana di queste direzioni e della maggior parte dei loro quadri, che cercavano piuttosto di scusare in circoli ristretti gli «errori» di Mosca e di nasconderli ai membri dei loro partiti e alle masse;
b) dall'appoggio oggettivo che essi hanno ricevuto, dopo la vittoria rivoluzionaria, dall'alleanza diplomatica, politica, militare ed economica con l'URSS di fronte alla minaccia imperialista e al blocco imperialista di fatto. Anche quando questo appoggio era considerato insufficiente e molto oneroso, era preferibile ai loro occhi alla rinuncia a qualsiasi aiuto;
c) dal carattere opportunista di queste direzioni che non vedono altri poli di attrazione se non il Kremlino e l'imperialismo e sottovalutano o ignorano l'ascesa internazionale della rivoluzione e il movimento operaio internazionale.

27. - Nel caso della Jugoslavia, fu il Kremlino a prendere l'iniziativa della rottura, consapevole del pericolo mortale che rappresentava per esso l'introduzione nel suo sistema di partiti di un P.C., a base indipendente, capace di reazioni indipendenti non solo sul piano delle relazioni tra stati (politica iugoslava a proposito delle società miste, della Federazione balcanica, delle relazioni con l'Italia ecc.), ma anche sul piano della politica di altri P.C. (atteggiamento del P.C. jugoslavo verso il movimento dei partigiani greci, verso la politica dei partiti comunisti francese ed italiano, al momento della «liberazione» ecc.). Esso preferiva respingere la Jugoslavia nelle braccia dell'imperialismo e aprire così una pericolosa breccia nel suo sistema di difesa nei Balcani piuttosto che rischiare che l'esempio jugoslavo disgregasse il controllo del Kremlino sui paesi dell'Europa Orientale e sul Kominform. A questo scopo si valse di tutti i mezzi a sua disposizione: rottura delle relazioni diplomatiche, improvviso blocco economico (che disorganizzò l'economia jugoslava), incidenti di frontiera, tentativo di organizzazione di un movimento terrorista in Jugoslavia, campagna di intimidazione a mezzo stampa, radio, ecc. Ma potè permettersi un tale atteggiamento contro-rivoluzionario anzitutto perché i preparativi di guerra imperialisti non erano che allo stadio iniziale, e soprattutto perché la Jugoslavia è un piccolo paese che non può modificare fondamentalmente i rapporti di forza economici e militari nel mondo. Diverso il caso della rivoluzione cinese. Il Kremlino non poteva più permettersi di rompere una coalizione, che rappresenta il pilastro del suo sistema di difesa militare e che di fatto spezza l'accerchiamento capitalista dell'URSS. Per questo nel caso del Partito Comunista Cinese, benché avesse nei suoi confronti delle apprensioni analoghe a quelle nutrite verso il Partito Comunista Jugoslavo, il Kremlino era costretto ad accettare una collaborazione su una base di uguaglianza e persino una con-direzione su tutto il movimento comunista in Asia.

28. — Lo stato Jugoslavo come lo stato cinese, nati da una rivoluzione vittoriosa e dalla distruzione del potere politico della borghesia, si sono avviati ad un ritmo rapido verso l'espropriazione economica completa di questa stessa borghesia. Nella misura in cui, dopo esitazioni e compromessi iniziali, questa tendenza si è affermata sempre più, la struttura di questi stati si è pure adattata alla sua nuova base sociale e il carattere non capitalista, operaio di questi stati si è chiaramente manifestato. Ma, benché sorti da una rivoluzione vittoriosa, lo stato Jugoslavo e lo stato cinese portano le stimmate di una direzione operaia opportunista e burocratica.
Nel caso della Jugoslavia, questi tratti si sono rivelati in particolare tra il 1945 e il 1948 nell'imitazione servile dei metodi sovietici e nella soppressione di qualsiasi democrazia operaia nello Stato e nel partito. Dopo un tentativo di reale democratizzazione del regime tra il 1948 e il 1950, il carattere opportunista del Partito Comunista Jugoslavo ha trovato una nuova espressione nella forma assunta dallo Stato in seguito alla modifica della costituzione e nei nuovi statuti del partito, che, lungi dal garantire la democrazia operaia, rappresentano un tentativo di eliminare la influenza degli strati avanzati del proletariato. E' questo il significato dello scioglimento del Partito Comunista Jugoslavo e della valorizzazione del fronte popolare come unico strumento politico del potere.
Nel caso della Cina, il carattere opportunista e burocratico del Partito Comunista Cinese ha pure contraddistinto la costituzione e l'evoluzione dello stato e della repubblica cinese. La sua volontà di collaborare con frazioni importanti della «borghesia nazionale» lo ha portato prima a sabotare e a impedire una mobilitazione rivoluzionaria del proletariato delle città unitamente alla rivolta rivoluzionaria dei contadini nella Cina Settentrionale. La stessa volontà lo ha poi portato a riprendere dei settori interi del vecchio apparato statale del Kuomintang e a incorporarli nell'apparato del nuovo Stato. Quando, dopo l'intervento in Corea, fu aperta l'offensiva contro la borghesia e ci fu una certa mobilitazione delle masse (mobilitazione dei contadini nel sud per il compimento della riforma agraria, mobilitazione degli operai nelle campagne dei «cinque contro» e dei «tre contro» (campagne contro lo sperpero, la corruzione, il burocraticismo ecc.), il Partito Comunista Cinese fece l'impossibile per limitare questa mobilitazione e impedire che essa desse vita a organi di autoamministrazione delle masse operaie nelle città, e sfruttò anche questa occasione per esercitare il terrore contro elementi rivoluzionari di avanguardia. Sia nel caso della Jugoslavia che in quello della Cina, i nuovi stati operai non sono dunque basati su organi di autuammministrazione (soviet, comitati)e dove questi organi esistono formalmente, sono svuotati del loro contenuto rivoluzionario dall'assenza di libertà politica e di espressione per le varie correnti operaie. Per questo si tratta, in entrambi i casi, di stati operai burocraticamente deformati.

29. — Non c'è alcuna contraddizione tra il fatto che da una parte i partiti comunisti jugoslavo e cinese abbiano potuto dirigere vittoriosamente e indipendentemente dal Kremlino una rivoluzione e abbiano cessato di essere dei partiti staliniani nel senso proprio del termine, dall'altra abbiano seguito ancora un orientamento opportunista, che limita, disorganizza e mette in pericolo le conquiste della rivoluzione — linea opportunista dovuta essenzialmente al passato staliniano delle direzioni di questi due partiti.
La teoria marxista delle rivoluzioni non implica affatto che nessuna rivoluzione possa mai trionfare in nessuna circostanza, senza una direzione marxista al cento per cento. Il partito comunista jugoslavo e cinese si sono liberati dalla tutela del Kremlino, ma lo hanno fatto pragmaticamente, sotto la pressione degli eventi, del movimento rivoluzionario delle masse che stava per scavalcarli. In ciò risiede il loro merito, ma anche la loro debolezza. La nostra epoca esige non una direzione opportunista che si lasci trascinare al compimento della rivoluzione in un certo modo suo malgrado e senza una chiara visione di insieme dei compiti e dei mezzi rivoluzionari; ma esige una direzione rivoluzionaria cosciente della sua
missione in tutta la sua ampiezza, cosciente delle possibilità enormi inerenti alla immensa ascesa della rivoluzione, capace di coordinare le forze rivoluzionarie internazionali e di condurle alla vittoria il più rapidamente possibile. In questo senso si può dire che quanto più la rivoluzione progredirà e raggiungerà paesi industriali avanzati, tanto più l'esistenza di una reale direzione diverrà necessaria per la vittoria. In questo senso le esperienze iugoslava e cinese non infirmano ma confermano la necessità della IV Internazionale, non solo su scala mondiale, ma anche per questi due paesi.

30. — Per l'ampiezza delle trasformazioni che la rivoluzione cinese ha operato in Cina e nel mondo, la Cina occupa un posto speciale tra i nuovi stati anti-capitalisti comparsi dopo la seconda guerra mondiale.
La rivoluzione cinese e la Repubblica Cinese sono ora il motore principale della rivoluzione coloniale, elemento essenziale dell'ascesa rivoluzionaria internazionale. Ciò comporta per la Cina rapporti particolari con l'imperialismo americano: è soprattutto contro di essa che l'imperialismo concentra ora i suoi colpi. Questo è il significato della guerra di Corea, della posizione di primo piano che occupano d'ora innanzi gli affari asiatici nella diplomazia, nella politica e nella strategia militare dell'imperialismo americano. Per questo è una questione vitale per la Cina procurarsi l'aiuto e l'alleanza sovietica sinché la rivoluzione non avrà trionfato in altri paesi industrialmente avanzati. Nella fase attuale e per la fase prossima, non è il Kremlino che «impone» un'alleanza alla Cina, è la Cina, che esige degli impegni perché questa alleanza si mantenga. Più la rivoluzione coloniale si estenderà ad altri paesi asiatici, e più forte sarà la pressione che la Cina potrà esercitare in questo senso sul Kremlino. Ma il mantenimento e il consolidamento dell'alleanza militare cino-sovietica sono in sé indipendenti dal grado di influenza del Kremlino sul Partito Comunista Cinese, cioè dall'ampiezza del declino dello stalinismo in Cina. Questo declino dipende dai rapporti di forza tra il Partito Comunista Cinese e il Kremlino, dipende cioè — fondamentalmente — dai progressi della rivoluzione coloniale, dalla ricostruzione economica della Cina e dai progressi del proletariato del resto del mondo, URSS compresa.

Ascesa o declino dello stalinismo nei partiti comunisti dei paesi capitalisti

41. - I partiti comunisti si sono formati soprattutto sotto l'impulso della rivoluzione di Ottobre con la rottura dei partiti socialdemocratici e, subordinatamente, di altre formazioni del movimento operaio di prima del 1914. La vittoria della burocrazia sovietica nell'URSS ha permesso a questa burocrazia di sfruttare il prestigio dello Rivoluzione d'Ottobre nella avanguardia del proletariato mondiale. E' questa la ragione prima della vittoria dello stalinismo nei partiti comunisti.
Debolezze inerenti a questi partiti hanno favorito questo processo. L'assenza di una sinistra organizzata, dal programma chiaro, nella socialdemocrazia di prima del '14 ha avuto per conseguenza la debolezza politica e teorica delle direzioni della maggior parte di partiti comunisti nei primi anni dell'Internazionale Comunista. Di qui, da una parte il peso politico schiacciante del partito bolscevico nell'Internazionale e dall'altra la mancanza di preparazione delle direzioni degli altri partiti per affrontare seriamente le questioni in discussione a partire dal 1923. Quando si è prodotta la burocratizzazione del partito bolscevico, la frazione staliniana ha incontrato poca resistenza organizzata al trasferimento del centralismo burocratico nell'Internazionale Comunista. Il processo di stalinizzazione dei partiti comunisti è stato accentuato dall'arretramento del movimento operaio nel periodo dal 1923 al 1943, anno in cui Stalin procedeva alla dissoluzione dell'Internazionale.

42. - L'Internazionale Comunista e i partiti comunisti furono trasformati in strumenti della diplomazia del Kremlino per una difesa burocratica dell'URSS. Essi abbandonarono la lotta per la rivoluzione mondiale e cercarono di fare pressione sulle varie borghesie nazionali per ottenere un orientamento diplomatico conforme alle vedute del Kremlino. Questa trasformazione degli obiettivi dei partiti comunisti provocò delle oscillazioni che andarono dall'avventurismo all'opportunismo, portando certi partiti a svolgere in certi periodi (in particolare durante il Fronte Popolare in Spagna) un'azione direttamente controrivoluzionaria.
La politica staliniana causò numerose disfatte della classe operaia, tra cui la vittoria del nazismo in Germania, frutto della combinazione delle politiche del partito comunista e della socialdemocrazia. Ciascuna di queste disfatte accentuava l'arretramento della rivoluzione mondiale e rafforzava il controllo della burocrazia sovietica sull'URSS e sull'avanguardia che restava legata alla rivoluzione russa. Il regime burocratico nell'Internazionale e nei PC comportò un declino teorico. L'Internazionale Comunista fu sempre meno un centro di elaborazione politica di un orientamento internazionale. Le direzioni dei partiti comunisti furono scelte e modificate dall'alto in funzione della loro capacità a seguire gli ordini provenienti dal Kremlino attraverso le varie svolte. I partiti comunisti operarono sotto il
segno dell'empirismo, del monolitismo e della falsificazione storica. Così si verificava una selezione a rovescio delle direzioni, con la eliminazione degli elementi più indipendenti e politicamente più capaci. Questo regime sopprimeva di fatto ogni possibilità di elaborazione politica collettiva delle direzioni nazionali, trasformandole in semplici cinghie di trasmissione degli ordini del Kremlino.

43. - Costituiti per divenire le sezioni nazionali di un partito rivoluzionario mondiale, i partiti comunisti divennero sotto la direzione staliniana partiti operai degenerati. Le loro direzioni burocratiche dipendevano dal Kremlino, prima di tutto perché vivevano politicamente sfruttando il prestigio della rivoluzione di Ottobre e dell'URSS tra le masse. Tuttavia la direzione dei partiti staliniani, contrariamente a quella del PC dell'URSS, non esprime gli interessi di uno strato sociale distinto con risorse materiali enormi. Per questa ragione la natura duplice di questi partiti non è identica alla natura duplice della burocrazia sovietica. Per la loro base, che, a differenza dei partiti socialdemocratici era generalmente costituita dai settori più sfruttati e più combattivi del proletariato, essi dovevano riflettere in una certa misura gli interessi proletari, sia pure inadeguatamente. Per la loro direzione essi erano sottoposti al controllo stretto del Kremlino che cercava di mantenere lo status quo della rivoluzione «in un paese solo », anche a danno della rivoluzione negli altri paesi.
Per i loro legami con la diplomazia dell'URSS i partiti comunisti erano spinti a varie riprese a praticare una politica opportunista, molto vicina nei suoi effetti a quella della socialdemocrazia. Ma anche in questi casi i PC non potevano arrivare sino alla fusione con i partiti socialisti, perché non erano strumenti della loro borghesia nazionale, ma del Kremlino. Ogni dubbio in proposito è stato dissipato in occasione della prova decisa costituita dalla seconda guerra mondiale: nella loro maggioranza schiacciante, i partiti comunisti (direzione e base) rimasero fedeli alla politica della burocrazia del Kremlino, in specie nel periodo del patto russo-tedesco.

44. — Nel periodo precedente la guerra i partiti comunisti hanno conosciuto sviluppi diversi: gli uni, come il PC Francese, hanno visto aumentare la loro influenza tra le masse, gli altri come il PC Britannico non hanno mai conosciuto un reale sviluppo. Ma durante questo periodo tutte le numerose crisi che hanno scosso i partiti comunisti sono state superate dallo stalinismo in modo tale che esso ha rinforzato il suo controllo su questi partiti. La ragione essenziale è che in questo periodo di arretramento della rivoluzione ogni grande lotta delle masse si è conclusa con la disfatta, il che portava al distacco dai partiti comunisti sia di una piccola avanguardia rivoluzionaria sulla base del programma trotzkista, sia di correnti che rinunciavano alla lotta rivoluzionaria; mentre i partiti comunisti conservavano quadri operai combattivi attaccati all'URSS genericamente, senza distinzione tra lo stato da una parte e la sua direzione dall'altra. Tutte le svolte erano considerate da questi militanti come manovre tattiche dettate dalla necessità di conservare a qualsiasi costo il primo stato operaio. Va tuttavia notato che il ruolo dello stalinismo nella guerra di Spagna, ruolo apertamente contro-rivoluzionario, se non ha fatto insorgere contro di esso i militanti comunisti delle brigate internazionali, ha tuttavia per la prima volta generato dei dubbi nelle loro file, come si è saputo più tardi, dopo la rottura jugoslava. Ne è risultato che i partiti staliniani un po' dappertutto sono rimasti, di fronte ai partiti socialdemocratici, come le organizzazioni apparentemente rivoluzionarie più potenti numericamente e verso di essi ad ogni nuova ascesa operaia si sono indirizzati gli elementi combattivi che venivano politicizzandosi. Questo dato di fatto ha giocato in particolare nel periodo della seconda guerra mondiale nel corso della quale in Europa i partiti comunisti si sono rinforzati grazie alla loro azione nella resistenza e al prestigio delle vittorie sovietiche.
Ma è nel periodo stesso della guerra che, per la prima volta, un partito comunista, il PC Jugoslavo, ha cessato di agire secondo le rigide esigenze della politica del Kremlino. Durante la guerra sia per l'acutezza della lotta contro gli eserciti di occupazione sia per la tensione della società jugoslava che impediva al PC di praticare la collaborazione di classe sotto l'etichetta di Fronte Nazionale, il PC Jugoslavo fu spinto a costruire un nuovo esercito e organismi di potere delle masse e a impadronirsi del potere alla testa delle masse insorte. Durante molti anni la direzione jugoslava tentò di adattare questa situazione alle esigenze del Kremlino, ma alla fine il conflitto scoppiò nel 1948, mostrando l'incompatibilità profonda tra la burocrazia sovietica, prodotto dell'arretramento della rivoluzione, e un potente movimento rivoluzionario.
Egualmente, dopo la fine della guerra, il PC Cinese posto dinanzi a un sollevamento poderoso che gli poneva l'alternativa di prenderne la testa o di scomparire dalla scena politica, impegnò una lotta a morte contro Ciang-Kai-Scek e conquistò il potere con una lotta dell'esercito rosso cinese appoggiato da un gigantesco sollevamento contadino.
Nel corso della guerra le relazioni del Kremlino con i partiti comunisti si allentarono. La direzione dell'Internazionale Comunista fu isolata da molti partiti; Stalin scelse questo momento per sciogliere l'Internazionale. In questo stesso periodo cominciarono a manifestarsi delle divergenze in seno alle direzioni dei partiti comunisti di massa, sotto la pressione dell'inizio dell'ascesa rivoluzionaria (Francia, Grecia). Altre direzioni sorpassarono i limiti richiesti dell'opportunismo e furono richiamati all'ordine da Mosca (Stati Uniti, Olanda). Lo sviluppo della situazione del dopoguerra non ha più permesso al Kremlino di stabilire su tutti i partiti comunisti lo stretto controllo di prima della guerra. La costituzione del Kominform aveva d'altronde meno questo scopo che quello di riprendere saldamente in mano la Jugoslavia e gli altri paesi dell'Europa Orientale.

45. — Con la vittoria di Mao Tse Tung sul regime del Kuomintang, l'ascesa rivoluzionaria iniziata dal 1943 con la caduta del fascismo in Italia, è entrata in una nuova fase, caratterizzata fondamentalmente da un rapporto di forze internazionale sempre più favorevole alla rivoluzione. L'ascesa rivoluzionaria si è allargata da paese a paese, da continente a continente. Precedentemente ha raggiunto la stessa URSS e l'Europa Orientale.

I partiti comunisti dei paesi capitalisti si trovano per conseguenza in condizioni del tutto diverse da quelle dell'anteguerra. Nei paesi in cui i partiti comunisti sono minoritari nella classe operaia, l'ascesa rivoluzionaria si è generalmente manifestata sotto forma di un'affluenza delle masse verso i partiti maggioritari, col crescente isolamento dei comunisti, mentre si cominciavano a manifestare correnti di sinistra nei partiti maggioritari (bevanismo).
Nei paesi in cui la classe operaia non ha ancora formato i suoi partiti di massa, come è il caso tra l'altro dei paesi dell'America Latina, i partiti comunisti rappresentavano in generale la tendenza più forte nel movimento politico della classe. La loro degenerazione staliniana, sopratutto il loro tradimento durante e immediatamente dopo la guerra, hanno causato una crisi permanente in questi partiti, crisi che è in via di acutizzazione in seguito all'ascesa del movimento di massa nell'America Latina e alla loro incapacità di assicurarle uno sbocco rivoluzionario. La crisi di questi partiti può avvicinare alla IV Internazionale ed anche portare nelle sue file la maggior parte dei comunisti. Questo a condizione che le organizzazioni trotzkiste sappiano assolvere al loro compito di direzione rivoluzionaria delle masse e assumano un atteggiamento dinamico e duttile verso i militanti comunisti, cercando una base comune nell'azione che faciliti il loro passaggio al trotzkismo.
Quanto ai partiti comunisti di massa, i loro rapporti con Mosca si svolgono in condizioni estremamente diverse da quelle del passato: la potenza propria del movimento delle masse del loro paese, che si sviluppa in direzione delle lotte rivoluzionarie, si esercita maggiormente. I rapporti con Mosca si allentano (durante la guerra ci sono stati persino in certi casi dei lunghi isolamenti). Infine vanno aggiunte, dopo gli ultimi avvenimenti nell'URSS, una incertezza da parte delle direzioni dei PC riguardo la politica del Kremlino e — da parte della base — la possibilità di punti di vista critici sul regime dell'URSS e delle democrazie popolari».
La condirezione cino-sovietica su tutti i partiti comunisti d'Asia ha giuocato nello stesso senso di provocare un rilassamento dei legami diretti con il Kremlino e l'introduzione di fermenti ideologici in questi partiti. Nei partiti comunisti di diversi paesi (Giappone, India, Indonesia ecc.), ha portato allo scoppio di vere e proprie lotte di tendenze.
Questa situazione internazionale e le sue ripercussioni sui partiti comunisti dei paesi capitalisti aprono così due strade per il declino dello stalinismo nel movimento operaio che si trova sotto il suo controllo.
Nei paesi in cui i partiti comunisti sono minoranza nel movimento operaio, le tendenze verso cui si polarizzano le masse (ad es. il partito rivoluzionario in Bolivia o tendenze centriste in Inghilterra e Giappone), hanno maggiori possibilità di eliminare definitivamente l'influenza staliniana sul movimento operaio a condizione che acquistino una designazione e un orientamento rivoluzionario corretto. Queste tendenze servono in effetti da polo di attrazione per tutte le forze operaie sane, producono lo sgretolamento dell'influenza staliniana, quindi crisi e rotture interne anche sotto il peso dell'isolamento. Ma una politica erronea o degli atti di tradimento da parte delle direzioni centriste potrebbero in una fase ulteriore ridare delle possibilità ai partiti comunisti anche in questi paesi.
Nei paesi in cui sono maggioritari nella classe operaia, i partiti comunisti possono essere condotti, in condizioni eccezionali (decomposizione avanzata delle classi dirigenti) e sotto la pressione di forti sollevamenti rivoluzionari di massa, ad abbozzare un orientamento rivoluzionano contrario alle direttive del Kremlino senza abbandonare per questo il bagaglio teorico e politico ereditato dallo stalinismo. Lo faranno tanto più in quanto le masse, che cercano ancora e cercheranno per tutto un periodo di servirsi di questi partiti per soddisfare le loro aspirazioni, hanno acquistato un atteggiamento più critico verso le direzioni e non sono più disposte a seguirle in qualsiasi loro svolta.
In queste condizioni la disintegrazione dello stalinismo non deve essere interpretata nella tappa immediata come la disintegrazione organizzativa di questi partiti o come una rottura pubblica con il Kremlino, ma come una progressiva trasformazione interna, accompagnata da una differenziazione politica nel loro seno. E' anche possibile che un tale processo di disintegrazione dello stalinismo si accompagni, per certi P.C. di massa, a un certo consolidamento o rafforzamento organizzativo nella misura in cui sotto la pressione delle circostanze modificassero la loro politica in un senso più conforme agli interessi delle masse. Questa prospettiva, una prospettiva cioè non di disintegrazione organizzativa dei partiti comunisti di massa, ma di disintegrazione molecolare, durante tutto un periodo, delle idee staliniane in questi partiti, come dei rapporti burocratici che vanno dal Kremlino alla loro base, è essenziale per determinare le forme di intervento del nostro movimento in questo processo allo scopo di aiutare un'evoluzione in un senso favorevole al marxismo rivoluzionario.

46. — L'evoluzione dei rapporti futuri Kremlino-direzione dei partiti comunisti di massa, partiti-masse, dipende da parecchi fattori:
— dal risveglio delle masse proletarie nell'URSS e dalle sue conseguenze sul regime della società sovietica:
— dallo svolgimento della guerra tra l'imperialismo e il campo anti-imperialista;
— dalla capacità di intervento di una direzione rivoluzionaria per prendere la testa di correnti di massa, specialmente di quelle che si manifestassero sia nei partiti comunisti che nei partiti socialisti di massa.
E' impossibile prevedere esattamente l'azione e l'interazione di questi fattori essenziali. Si può in ogni modo indicare che quanto più sarà ampia l'ascesa rivoluzionaria, quanto più raggiungerà paesi industrialmente avanzati, tanto più l'iniziativa politica sfuggirà al Kremlino, mentre le tendenze centriste si accentueranno nei partiti comunisti. Così pure quanto più l'ascesa rivoluzionaria passerà attraverso una direzione rivoluzionaria conseguente, tanto più avrà la tendenza a ripercuotersi direttamente nell'URSS stessa e potrà sferrare un colpo mortale allo stalinismo nel suo cuore, anche prima che in tutti i paesi la maggioranza dei militanti comunisti si siano emancipati dal controllo e dall'influenza del Kremlino.
Tutta questa dinamica non è né rettilinea né uniforme. Deve essere compresa come un complicato processo dialettico con numerose contraddizioni e parziali arretramenti. Essa non esclude ma implica: a) la possibilità per dei PC di massa di operare in determinate condizioni delle temporanee svolte a destra, finché la pressione delle masse non avrà raggiunto il suo punto culminarne: b) la possibilità di eliminazione o di distacco da questi partiti di gruppi numericamente ristretti di militanti e di quadri; c) la possibilità di aperte azioni controrivoluzionarie del Kremlino contro i movimenti di massa durante la guerra, sopratutto quando questi movimenti saranno ancora isolati.
Ma è importante capire il senso generale dell'evoluzione, in cui queste varianti occuperanno un posto sempre meno importante, in cui i movimenti rivoluzionari di massa, riusciranno sempre più a liberarsi dal controllo del Kremlino qualunque sia la loro forma o la loro direzione iniziale. Questo processo di disintegrazione dello stalinismo per i partiti comunisti di massa non significa affatto che si operi una trasformazione graduale di queste organizzazioni in partiti marxisti rivoluzionari sotto la insegna della IV Internazionale. Ma queste trasformazioni, che segneranno la completa fine dello stalinismo, saranno i punti culminanti di un processo che ora comincia con fasi, in cui i partiti comunisti spinti a cercare di rinforzare i loro legami con le masse, cominciano ad allentare in modo spesso appena percettibile gli stretti legami dell'obbedienza staliniana.

Ruolo e avvenire della IV Internazionale

47 — La IV Internazionale è uscita dall'Opposizione di Sinistra nel PCUS e dalla frazione bolscevico-leninista della III Internazionale. Alla sua origine si trova la difesa del programma leninista della strategia e della tattica leniniste, delle principali lezioni dell'Ottobre e delle sconfitte rivoluzionarie in Europa e in Asia contro il revisionismo staliniano. La IV Internazionale e l'Opposizione di Sinistra sovietica e internazionale che l'ha preceduta sono nate in gran parte nella lotta contro la teoria del «socialismo in un paese solo», contro la teoria del «blocco delle quattro classi», contro le concezioni di costruzione del socialismo «a passi di tartaruga» e «a passi da gigante», contro la tattica opportunista di alleanza senza principi con la burocrazia riformista, con i partiti contadini, con la borghesia nazionale nelle colonie, contro la tattica ultrasinistra del «social-fascismo». Questa origine del movimento trotskista rappresenta la sua grande forza. Per la prima volta nella storia del movimento operaio, un'organizzazione internazionale si è costituita sulla sola base dell'accordo di quadri con un programma, una strategia e una tattica ben precisi. Ma in questa sua forza risiedeva anche il pericolo di una grande debolezza a causa della separazione dal movimento operaio: quello della trasformazione dell'organizzazione trotskista in un club di discussione e in una setta accademica di critica marxista della politica staliniana. I fondatori della IV Internazionale, e in primo luogo Lev Trotskij, sono stati a tal punto coscienti di questo pericolo che a partire dal 1933 hanno consacrato tutti i loro sforzi nell'introdurre nuclei trotskisti nei movimenti di massa, nel ristabilire i loro legami con quei movimenti là dove erano stati tagliati, nel selezionare una nuova generazione di quadri operai trotskisti. In alcuni paesi, come negli Stati Uniti, la realizzazione di questo obiettivo aveveva fatto grandi progressi prima della seconda guerra mondiale. In Europa, in Asia e nella maggior parte dei paesi dell'America Latina, i colpi portati al nostro movimento dal terrore staliniano e le persecuzioni imperialiste e fasciste, la mancanza di continuità delle nostre direzioni e dei quadri più importanti, ma innanzitutto gli effetti del riflusso mondiale del movimento operaio, hanno impedito il raggiungimento di questo obiettivo prima e durante la seconda guerra mondiale. E' stato soltanto durante la nuova ascesa rivoluzionaria, a partire dal 1943, che il movimento internazionale ha preso pienamente coscienza di questa nuova fase nella quale dovevano entrare le organizzazioni trotskiste, la fase dell'applicazione pratica del Programma di Transizione. A partire dal III Congresso Mondiale e dal X Plenum del Comitato Esecutivo Internazionale, la maggior parte delle organizzazioni trotskiste avevano una concezione concreta del modo in cui dovevano entrare nei movimenti di massa dei loro paesi e prenderne la direzione.

48 — L'origine della IV Internazionale, da una lotta di frazione all'interno della III Internazionale contro la frazione staliniana del movimento comunista internazionale, ha dato luogo a deviazioni del movimento trotskista che consideravano la lotta contro le deviazioni e i crimini staliniani come loro funzione essenziale. In realtà, il ruolo della IV Internazionale è stato ed è un altro. Non è per caso che alla base del movimento trotskista si trova la lotta per la teoria della rivoluzione permanente che è l'espressione più cosciente della dinamica sociale della nostra epoca. La IV Internazionale si leva contro tutte le direzioni operaie che rappresentano solo interessi particolari egoistici, burocraticamente o nazionalmente ristretti, siano riformiste, centriste, staliniste. Si leva contro ogni tentativo di limitare l'azione del proletariato alla difesa di posizioni già acquisite, siano esse la democrazia borghese, lo Stato sovietico o lo Stato jugoslavo. Essa rappresenta gli interessi di tutto il proletariato internazionale e i suoi fini storici, la realizzazione mondiale della rivoluzione socialista, la costruzione mondiale della società comunista. Perché la rivoluzione socialista si distingue da ogni altra rivoluzione per l'alto grado di coscienza che esige dall'avanguardia della classe che la realizza, questo obiettivo non potrà essere raggiunto senza la costruzione di una direzione operaia che abbia assimilato il programma della IV Internazionale. La IV Internazionale concepisce la conquista dell'avanguardia operaia e delle masse al suo programma e alla sua organizzazione non opponendosi al reale movimento di massa, ma fondendosi con esso e favorendo con il suo intervento politico e pratico il progredire di questo movimento e la selezione di nuovi quadri dirigenti nel suo interno.

49 — Le condizioni particolari in cui è nata la IV Internazionale — contrariamente alla I, alla II e alla III Internazionale è nata non in un periodo di ascesa, ma in un periodo di sconfitte operaie — determinano in ultima analisi il ritmo lento dei progressi delle sue organizzazioni e la grande debolezza di questi all'inizio dell'ascesa del 1943. Da ciò, come dal carattere limitato di questa ascesa, soprattutto nei paesi dell'Europa Occidentale, è derivata l'impossibilità della IV Internazionale di divenire una forza dirigente di questa ascesa nella maggior parte dei paesi del mondo. Questo a sua volta ha facilitato le manovre della burocrazia sovietica per controllare, frenare e arrestare questa ascesa rivoluzionaria, ma proprio in questa fase, in molti paesi importanti, sono stati selezionati direzioni e quadri trotskisti più decisi. Per questo, la IV Internazionale entra nella fase successiva della ascesa e entrerà specialmente nella terza guerra mondiale con una solidità infinitamente superiore a quella del 1939 e con possibilità più serie e più tangibili di affermarsi e di raccogliere attorno al suo programma una vera direzione delle masse in molti paesi.

50 — L'ascesa dello stalinismo è stata caratterizzata da una lotta feroce contro l'Opposizione di Sinistra in URSS e l'Opposizione di Sinistra internazionale, perché incarnavano, di fronte agli interessi conservatori della burocrazia sovietica, i veri interessi del proletariato internazionale e dell'URSS. Malgrado i tentativi dell'apparato statale più potente del mondo di schiacciarli i pochi rivoluzionari coscienti che costituivano allora il movimento trotskista non solo sono sopravvissuti, ma hanno trasmesso intatta alle generazioni più giovani in quasi tutti i paesi del mondo l'eredità programmatica leninista contro le falsificazioni del Kremlino. Il declino dello stalinismo apre, a gradi diversi, condizioni favorevoli ad uno slancio del movimento trotskista nel mondo intero. In tutti i paesi in cui il declino dello stalinismo è il prodotto diretto della potenza della ascesa rivoluzionaria, il trotskismo, le idee trotskiste e il programma trotskista conoscono una sorprendente verifica, e dipende essenzialmente dalla intelligenza organizzativa tattica delle nostre organizzazioni di saper approfittare decisamente di questa affermazione. Anche in URSS e nei paesi dell'Europa Orientale, la fase attuale, prodromo o inizio dell'ascesa rivoluzionaria, caratterizzata da un processo di differenziazione, da incertezza, da brusche svolte e anche dal panico dei dirigenti staliniani, è favorevole ad una ricomparsa delle nostre idee e della nostra organizzazione all'interno del movimento operaio. Dalla capacità dell'Internazionale di utilizzare le minime crepe nell'apparato per introdurre le nostre idee dipenderà se questa ricomparsa avverrà in forma cosciente e organizzata o assumerà forme più confuse, più complesse. Quanto ai paesi che nella prossima fase saranno raggiunti dall'ascesa rivoluzionaria, alla vigilia imminente o nel corso della guerra, l'Internazionale è stata particolarmente preparata per utilizzare al massimo le occasioni offerte per accrescere l'influenza delle nostre organizzazioni e assicurare loro una strada. Il disordine e la confusione che regnano negli ambienti dirigenti staliniani, sia per i problemi politici che non riescono a risolvere sia per gli ultimi avvenimenti in URSS. ci aiuteranno largamente a perseguire questo obiettivo. Il senso del nostro intervento nella crisi mondiale che scuote lo stalinismo è questo: recuperare il maggior numero di quadri e di militanti rivoluzionari onesti che lavorano per la causa comunista nelle file dei PC che la crisi dello stalinismo dilania e dilanierà sempre più; assicurare la nuova direzione rivoluzionaria del proletariato; assicurare la vittoria proletaria con il minore danno possibile, per quanto riguarda le conquiste già esistenti della rivoluzione, come per la durata e le convulsioni dell'epoca rivoluzionaria. Se noi impariamo ad unire una fermezza di principi intransigente con un'intelligenza tattica estrema per quanto riguarda l'integrazione delle nostre forze nel reale movimento delle masse, faremo coincidere il declino e il crollo dello stalinismo con il trionfo della IV Internazionale e della rivoluzione mondiale.